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La dieta mediterranea riduce notevolmente il rischio di cadute nell’anziano: il rischio è fino a 2 volte più basso per gli anziani fedeli alla tradizione gastronomica nostrana, quindi per coloro che mangiano molta frutta e verdura, cereali integrali e legumi.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Clinical Nutrition e condotto presso il dipartimento di Medicina Preventiva e Salute Pubblica dell’Università Autonoma di Madrid.

Gli effetti positivi della dieta mediterranea sulla salute di muscoli e ossa sono stati ampiamente studiati in passato; meno indagato, però, il ruolo della nutrizione nella prevenzione delle cadute che nella popolazione anziana rappresentano un rilevante problema di salute.

Gli esperti hanno seguito la salute e la dieta di 2071 over-60 per circa 4 anni, registrando oltre 400 cadute nel periodo di osservazione.

Ebbene è emerso che il rischio di cadere nell’anziano si riduce all’aumentare della sua aderenza ai precetti della dieta mediterranea e, più nello specifico, al crescere dei consumi di frutta e verdura.

ANSA


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La pennichella pomeridiana riduce la pressione del sangue con effetti comparabili a quelli che si ottengono dalla riduzione del consumo di sale nella dieta o anche all’azione di un farmaco antipertensivo a bassa dose.

Lo rivela uno studio di Manolis Kallistratos, dell’Asklepieion General Hospital a Voula, in Gracia che sarà presentato al meeting dell’American College of Cardiology a New Orleans.

Gli esperti hanno coinvolto 212 ultrasessantenni in cura per ipertensione, monitorati con uno strumento portatile h24. I clinici hanno confrontato la pressione media giornaliera di coloro che facevano un riposino pomeridiano con quella di coloro che non dormivano al pomeriggio. I primi avevano la pressione massima di 5 millimetri di mercurio più bassa degli altri mediamente nelle 24 ore. Per ogni ora di pennichella la pressione si riduceva di circa 3 unità.

Il dato è comparabile a quello di altri interventi per ridurre la pressione come appunto la riduzione del consumo di sale o alcolici.


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Gli adulti che praticano yoga con esercizi di respirazione e rilassamento almeno tre volte a settimana hanno una pressione arteriosa più bassa di quelli che non lo praticano.

Con l’obiettivo di valutare l’efficacia dello yoga sulla pressione arteriosa, alcuni ricercatori della Connecticut University, guidati da Yin Wu, hanno analizzato i dati provenienti da 49 studi clinici per un totale di 3.517 partecipanti. Generalmente, si trattava di uomini e donne sovrappeso, di mezza età e ipertesi.

Questi studi più piccoli hanno valutato la pressione arteriosa prima e dopo l’assegnazione a caso dei partecipanti a fare yoga o ad essere parte di un gruppo di controllo senza programmi di esercizio fisico. Nel complesso, le persone nei gruppi yoga hanno avuto riduzioni medie della pressione sistolica superiori ai 5 mmHG rispetto a quelle nei gruppi di controllo, mentre la pressione diastolica con lo yoga si è ridotta di 3,9 mmHG in più.

Quando i soggetti ipertesi hanno fatto yoga tre volte a settimana in sessioni che hanno incluso anche esercizi di respirazione e rilassamento, i loro valori medi sono calati di 11 mmHG per quanto riguarda la pressione sistolica e di 6 mmHG per quella diastolica.

“I nostri risultati non solo dimostrano che lo yoga può avere un’efficacia pari o superiore all’esercizio aerobico per abbassare la pressione, ma hanno anche quantitativamente evidenziato l’importanza di mettere in risalto le tecniche di respirazione yoga e quelle di rilassamento mentale/meditazione insieme alla parte fisica della pratica – osserva Yin Wu -. Quindi, lo yoga, insieme ad altri interventi sullo stile di vita (come alimentazione e cessazione dell’abitudine del fumo), dovrebbe essere adottato subito anche quando la pressione è relativamente bassa e dovrebbe essere continuato insieme ai farmaci quando la pressione è relativamente elevata”.

Lo yoga è apparso meno benefico quando le persone che lo praticavano regolarmente non si concentravano su respirazione e rilassamento o meditazione. In queste circostanze, lo yoga è stato associato a riduzioni medie di 6 mmHG in più nella pressione sistolica e di 3 mmHG in più di quella diastolica rispetto ai gruppi che non hanno fatto attività fisica.

I partecipanti allo studio hanno iniziato con valori pressori medi di 129,3/80,7 mmHG. Ciò indica che le riduzioni associate allo yoga potrebbero essere efficaci per trasportare alcune persone nei limiti normali.

