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Si tratta di una nuova tecnologia biomedica che sta rivoluzionando il campo dei trapianti di fegato, aprendo nuove strade, tra cui la possibilità di rivitalizzare il fegato prelevato e valutarne in sicurezza la funzionalità al di fuori del corpo del donatore, prima dell’impianto nel ricevente

“E’ l’ultima frontiera nei trapianti di fegato. E’ stato trapiantato con successo un fegato rivitalizzato con una macchina di perfusione normotermica su un uomo di 66 anni, presso il Centro trapianti di fegato dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino (diretto dal professor Renato Romagnoli)”.

“La scoperta – si legge – a novembre dell’anno scorso di un doppio tumore al fegato insorto su una cirrosi fino ad allora non diagnosticata: una sentenza pesante per un veterinario di Viterbo di 66 anni ancora in attività.  Da lì l’inizio di una corsa contro il tempo per cercare una possibilità di cura nei maggiori centri di riferimento in Italia. E quindi l’approdo all’ospedale Molinette di Torino”.

“Prima di tutto – spiega l’ospedale – le terapie per arginare o, preferibilmente, fare regredire almeno in parte la malattia tumorale, che fin dall’inizio si era dimostrata  essere voluminosa ed aggressiva. Quindi, a gennaio di quest’anno, sono state eseguite due termoablazioni percutanee (“bruciature del fegato”), eseguite presso la Radiologia interventistica del professor Paolo Fonio. Poi, a maggio, dopo aver riscontrato un’iniziale buona risposta alle terapie, l’ingresso in lista in attesa per un trapianto di fegato da fare il più rapidamente possibile, presso il Centro Trapianti diretto dal professor Renato Romagnoli”.

“Ed ecco pochi giorni fa – prosegue il comunicato – la possibilità di un donatore di fegato compatibile deceduto, ma i cui organi potevano essere prelevati per trapianto, grazie al gesto di altruismo e generosità dei familiari. Una buona congiuntura per il paziente. Tuttavia fin da subito si era capito che il fegato del donatore, deceduto per emorragia cerebrale, presentava caratteristiche tali (per steatosi – fegato grasso ed età di 77 anni) da farlo ritenere non ottimale e ad alto rischio di non essere in grado di funzionare dopo il trapianto seguendo le tecniche tradizionali di preservazione d’organo (cosiddetta preservazione ‘a freddo’, e cioè tenendo il fegato in ghiaccio dopo il prelievo sul donatore)”.

“Nuove tecnologie biomediche – continua – però oggi stanno rivoluzionando il campo dei trapianti di fegato, aprendo nuove strade, tra cui la possibilità di rivitalizzare il fegato prelevato e valutarne in sicurezza la funzionalità al di fuori del corpo del donatore, prima dell’impianto nel ricevente. Per fare questo è stata utilizzata la nuovissima tecnica detta NMP (Normothermic Machine Perfusion), ovvero la perfusione ‘a caldo’ (37 gradi, la temperatura del corpo) del fegato donato. Con lo sforzo comune ed il lavoro notturno di tutto un ospedale, ed in particolare dei centri di Coordinamento Regionale (professor Antonio Amoroso e dottoressa Anna Guermani), della Banca del Sangue delle Molinette (dottoresse Anna Maria Bordiga e Paola Manzini), del Laboratorio Analisi (dottor Giulio Mengozzi), nonché del Coordinamento Infermieristico e di Sala Operatoria del Centro Trapianto Fegato, è stato eseguito con successo il trapianto epatico sul paziente. Dopo il prelievo dal donatore, il fegato è stato trasportato nella sala operatoria del Centro Trapianti, dove è stato sottoposto alla procedura di NMP. Questa consiste nella perfusione continua dell’organo, attraverso le cannule ed il circuito ossigenato della macchina, utilizzando sangue umano da donatori e sostanze nutrienti in soluzione. Già dopo 2 ore di vita ‘artificiale’ in macchina si è capito che la funzione dell’organo si stava riprendendo in modo ottimale, quasi insperato. Ciò ha consentito di procedere con l’anestesia del paziente e con l’intervento chirurgico di rimozione del fegato malato. Dopo un totale di poco più di 5 ore di perfusione NMP, il fegato è stato quindi impiantato sul ricevente. La funzione immediata post-trapianto è stata da subito molto buona ed ora, dopo alcuni giorni dal trapianto, il paziente è in via di dimissione”.

