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I dispositivi elettronici stanno trasformando i Millenials in una generazione di gobbi.

Uno dei ‘nemici’ da combattere in questo caso è il cosiddetto ‘tech neck’ (letteralmente collo da tecnologia): si tiene la testa piegata in avanti a lungo, perché concentrati su smartphone e tablet. È una condizione dolorosa, sempre più comune, che porta il collo a perdere la sua curvatura naturale – e provoca uno squilibrio fisiologico nella parte superiore del corpo. Precedentemente osservato durante la mezza età ad esempio su dentisti che si sporgono verso i pazienti, il problema si sta ora materializzando nelle giovani generazioni.

«Adesso, i ventenni hanno la salute della spina dorsale di una persona di 30 o di 40 anni. È un’epidemia», spiega il chiropratico Christian Kang. Quando la postura peggiora, avvertono gli esperti, i muscoli della parte superiore della schiena si allungano, mentre quelli nella parte anteriore del corpo si indeboliscono e il collo si spinge in avanti, il che può far sentire la testa almeno quattro chili e mezzo più pesante.

Ciò ha un impatto sulla respirazione e può averlo persino sui livelli di ansia. Secondo lo specialista Vito Minervini, le giovani donne sono particolarmente sensibili a questa condizione perché hanno una bassa densità muscolare nella parte superiore del corpo. Negare di avere un problema non aiuta: meglio intervenire, facendo pause in piedi, esercizi con il foam roller o lo yoga. Gli esperti consigliano inoltre di tenere i dispositivi aiutandosi con i gomiti a 180 gradi perché lo schermo sia davanti ai volti.

ANSA


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Grazie alla disponibilità dell’anagrafe vaccinale saranno direttamente le Asl a inviare alle scuole l’elenco dei bambini non in regola con l’obbligo vaccinale. A quel punto le scuole chiederanno alle famiglie di mettersi in regola entro 10 giorni dal ricevimento dell’avviso pena l’applicazione delle sanzioni previste dalla legge.

Dal 10 marzo, in base alla legge nazionale sull’obbligo vaccinale (119 del 31 luglio 2017), le famiglie che hanno presentato l’autocertificazione dovrebbero presentare la documentazione che attesta le avvenute vaccinazioni.

Una circolare inviata dai ministeri della Salute e dell’istruzione ad assessorati delle Regioni e Uffici scolastici regionali ha confermato la possibilità di procedure semplificate per le Regioni dotate di anagrafe vaccinale.

Alla luce di questa circolare ministeriale, la Regione Toscana ha inviato a sua volta una circolare alle Asl, ai sindaci, all’Anci e all’Ufficio scolastico regionale, in cui si spiega che le famiglie non dovranno fare nulla entro la data del 10 marzo.

Entro quella data, saranno le Asl ad aver inviato alle scuole l’elenco dei bambini non in regola con l’obbligo vaccinale: chi è in arretrato e chi non ha preso l’appuntamento per vaccinarsi. A quel punto le scuole faranno una comunicazione scritta alle famiglie, in cui si dice che entro 10 giorni dal ricevimento dell’avviso dovranno mettere in regola i figli e presentare alla scuola la documentazione relativa all’avvenuta vaccinazione.

Nel corso dell’incontro tra Regione, Ufficio scolastico regionale, Anci e direttori dei dipartimenti di prevenzione delle tre aziende sanitarie, è stato deciso di considerare tra i regolari anche coloro che hanno preso appuntamento, non per la somministrazione del vaccino, ma per un colloquio propedeutico.

Per i nidi e le scuole materne, i bambini i cui genitori/tutori/affidatari non avranno presentato la documentazione, saranno sospesi dal servizio e potranno essere riammessi solo dopo la presentazione della documentazione. Per coloro che frequentano la scuola dell’obbligo (7-16 anni) la mancata presentazione della documentazione non determinerà il divieto di accesso né impedirà la partecipazione agli esami. In un secondo tempo verranno però decise le sanzioni per gli inadempienti. Entro il 30 aprile, le scuole dovranno segnalare alle Asl i bambini che non sono in regola ai fini degli adempimenti di loro competenza.

Per l’anno scolastico 2018-2019, invece, i genitori/tutori/affidatari dei bambini non sono tenuti a presentare, all’atto dell’iscrizione, la documentazione comprovante l’effettuazione delle vaccinazioni ovvero l’esonero, l’omissione o il differimento delle vaccinazioni. Il rispetto degli adempimenti vaccinali è accertato mediante il trasferimento dei dati tra le istituzioni scolastiche/educative e formative e le Aziende Usl competenti. Restano analoghe all’anno in corso invece le modalità di recupero e le sanzioni.

In Toscana, nel 2017 (quindi per i bambini nati nel 2015), la copertura è risultata essere del 95,78% per la polio e del 93,5% per il morbillo. Al 28 febbraio 2018, il numero di bambini e ragazzi inadempienti (che cioè non hanno fatto almeno una delle vaccinazioni obbligatorie) in tutte le fasce di età (0-16) era di 120.258, di cui 13.434 nella fascia di età 0-6. C’è da precisare, però, spiega la Regione che “tra i ragazzi più grandi, circa un terzo risultano inadempienti perché non hanno fatto la quinta dose di vaccino antipolio, che è stata introdotta solo di recente, dall’ultimo Piano vaccinale nazionale, e si può fare fino a 18 anni, però rientra tra quelle dell’obbligo. In questo caso, non si tratta quindi di ragazzi che rifiutano la vaccinazione, ma di ragazzi che semplicemente non hanno avuto il tempo di effettuare l’ultima dose di antipolio”.


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Quasi metà degli adolescenti italiani consuma troppa caffeina, con le ragazze che superano i maschi.