Fonte: Mayo Clinic Proceedings 2019


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Era stato annunciato dal presidente Enrico Rossi nella conferenza stampa di fine anno, lo scorso 22 dicembre. Ora, una delibera approvata ieri dalla giunta della Regione Toscana ufficializza il provvedimento: dal prossimo 1° aprile verrà abolito il contributo di 10 euro per la digitalizzazione, dovuto finora da tutti gli utenti per le prestazioni specialistiche di diagnostica per immagini.

Il contributo di 10 euro era stato introdotto in seguito alla Finanziaria del 2011, che imponeva alle Regioni un gettito, attraverso l’adozione di superticket. La Toscana, ripercorre una nota della Regione, introdusse i ticket aggiuntivi, facendo però la scelta di graduarli in base al reddito, ed esentando dal pagamento le famiglie con reddito inferiore ai 36.000 euro. Nel 2012 introdusse il contributo di 10 euro per la digitalizzazione, da applicare a tutte le prestazioni di diagnostica per immagini (Rm, Tc, ecografie, Rx, scintigrafie). Un contributo dovuto da tutti gli utenti (fino a un massimo di 30 euro l’anno) e applicato anche alle prestazioni erogate in pronto soccorso a cui non segue il ricovero.

“Questo contributo ci sembrava ormai anacronistico e quindi abbiamo deciso di abolirlo – commenta nella nota l’assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi – Vogliamo andare incontro ai cittadini e alle famiglie, in questa fase difficile in cui il governo promette di togliere il superticket, ma ancora non ha fatto nessun atto”.

L’obiettivo dell’abolizione del contributo è “sostenere i cittadini e le famiglie, riducendo i costi per l’accesso alle prestazioni sanitarie. Per farlo, utilizzerà i risultati del percorso di razionalizzazione della spesa intrapreso in quest’ultimo anno”.

In Toscana il contributo di 10 euro per la digitalizzazione pesa sul bilancio della sanità per circa 18 milioni (12,5 milioni per le prestazioni ambulatoriali, 5 per il pronto soccorso). Secondo i calcoli fatti dagli uffici regionali, i minori ricavi saranno compensati dalle risorse assegnate alla Toscana in base alla ripartizione del fondo di 60 milioni previsto dalla legge nazionale 205 del 27 dicembre 2017, “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2018 e bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020”; e dai risparmi sui costi d’esercizio delle aziende sanitarie, da realizzarsi nell’ambito del complessivo percorso di efficientamento e razionalizzazione in atto nel Servizio sanitario regionale, senza che si determini la necessità di finanziamenti aggiuntivi a carico del bilancio regionale in favore di Asl e enti del SSR.

“Le azioni gestionali di governo della spesa farmaceutica attivate nell’ultimo anno – si legge nella delibera – stanno dando risultati incoraggianti in termini di efficientamento del sistema, e anche in materia di payback è atteso un recupero di risorse subordinato alla definizione dei contenziosi aperti”. Alla luce di tutte queste considerazioni, a decorrere dal 1° aprile 2019 il contributo di 10 euro per la digitalizzazione non sarà più previsto tra le voci di compartecipazione alla spesa sanitaria a carico degli utenti.


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L’amore è cura. Del proprio benessere e di quello del partner, a livello fisico e anche psicologico. Senza trascurare i propri figli, a cui bisogna ricordare quanto gli si voglia bene. Questo il messaggio che arriva dai consigli degli esperti

1) San Valentino al ristorante, occhio al sale e alle cotture. Se un romantico tavolo per due è quello che vi attende secondo i Cdc una cosa a cui fare attenzione è il sodio. Più del 40% proviene da alimenti come pane e panini, affettati e salumi, pizza, pollame, zuppe, formaggi. Occhio anche ad ordinare carne, pollame e pesce ben cotti. Infine, si può considerare di scegliere un piatto da condividere, perché talvolta le porzioni dei ristoranti sono sufficienti per due.

2) A casa, una cena al lume di candela senza fritture. Organizzare una cena a casa a lume di candela oltre che un gesto di amore per il partner e’ un buon modo per controllare quantità e ingredienti. Meglio evitare di friggere, optando per qualcosa di grigliato o cotto al vapore.

3) I regali: cioccolatini, da mangiare non tutti insieme. Piuttosto che i dolci, meglio considerare un regalo più duraturo. O donare tempo di qualità. Anche una lunga, romantica, camminata può essere l’ideale. Se proprio ai bon bon non si riesce a rinunciare è imporrante non mangiarli tutti in una volta.