“Oggi – conclude – le tecniche di perfusione d’organo ‘ex vivo’ stanno entrando nella pratica clinica, nelle loro varie forme di utilizzo (in genere ‘a freddo’ e con solo ossigeno), coinvolgendo ormai più di un terzo dei trapianti di fegato e permettendo di migliorane gli esiti precoci. Tuttavia questa nuova tecnica ‘a  caldo’ utilizzata permette di fare un passo oltre, ovvero rigenerare ed utilizzare in sicurezza organi che altrimenti sarebbero scartati per un rischio troppo elevato per il ricevente. Si calcola che saranno una decina all’anno i fegati che verranno valutati con questa nuova tecnica normotermica. Ora si aprono nuove prospettive future per i trapianti di fegato”.


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La chirurgia della mano tetraplegica tradizionale, che utilizzava trasferimenti di tendini, era impiegata già da diversi anni ma consentiva solamente un parziale recupero della funzione motoria- Con l’innovativa tecnica messa in atto dall’èquipe del Cto è possibile reinnervare interi distretti muscolari e acquisire un maggiore e più fisiologico recupero della funzione motoria e sensitiva degli arti.

Per la prima volta in Italia un intervento innovativo e rivoluzionario permetterà ad un paziente tetraplegico di recuperare la funzione delle mani, grazie a tecniche chirurgiche che hanno permesso di bypassare il livello della lesione al midollo spinale trasferendo e ricollegando come fili elettrici nervi donatori sani (sopra la lesione stessa del midollo) a nervi non più funzionanti a valle della lesione medesima corrispondenti al movimento ed all’utilizzo delle mani. L’eccezionale intervento è stato realizzato ieri presso l’ospedale Cto della Città della Salute di Torino.

“La chirurgia della mano tetraplegica tradizionale che utilizzava trasferimenti di tendini era impiegata già da diversi anni ma consentiva solamente un parziale recupero della funzione motoria, mentre questa tecnica innovativa utilizzata permette di reinnervare interi distretti muscolari non altrimenti recuperabili con la chirurgia classica”, spiega l’ufficio stampa della Città della Salute in una nota.

Nel caso specifico, il paziente – ex-pasticcere di 52 anni – in seguito ad incidente automobilistico aveva riportato una lesione midollare completa a livello cervicale. Il paziente si trovava alla guida della propria auto una sera di ritorno dal lavoro durante un brutto temporale circa sei mesi fa, quando ha perso il controllo della propria vettura uscendo di strada. Il trauma ha provocato, oltre al deficit completo degli arti inferiori, l’impossibilità di apertura e chiusura delle dita bilateralmente, non consentendo di afferrare oggetti o di poter provvedere alla propria cura personale.

L’intervento chirurgico è stato eseguito, circa sei mesi dopo il trauma, su entrambi gli arti superiori del paziente dal dottor Bruno Battiston, dal professor Diego Garbossa, dal dottor Paolo Titolo e dal dottor Andrea Lavorato. La procedura chirurgica è durata circa 3 ore e mezza per arto, durante la quale sono stati collegati nervi ancora funzionanti a nervi deficitari nel tentativo di reinnervare la muscolatura delle mani. Non si sono presentate complicanze periprocedurali.

Il recupero della funzione motoria necessita di molti mesi e sarà facilitata dai moderni trattamenti fisioterapici atti a preservare e favorire la motilità dei distretti interessati.

La nuova chirurgia che sfrutta il trasferimento di nervi è una recentissima metodica eseguita in pochi Centri al mondo. Tale tecnica permette un maggiore e più fisiologico recupero della funzione motoria e sensitiva degli arti. La successiva riabilitazione prevede l’adozione di trattamenti specifici possibili solo in Centri di riferimento.

L’intero percorso chirurgico e riabilitativo del paziente è reso possibile grazie alla collaborazione interdisciplinare tra l’Ortopedia e Traumatologia 2 ad indirizzo Chirurgia della Mano dell’ospedale Cto (diretta dal dottor Bruno Battiston), la Neurochirurgia universitaria (diretta dal professor Diego Garbossa), il Dipartimento di Ortopedia – Traumatologia e Riabilitazione (diretto dal professor Giuseppe Massazza), e la Struttura dell’Unità Spinale Unipolare (diretta dal dottor Salvatore Petrozzino).


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Il sistema operativo è dislocato in 27 città italiane e consente di individuare, giornalmente, per ogni specifica area urbana, le condizioni meteo-climatiche a rischio per la salute, soprattutto dei soggetti vulnerabili: anziani, malati cronici, bambini, donne in gravidanza.

