Infarto a tavola: a 17 anni salva il nonno con il massaggio cardiaco imparato a scuola
Nel panico generale il ragazzo corre e applica le regole del primo soccorso, guidato per telefono dagli operatori 118: all’arrivo i complimenti degli operatori.
Ci fosse ancora De Amicis, ne farebbe uno dei racconti mensili del suo Cuore, insieme alla Piccola Vedetta Lombarda e al Piccolo Scrivano fiorentino. Storie di appendice accanto alle quali merita di stare quella del diciassettenne aretino che ha salvato il nonno colpito da un infarto con il massaggio cardiaco che aveva imparato a scuola in un corso di salvataggio.Un corollario drammatico, ma al tempo stesso coronato da successo, del pranzo domenicale.
A Capolona, cintura industriale di Arezzo. Succede tutto con la famiglia riunita a tavola. Il nonno, 78 anni, si sente male mentre sta mangiando: gli manca il fiato, il cuore dà segni di cedimento. Tutto attorno è il panico: che fare di fronte a una vita che se ne sta andando nel pieno del dì di festa? L’unico che ha la freddezza e anche il coraggio di intervenire è il nipote. Sia l’affetto verso una figura più che paterna, sia la disperazione di chi si vede sparire davanti agli occhi una persona cara, lo studente trova la forza per far sdraiare il nonno, poi gli allenta la camicia e comincia a praticargli il messaggio cardiaco. Intanto, in casa, qualcuno ha chiamato il 118. E lì c’è un operatore che, mentre fa partire un’ambulanza per i soccorsi, guida il ragazzo nelle sue manovre sul petto dell’anziano.
Non ce n’è neppure troppo bisogno, perché il diciassettenne sa già da solo come fare. Ma una voce amica, uno che ti spiega come comportarti, è sempre un conforto in una situazione terribile come questa, attimi nei quali si decide della vita e della morte, momenti in cui si cerca di strappare un uomo all’ineluttabile. Non deve essere durato molto lo sforzo disperato del nipote per salvare il nonno: cinque-dieci minuti al massimo, il tempo perché l’ambulanza col medico arrivi fino a casa. Quanto basta però per evitare che l’arresto cardiaco diventi una sentenza senza appello, perché il cuore conservi quel minimo di funzionalità che consentirà poi ai soccorritori professionali di prendere in mano la situazione prima che tutto sia compromesso. Loro trovano il diciassettenne che ancora preme con forza sul petto del nonno, nel movimento tipico del massaggio cardiaco. Adesso tocca a quelli del mestiere intervenire e stabilizzare il paziente. Ma se riescono a farlo è appunto perché il ragazzo non ha mai mollato nel lasso di tempo che avrebbe potuto consentire all’infarto di finire la sua opera di devastazione. I complimenti per il nipote a questo punto vengono spontanei: hai salvato tuo nonno. Lui si schermisce: non ho fatto altro che applicare quanto mi avevano insegnato a scuola, un istituto superiore del capoluogo. La fase più critica è superata, il settantottenne viene caricato in ambulanza e trasportato all’ospedale San Donato di Arezzo. E’ tuttora in condizioni gravi, ma se non fosse stato per il nipote la sua battaglia per la vita sarebbe stata persa prima ancora di cominciare.
E visto che siamo all’imbocco del Casentino dantesco, viene da pensare a una scena della Divina Commedia, quella nella quale un angelo e un demone si contendono l’anima di Bonconte da Montefeltro, nella piana di Campaldino, qualche chilometro più a nord di Capolona. Anche allora vinse l’angelo, solo che stavolta aveva le sembianze di un nipote adolescente. Un posto fra i personaggi di De Amicis se lo merita tutto.