4) I figli: incoraggiamento, buoni esempi e amore. Usare parole di incoraggiamento, fare uno sforzo per dare il buon esempio, usare forme di disciplina non violente e positive e soprattutto non dimenticare mai di ricordare loro quanto gli vogliamo bene. Ecco alcuni consigli per mostrare amore ai figli. E’ importante rispondere ai bisogni fisici ed emotivi, incoraggiandoli ad essere attivi e ad avere un buon rapporto con i coetanei.

5) Gli animali domestici, amare anche loro. Ricordare di portare Fido a camminare e muoversi tutti i giorni. (ANSA)


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La felicità è nel piatto: uno studio su oltre 45 mila individui dimostra che il benessere individuale cresce all’aumentare delle porzioni di frutta e verdura consumate ogni giorno.

Condotto presso le University of Leeds, e University of York in Gran Bretagna, lo studio è stato pubblicato sulla rivista Social Science and Medicine.

Gli esperti hanno analizzato il vasto campione su diversi fronti, tra cui dieta, stili di vita, comportamenti e condizioni di salute. È emerso che il grado di benessere individuale cresce proporzionalmente alla quantità e alla frequenza di consumo di frutta e verdura.

Lo studio ha rivelato che la soddisfazione della propria vita migliora enormemente se si raddoppia il consumo dalle 5 porzioni consigliate alle 10 (un miglioramento equivalente a quello che si stima ottenibile dal passaggio da una condizione di disoccupazione all’aver trovato un lavoro).

«I nostri risultati forniscono un’ulteriore evidenza che persuadere le persone a consumare più frutta e verdure non solo fa bene alla loro salute fisica nel lungo termine, ma anche al loro benessere mentale nel breve termine», scrivono gli autori del lavoro.

ANSA


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Il paziente è un volto noto, Sammy Basso, 23 anni. E’ uno dei cinque casi in Italia affetto da Progeria. Auguri e complimenti dal ministro Grillo.

Lunedì 28 gennaio è stato eseguito con successo, al San Camillo-Forlanini di Roma, il trattamento di una stenosi calcifica severa della valvola aortica per via trans-catetere, il primo intervento al mondo su un paziente affetto da “PROGERIA”, malattia conosciuta anche come “sindrome da invecchiamento precoce”. Il paziente è un volto noto, Sammy Basso. Un suo viaggio negli States è diventato anche un programma in onda sul canale di National Geographic.

I risultati dell’intervento, già anticipati nei giorni scorsi, sono stati illustrati in una conferenza stampa all’ospedale romano, presenti, oltre ai medici dell’équipe, il direttore generale Fabrizio D’Alba, l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato e lo stesso Sammy Basso in ottima forma e pronto a riprendere la sua vita normale, come lui stesso ha dichiarato ai giornalisti.

La procedura è stata eseguita dall’equipe cardiochirurgica guidata dal Prof Francesco Musumeci e coadiuvata dal Prof Roberto Violini, cardiologo interventista, e dal Dr. Elio D’Avino, cardio-anestesista.

Sammy Basso, 23 anni, è uno dei cinque casi di “progenia” registrati in Italia, su circa 100 casi conosciuti in tutto il mondo e da anni è seguito per la sua malattia in America, presso il Boston Children’s Hospital. Sammy, che è tra i pazienti più longevi con questa malattia, ha sviluppato una stenosi calcifica severa della valvola aortica, patologia che è caratteristica del paziente anziano.

“Il restringimento della valvola – spiega una nota del San Camillo-Forlanini – è una patologia che progredisce rapidamente per cui in un arco di tempo relativamente breve avrebbe potuto causare la morte di Sammy. L’unica terapia consiste nella sostituzione della valvola calcifica con una protesi valvolare fatta con tessuto biologico”.

Per la prima volta al mondo ci si è trovati a dovere affrontare questa patologia in un paziente con la progeria. La difficoltà, quindi, di decidere se un trattamento era possibile e quale sarebbe stata, tra le diverse opzioni di trattamento disponibili, quella più appropriata: Chirurgia convenzionale a cuore aperto o trattamento trans-catetere? E se trattamento trans-catetere, attraverso quale via introdurre il catetere: l’arteria femorale o la punta del ventricolo sinistro?