Prevenire gli effetti negativi del caldo sulla salute, soprattutto delle persone più fragili. È l’obiettivo della pubblicazione sul portale dei bollettini sulle ondate di calore in Italia che è stato attivato oggi in vista dell’inizio della stagione estiva.

I bollettini sono elaborati dal Dipartimento di Epidemiologia SSR Regione Lazio, nell’ambito del Sistema operativo nazionale di previsione e prevenzione degli effetti del caldo sulla salute, coordinato dal ministero. Vengono pubblicati, come ogni anno dal lunedì al venerdì, a partire da metà maggio fino a metà settembre.

Il sistema operativo è dislocato in 27 città italiane e consente di individuare, giornalmente, per ogni specifica area urbana, le condizioni meteo-climatiche a rischio per la salute, soprattutto dei soggetti vulnerabili: anziani, malati cronici, bambini, donne in gravidanza.

Le città monitorate sono: Ancona, Bari, Bologna, Bolzano, Brescia, Cagliari, Campobasso, Catania, Civitavecchia, Firenze, Frosinone, Genova, Latina, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Pescara, Reggio Calabria, Rieti, Roma, Torino, Trieste, Venezia, Verona, Viterbo.

I bollettini sono consultabili anche attraverso la APP Caldo e Salute, realizzata dal ministero della Salute in collaborazione con  il Dipartimento di Epidemiologia del servizio sanitario della Regione Lazio – ASL Roma 1. La APP è disponibile online per dispositivi Android su Play Google e per iOS su App Store.

Dal portale del ministero è possibile scaricare numerosi Opuscoli relativi alle ondate di calore, rivolti alla popolazione generale e agli operatori del settore (medici, personale delle strutture per gli anziani, personale che assiste gli anziani).


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È successo all’ospedale Santa Maria Nuova di Firenze. Il paziente, deceduto nei giorni scorsi, è stato ritenuto idoneo al prelievo di fegato e i familiari, seguendo la volontà del proprio congiunto, hanno acconsentito al trapianto in un paziente di 60 anni, da tempo in lista di attesa.

E’ stato raggiunto il record nazionale di età per la donazione di organi. Un paziente di 97 anni deceduto nei giorni scorsi in rianimazione all’ospedale Santa Maria Nuova di Firenze è stato ritenuto idoneo al prelievo di fegato e i familiari, seguendo la volontà del proprio congiunto, hanno acconsentito al trapianto in un paziente di 60 anni, da tempo in lista di attesa. Questo è il secondo caso nell’arco di pochi mesi, il primo è accaduto a fine aprile con un donatore di 93 anni, e rappresenta un primato assoluto nel panorama italiano per l’attività trapiantologica in quanto in 20 anni ci sono stati solo altri tre donatori in età avanzata che hanno permesso di effettuare un trapianto.

“Vorrei complimentarmi con i Coordinamenti locali ospedalieri e tutti i referenti delle Rianimazioni, DEA e reparti di Medicina, che con umanità e professionalità affrontano quotidianamente l’assistenza clinica di pazienti affetti anche da gravi malattie che possono portare, sia a guarigione, ma anche alla morte – afferma Alessandro Pacini, Coordinatore locale donazione e trapianti dell’Azienda USL Toscana Centro – In questo ultimo caso è importante considerare che una donazione di organi e tessuti, secondo una volontà espressa in vita dal deceduto o nulla osta dei congiunti aventi diritto, può salvare la vita di molti pazienti la cui unica speranza è un trapianto.

“Oggi il percorso di valutazione della qualità degli organi da parte della nostra Rete trapiantologica è così accurato da permettere la donazione da persone molto anziane che un tempo non era possibile prendere in considerazione”: così commenta il direttore del Centro nazionale trapianti Massimo Cardillo.

Si tratta del donatore più anziano mai registrato nel nostro Paese: dal 2003 a oggi erano stati effettuati altri tre prelievi da pazienti 97enni, e in tutti i casi si era trattato di fegato. Negli ultimi 20 anni i prelievi da donatori ultranovantenni sono stati 56. Dal 2002 a oggi l’età media dei donatori di organi è salita da 52 a 56 anni.

“I trapianti da donatore anziano danno buoni risultati e possono avvenire in totale sicurezza – continua Cardillo – in particolare per quanto riguarda il fegato, un organo che può mantenere una funzionalità ottimale anche in età molto avanzata se il donatore ha mantenuto uno stile di vita salutare”.