Dato l’alto grado di complessità anatomica e quindi l’elevato rischio chirurgico – spiega l’azienda -, perplessità sull’esecuzione dell’intervento erano state espresse dal centro americano dove Sammy è in cura. A questo punto la decisione di rivolgersi al Prof Musumeci per una ulteriore opinione. Dopo una lunga e attenta analisi del caso, il team del S. Camillo ha ritenuto l’intervento fattibile per via trans-catetere, mediante l’introduzione del catetere attraverso la punta del ventricolo sinistro, anche se con un rischio molto alto per le caratteristiche cliniche dei pazienti con progeria e la complessità anatomica del caso (rischi di ostruzione degli osti delle arterie coronarie, rottura dell’anello aortico, non perfetta aderenza della protesi valvolare, blocco di conduzione atrio-ventricolare)”.

Il tipo di procedura scelta ed i possibili rischi sono stati discussi con Sammy che decideva di affidarsi all’equipe coordinata dal Prof Musumeci.

L’intervento è stato effettuato attraverso una piccola incisione nel torace di sinistra che ha consentito l’esposizione dell’apice del ventricolo dove è stato introdotto il catetere che alla sua estremità aveva la protesi valvolare. La protesi valvolare, non appena nella giusta posizione all’interno della valvola nativa stenotica, è stata espansa come uno stent, gonfiando un pallone che era al suo interno.  La procedura è stata eseguita in anestesia generale ma senza l’ausilio della circolazione extracorporea.

L’intervento, per la sua complessità, ha richiesto la perfetta cooperazione di diverse figure professionali. Sono state utilizzate tecniche particolari per intubazione orotracheale da parte del team cardio-anestesiologico diretto dal Dott. D’Avino.

Fondamentale è stata l’integrazione delle esperienze dell’equipe di Cardiochirurgia diretta dal Prof. Musumeci e dell’equipe della Cardiologia Interventistica diretta dal Dott. Violini. Si è resa necessaria, infatti, dapprima una angioplastica dell’ostio della coronaria destra e poi il posizionamento nella coronaria di sinistra, a scopo preventivo, di una guida con un stent non espanso per trattare una eventuale occlusione della coronaria che poteva avvenire con il posizionamento della protesi valvolare. Queste procedure sono state eseguite dal team coordinato dal Dott. Violini. Il Prof Musumeci e la sua equipe hanno quindi proceduto con l’impianto di una protesi aortica di ultimissima generazione attraverso l’apice del ventricolo sinistro. La procedura si è svolta senza alcuna complicanza e con un risultato finale eccellente.

“Il successo di questa procedura è una ulteriore dimostrazione dell’alto livello di professionalità e multidisciplinarietà dell’Azienda S. Camillo-Forlanini nell’ambito del trattamento delle malattie cardiovascolari, facendone uno dei Centri leader in Italia e nel mondo”, evidenzia la nota.

A Sammy e all’èquipe del San Camillo-Forlanini sono arrivati anche gli auguri e i complimenti del ministro della Salute, Giulia Grillo. “Auguri a Sammy Basso, simbolo di resilenza, e complimenti all’equipe del San Camillo che ha realizzato il primo intervento al mondo al cuore di un paziente affetto da progeria”, scrive il ministro su Twitter.


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Un allenamento aerobico intenso migliora le capacità di pensiero sia dei giovani adulti, sia degli over 65.

Numerosi studi hanno dimostrato che l’esercizio aerobico può migliorare le capacità cognitive negli anziani. Un nuovo piccolo studio rivela che allenamenti vigorosi aumentano le capacità di pensiero anche negli adulti più giovani.

Dopo un allenamento aerobico di sei mesi, un gruppo di adulti di età compresa tra 20 e 67 anni ha infatti mostrato miglioramenti nella funzione esecutiva – i processi cognitivi importanti per il ragionamento, la pianificazione e la risoluzione dei problemi – e l’espansione della materia grigia nella regione del cervello centrale a tali funzioni. Un gruppo di confronto, che ha fatto solo stretching e tonificazione durante lo stesso periodo non ha riportato gli stessi benefici, come hanno notato i ricercatori su Neurology.

“La gente pensa al declino mentale come a qualcosa che si verifica tardi nella vita – dice l’autore principale dello studio, Yaakov Stern, professore di neuropsicologia presso il Columbia University Medical Center di New York – Ma anche a 30 anni hai bisogno di aiuto. Molti studi mostrano un declino quasi lineare di queste funzioni dai 20 anni in poi, quindi il messaggio da portare a casa da questo studio è che l’esercizio aerobico è davvero molto importante”.

Lo studio. Stern e colleghi hanno reclutato 132 volontari dai 20 anni in su per esaminare l’impatto dell’attività aerobica sulla cognizione e sulla struttura del cervello. Nessuno dei volontari si allenava prima dello studio. Ai volontari sono stati somministrati dei test all’inizio per valutare la funzione esecutiva, la memoria episodica, la velocità di elaborazione mentale, le abilità linguistiche e l’attenzione.

I ricercatori li hanno poi assegnati in modo casuale a uno di due gruppi: una metà in quello aerobico, che si allenava per aumentare la frequenza cardiaca, mentre l’altra metà doveva compiere sessioni di tonificazione non aerobica e stretching. I volontari di ciascun gruppo hanno partecipato a quattro sessioni di allenamento settimanali per 24 settimane. Sono stati nuovamente testati per le capacità cognitive a 12 e 24 settimane. Sono stati sottoposti a risonanza magnetica cerebrale all’inizio e alla fine dello studio. Hanno concluso lo studio 44 volontari del gruppo di esercizi aerobici e 50 del gruppo di stretching.

I risultati. Alla fine del periodo di studio, il gruppo di stretching e tonificazione non ha fatto registrare un aumento delle abilità cognitive, mentre il gruppo aerobico ha visto aumenti significativi della funzione mentale a tutte le età, sebbene i partecipanti più anziani mostrassero miglioramenti maggiori rispetto ai più giovani. Le risonanze magnetiche hanno anche mostrato un aumento di spessore nella corteccia frontale del cervello in atleti aerobici alla fine delle 24 settimane.

Fonte: Neurology 2019


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La nuova tecnologia prevede che un braccio meccanico sia comandato da una consolle controllata dal cardiologo interventista, in grado di rendere i movimenti più precisi e accurati. La coronaria di un paziente di 64 anni è stata disostruita con successo per via percutanea utilizzando il sistema robotizzato.

Per la prima volta in Italia è stato eseguito un intervento di angioplastica con un robot. La coronaria di un paziente di 64 anni è stata disostruita con successo per via percutanea utilizzando il sistema robotizzato, sviluppato dal centro di ricerche del dipartimento di Cardiologia dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, con la collaborazione degli esperti del gruppo high tech CHT.

Il paziente, con precedente infarto miocardico, è stato dimesso dopo due giorni con un normale decorso post-procedura. L’intervento è stato effettuato il 22 gennaio scorso da Ciro Indolfi, Ordinario di Cardiologia, Direttore del Centro di Ricerche delle Malattie Cardiovascolari dell’Università Magna Graecia di Catanzaro e presidente della Società Italiana di Cardiologia, con l’equipe dell’Emodinamica dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Mater Domini di Catanzaro, composta da Salvatore De Rosa, Alberto Polimeni, Carmen Spaccarotella eAnnalisa Mongiardo.

Sono circa 37 mila gli interventi di angioplastica primaria effettuati ogni anno in Italia, che hanno consentito di ridurre negli ultimi anni del 50% la mortalità per infarto miocardico. Questa tecnica oggi dispone già di sistemi molto avanzati ed affidabili. L’utilizzo della robotica consentirà una ulteriore riduzione del rischio per gli operatori legato alle radiazioni ionizzanti, di effettuare interventi con precisione e, presto, anche a distanza.

“Il nostro robot – ha spiegato Indolfi – ci ha consentito di effettuare con successo e precisione tutti i passaggi dell’intervento di angioplastica. In particolare, è stata eseguita prima la dilatazione della stenosi con un palloncino entrando dall’arteria del polso e poi è stato impiantato uno stent medicato. Il sistema robotico è costituito da un braccio mobile meccanico che provvede all’avanzamento e alla rotazione delle guide metalliche, dei cateteri e degli stent con sensori eseguendo tali movimenti con sicurezza e precisione, grazie alla visione amplificata dell’area interessata, e riducendo così il rischio di errore e di recidiva”.

Il progetto di robotica coronarica, autorizzato dal comitato etico nell’ambito di un trial depositato all’ente americano ClinicalTrials.gov, effettuato con la collaborazione degli ingegneri Guido Danieli, Pasquale Greco, Gabriele Larocca e Michele Perrelli, apre nuovi scenari di una medicina tecnologica che utilizzerà in futuro nuove attrezzature ed innovazioni informatiche come l’intelligenza artificiale.

“Le malattie cardiovascolari – continua Indolfi – rimangono la prima causa di morte in Italia e pertanto una grande attenzione deve essere dedicata alle innovazioni nella diagnosi precoce e nella terapia di tali patologie. Da sempre la cardiologia è stata la branca della medicina che ha introdotto le maggiori innovazioni tecnologiche grazie alle quali la vita oggi si è allungata in modo significativo. Con questo intervento siamo all’inizio di una nuova era: la robotica è l’emblema dell’interventistica di precisione. Tra una ventina di anni si assisterà in medicina a profondi cambiamenti dei percorsi diagnostici e terapeutici”.


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