“Prelievi di questo tipo richiedono comunque una gestione professionale ottimale e per questo mi congratulo con l’equipe dell’ospedale Santa Maria Nuova e con i coordinamenti trapianti della Asl Toscana Centro e della Regione Toscana”, conclude il direttore del CNT, che ricorda come il caso di Firenze sia “la testimonianza che la donazione degli organi è possibile a ogni età: per questo invitiamo tutti i cittadini, anche i più anziani, a registrare la propria volontà alla donazione attraverso le tante modalità previste dalla legge, in particolare in occasione del rinnovo della carta d’identità”.


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Sono circa 630mila i bimbi con asma in Italia. Per i pediatri lo sport è benefico, con qualche accorgimento. Numerosi studi hanno dimostrato che la capacità cardio-respiratoria del bambino asmatico in buon controllo di malattia è, a parità di allenamento, perfettamente sovrapponibile a quella del bambino sano e che lo sport, se correttamente praticato, può diventare strumento efficace di riabilitazione respiratoria. Il bambino asmatico, quindi, non deve rinunciarvi, ma imparare a svolgerlo in sicurezza.

«È fondamentale – spiega Diego Peroni, consigliere della Società italiana di pediatria (Sip) – istruire bambini e genitori con alcuni suggerimenti, quali svolgere attività fisica all’aperto lontano dalle aree urbane con traffico intenso, evitare le fasce orarie nelle quali gli inquinanti raggiungono il picco di concentrazione nell’aria, privilegiando lo sport la mattina presto o la sera tardi, ma soprattutto raggiungere un buon controllo della malattia, associando allenamento, laddove necessario, a premedicazione farmacologica».

Quale tipo di sport scegliere? «Il nuoto è certamente quello meglio tollerato dai bambini asmatici poiché l’immersione in acqua favorisce l’espirazione e l’incremento della ventilazione polmonare risulta moderato», spiega Stefania La Grutta, Consigliere Simri (Società Italiana Malattie Respiratorie Infantili). La lotta, la scherma, il sollevamento pesi presentano un basso rischio in quanto comportano sforzi intensi, ma brevi e caratterizzati da uno scarso incremento della ventilazione.

Gli sport basati sull’uso della palla possono essere praticati complessivamente senza problemi grazie all’alternanza di periodi di intensa attività a fasi con intensità ridotta. Al contrario, corsa e ciclismo possono più frequentemente scatenare crisi asmatiche, anche se con un buon controllo della malattia e un adeguato allenamento, possono essere comunque praticati. Assolutamente sconsigliate sono le attività subacquee.

ANSA


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Favorire il più possibile il movimento e la socializzazione, impostare le giornate in maniera regolare, sorvegliare il regime alimentare, regolare l’utilizzo di  smartphone, tablet, computer, videogiochi e televisione. Queste le cinque regole suggerite dalla Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale per il periodo estivo, per far sì che i più piccoli non si isolino dal mondo reale preferendo immergersi in quello virtuale dei media digitali.

Tablet, smartphone, videogiochi e televisioni sempre più interattive: la tecnologia è ormai diventata parte integrante della quotidianità delle famiglie, bambini e bambine inclusi, tanto che da molti anni si parla ormai di “bambini digitali”. Soprattutto il ‘telefonino’ è diventato un giocattolo e uno strumento per non annoiarsi. Uno schermo spesso frapposto tra loro e gli adulti ma anche tra i bimbi stessi. Di questo ed altro la Sipps ha discusso a Cava de’ Tirreni nel corso della presentazione dell’ultimo libro di Mena Senatore dal titolo “Bambini digitali, L’alterazione del pensiero creativo e il declino dell’empatia”.

E a ridosso delle vacanze estive molti genitori si domandano cosa fare per stimolare il gioco e la curiosità dei figli per evitare che si isolino dal mondo reale preferendo immergersi in quello virtuale dei media digitali.

La Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale suggerisce cinque semplici ma efficaci regole per il periodo estivo:

· Sin dai primi anni d’età e ancor più negli adolescenti, favorire il più possibile il movimento, la socializzazione e le attività di gioco che prevedono un’interazione diretta e non virtuale: utile, per esempio, l’iscrizione a un centro estivo o a un corso sportivo

· Incentivare la permanenza all’aria aperta, naturalmente con la necessaria protezione nei confronti dell’esposizione al sole e con gli opportuni accorgimenti di sicurezza in relazione al luogo e alle attività

· Impostare le giornate in maniera regolare: la mancanza di impegni consente certamente di alzarsi più tardi del solito, ma non giustifica un’anarchia dei ritmi, e la durata fisiologica del sonno va assolutamente rispettata

· Sorvegliare il regime alimentare, sia nella quantità che nella varietà, privilegiando cibi freschi come frutta di stagione e limitando quelli confezionati e a elevato apporto calorico

· Regolamentare l’utilizzo di smartphone, tablet, computer, videogiochi e televisione: le vacanze dovrebbero servire ai bambini per riscoprire il piacere di stare insieme, di relazionarsi, confrontarsi, rispettare le esigenze altrui, scoprire la natura e, perché no, trascorrere del tempo anche con i coetanei meno fortunati o portatori di malattie o disagi

“L’avvicinamento di bambini e ragazzi alle nuove tecnologie è inevitabile e non può e non deve essere ostacolato – spiega Giuseppe Di Mauro, Presidente Sipps -. Deve piuttosto essere limitato e guidato verso un uso consapevole e attraverso programmi di alta qualità, compito che spetta in primo luogo ai genitori e agli altri adulti di riferimento, come gli insegnanti”.

“I dispositivi multimediali non sono raccomandati nei bambini al di sotto dei due anni d’età, durante i pasti e almeno un’ora prima di andare a letto. Sono assolutamente da evitare programmi contenenti immagini veloci e app che mostrino contenuti violenti e per intrattenere un bimbo che piange o si trovi in luoghi pubblici. Possono invece avere effetti positivi nei bambini sui 3-4 anni di età: se visti insieme a un adulto/genitore possono essere utili per imparare parole attraverso l’utilizzo del video”.

Lo sport sembra dunque essere un’ottima medicina contro la noia e contro il desiderio di rifugiarsi nella tecnologia digitale. “Secondo le ultime raccomandazioni dell’Oms i bambini di età compresa tra uno e quattro anni dovrebbero praticare almeno 180 minuti di attività fisica ogni giorno, dei quali un’ora di intensità moderata-vigorosa nei bambini tra i tre e i quattro anni. L’Organizzazione Mondiale della Sanità invita inoltre a ridurre il più possibile la permanenza davanti a uno schermo e sottolinea come 8 adolescenti su 10 siano sedentari”.

Gli esperti della Sipps sottolineano infine come l’attenzione all’età prescolare sia richiamata anche da due studi recenti, che dimostrano una relazione proporzionale tra tempo trascorso davanti alla TV e disturbi del comportamento e un miglioramento del rischio cardiovascolare con l’adozione sin dall’asilo di buone abitudini di vita.


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Obiettivo recuperare 900 mila tonnellate di pannolini con tecnologia tutta italiana. Il Ministro dell’Ambiente: “Oggi ho firmato il decreto con cui può finalmente decollare un’industria tutta italiana che coniuga il riciclaggio e la conseguente riduzione del problema dello smaltimento dei rifiuti con la creazione di tantissimi posti di lavoro”.

“Un giorno importante e un passaggio epocale per l’economia circolare. Oggi ho firmato il decreto con cui può finalmente decollare un’industria tutta italiana che coniuga il riciclaggio e la conseguente riduzione del problema dello smaltimento dei rifiuti con la creazione di tantissimi posti di lavoro”, così il ministro dell’Ambiente Sergio Costa che ha appena firmato il decreto end of waste per il riciclo dei PAP, prodotti assorbenti della persona come i pannolini, che permetterà  di far sviluppare una tecnologia industriale italiana creando nuovi posti di lavoro. “Si potranno – ha continuato Costa – quindi recuperare e non mandare a incenerimento o discarica ben 900 mila tonnellate l’anno di rifiuti”.

I prossimi in ordine temporale che stanno arrivando a conclusione, dopo vari passaggi istituzionali, che comprendono anche la valutazione presso la Commissione Europea, sono i decreti end of waste per il recupero degli pneumatici, carta e cartone, plastiche miste e rifiuti da costruzione e demolizione.

“Questi sono i sì che ci piacciono. Questi sono i passi giusti per un futuro sostenibile e un’economia circolare che coniughi posti di lavoro e tutela ambientale dando piena realizzazione alla gerarchia dei rifiuti come fissata dall’Unione europea”, conclude il ministro.


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Secondo uno studio cinese, chi continua a fumare dopo aver avuto un ictus è esposto a un maggior rischio di averne un secondo. Il rischio aumenta proporzionalmente al numero di sigarette fumate al giorno.

Il fumatore che ha avuto un ictus, se non smette o almeno riduce il numero di sigarette, ha molte probabilità di essere vittima di un secondo ictus. Su questo aspetto ha fatto luce uno studio condotto dalla Nanjing Medical University di Jiangsu – curato da Gelin Xu  – che ha preso in considerazione 3.609 pazienti sopravvissuti a un ictus.

Di questi, 1.475, pari al 48%, erano fumatori, mentre il 9% era composto da ex fumatori. Tra coloro che fumava al momento dell’ictus, 908 persone – pari al 62% – sono riuscite a smettere pochi mesi dopo. Tutti quelli che avevano smesso dopo l’ictus presentavano il 29% in meno delle probabilità di averne un secondo rispetto a chi aveva deciso di continuare a fumare.

Rispetto ai non fumatori, coloro che invece continuavano a fumare fino a 20 sigarette al giorno presentavano il 68% in più delle probabilità di avere un altro ictus e il rischio si triplicava con 40 sigarette al giorno.

Fonte: Journal of the American Heart Association 2019

Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science


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Andare a scuola a piedi o in bici, piuttosto che in macchina o in autobus, fa bene ai bambini. Contribuisce infatti a ridurre il rischio di sovrappeso e obesità.

Lo evidenzia una ricerca dell’Università di Cambridge, pubblicata su BMC Public Health.

Lo studio ha valutato l’impatto dell’attività fisica sui livelli di sovrappeso e obesità infantile, mettendo in relazione due dei principali tipi di movimento al di fuori di quello praticato a scuola: spostamenti giornalieri per andare nel proprio edificio scolastico e sport.

I ricercatori hanno preso in esame i dati relativi a 2171 bambini, tra i cinque e gli undici anni, provenienti da tutta Londra. Invece di usare l’indice di massa corporea come misura dell’obesità, hanno misurato il grasso corporeo e la massa muscolare e valutato come questi due indicatori fossero correlati con i livelli di attività fisica.

La ricerca ha evidenziato che quasi la metà dei bambini risultavano praticare sport ogni giorno, e una proporzione simile si spostava verso scuola attivamente. È emerso che i ragazzi che facevano attività sportiva avevano un livello inferiore di massa grassa e più sviluppo muscolare e quelli che andavano a piedi a scuola presentavano altrettanto un livello grasso corporeo inferiore, e quindi meno probabilità di essere sovrappeso o obesi.

ANSA


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Sono potenzialmente tossici e aumentano il rischio di reazioni allergiche: i medici estetici bocciano i cosmetici fatti in casa, realizzati seguendo tutorial che spopolano su youtube e sui blog.

Questo uno dei temi al centro del 40/o Congresso della Società Italiana di Medicina Estetica (Sime).

Le chiamano ‘spignattatrici’ e hanno successo soprattutto tra le giovanissime: sono delle youtuber o blogger che offrono ricette per realizzare in casa creme, smalti e lucidalabbra, nell’ottica di una filosofia ‘green’ che suggerisce “di rinunciare a comprare prodotti di bellezza costosi o nocivi per l’ambiente, per abbracciare una cosmesi genuina ed economica”. Sembrerebbe una pratica innocente, ma non è così.

«In realtà, questi mix possono creare reazioni di tipo allergico. I rischi – spiega il presidente Sime, Emanuele Bartoletti – sono prima di tutto l’origine delle sostanze, spesso non certificata; poi come miscelarle, perché non tutte sono compatibili fra loro. Infine, problemi di conservazione e rischio di contaminazione batterica».

«Il fenomeno delle ‘spignattatrici’ – commenta Alexia Ariano, avvocato esperto in materia – nasce da internet, ma ha dietro le aziende, che da un lato hanno creato dei prodotti ‘assemblabili’ dal consumatore e, dall’altro, hanno esasperato l’interesse per il ‘green’, usando strategie di marketing».

Quello che pochi sanno è che la pericolosità di queste ricette fai date «può avere risvolti penali, se i composti vengono regalati a terze persone, poiché si va a minare la sicurezza altrui. Occorre una seria riflessione sulle insidie nascoste nel mercato cosmetico fai-da-te». I cosmetici, conclude Bartoletti, «non sono più pozioni magiche. Per complessità, studi scientifici e indicazioni possono quasi essere paragonati a un farmaco. Ma proprio per questo, la cute deve essere studiata prima di prescriverne uno».

ANSA


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