Il 76% del campione ha dichiarato di consumare caffeina ogni giorno, con il caffè che è risultata la bevanda prevalente, lo prendono quotidianamente quasi nove studenti su dieci, seguita da soft drink (34,3%) e energy drink (2,3%). In media la quantità di caffeina assunta quotidianamente è risultata di 125,2 milligrammi tra i consumatori abituali, leggermente più alta per le ragazze (126,3 contro 124,1). Il 46% del campione analizzato, sottolineano gli autori, supera la dose massima consigliata a questa età dall’accademia dei pediatri Usa, che è di 100 milligrammi. L’eccesso di questa sostanza, sottolineano gli autori, è legato ad un aumento di nervosismo e agitazione in questa fascia d’età.

«Questi risultati – commenta Angelo Campanozzi, coordinatore dello studio – potrebbero essere usati per mettere in piedi una campagna di sensibilizzazione diretta a ridurre il consumo di caffeina tra gli adolescenti. Le abitudini alimentati sono sviluppate durante l’infanzia e l’adolescenza, e l’educazione ad un consumo limitato di caffeina è cruciale per ridurre possibili comportamenti sbagliati in età adulta».

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Una camminata di 40 minuti con regolarità e a passo medio-veloce è alleata del benessere del cuore in menopausa.

Questa abitudine è infatti associata a una riduzione del 25% circa del rischio di insufficienza cardiaca (o scompenso cardiaco), una condizione in cui il cuore diventa troppo debole per pompare abbastanza sangue da soddisfare i bisogni del corpo. Il beneficio sembra essere indipendentemente dal peso corporeo o dall’esercizio svolto oltre alle camminate.

A evidenziarlo è uno studio condotto da Somwail Rasla, cardiologo al Saint Vincent Hospital che ha svolto durante la sua permanenza alla Brown University. La ricerca sarà presentata all’American College of Cardiology’s 67th Annual Scientific Session e ha analizzato le camminate a piedi e gli esiti in termini di salute relativi a 89.000 donne in un periodo di oltre 10 anni.

I dati sono tratti dalla Women’s Health Initiative, un ampio studio sulla salute delle donne, che ha raccolto informazioni sulle abitudini e la salute salute dal 1991 al 2005 di partecipanti che avevano tutte tra i 50 e i 79 anni al momento dell’inizio della ricerca. Gli studiosi hanno anche valutato il dispendio energetico complessivo delle donne mentre camminavano, tramite un calcolo noto come Metabolic Equivalent of Task (MET).

E’ emerso che quelle che facevano totalizzare i risultati migliori avevano il 25% in meno di probabilità di sviluppare insufficienza cardiaca rispetto a coloro che invece si collocavano al livello più basso. Frequenza, durata e velocità della camminata contribuivano in egual misura a questo beneficio complessivo. Le donne che camminavano almeno due volte alla settimana avevano un rischio di scompenso cardiaco inferiore del 20-25% rispetto a coloro che lo facevano meno frequentemente. Chi camminava per 40 minuti o più aveva un rischio inferiore del 21-25% rispetto a chi invece faceva passeggiate più brevi e anche il ritmo della camminata faceva la differenza.

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Croce e delizia dell’età che avanza, le rughe non dipendono tanto dall’attività facciale o dal livello di collagene, ma dall’idratazione della pelle. È infatti proprio l’idratazione a giocare un ruolo importante nel loro sviluppo e questo vale in particolare per le micro-rughe sulla superficie che possono diventare molto più profonde, più grandi e più visibili quando lo strato più esterno della pelle – detto strato corneo – diventa più secco.

Ciò può facilmente verificarsi a seguito di condizioni ambientali più asciutte (ad esempio, una stanza riscaldata o un volo a lungo raggio). A evidenziarlo è uno studio dell’Università inglese di Southampton insieme a quella sudafricana di Cape Town, in collaborazione con l’ateneo di Stanford negli Usa. Per la ricerca, pubblicata sulla rivista Soft Matter, sono stati sviluppati una serie di modelli computerizzati quantitativi per creare caratterizzazioni tridimensionali delle rughe della pelle.

«Lo strato più esterno della nostra pelle è composto principalmente da cellule morte legate da lipidi», afferma Georges Limbert, autore principale della ricerca. «Questo strato molto sottile svolge un ruolo chiave nel determinare le caratteristiche delle micro-rughe della pelle, anche nelle persone più giovani». «Con la diminuzione dell’umidità relativa, questo strato esterno diventa più secco e più rigido – conclude – quando questo accade, le micro-rughe sulla superficie della pelle, indotte da azioni dei muscoli facciali come il sorriso, diventano molto più profonde, più grandi e, quindi, più visibili. Ciò può accadere nel giro di poche ore, quindi la risposta immediata è mantenere la pelle idratata».

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Il portale di facile consultazione, dedicato interamente al cittadino per informarsi, conoscere e scegliere, è organizzato in quattro sezioni: la salute dalla A alla Z, stili di vita e ambiente e falsi miti e bufale, alla quale si aggiunge una sezione con news quotidiane.

Come capire se una notizia è o meno una bufala in un clic. Ma anche avere le corrette informazioni sulla salute dalla A alla Z. Ha tagliato il nastro ISSalute, il primo portale istituzionale dedicato interamente al cittadino che, potrà informarsi, conoscere e scegliere anche grazie a linguaggio chiaro, semplice e accessibile. A presentare l’iniziativa, all’Istituto superiore di sanità, il presidente dell’Iss Walter Ricciardi insieme al giornalista e scrittore Piero Angela alla presenza del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.

Il portale, già on line all’indirizzo www.ISSalute.it e di facile consultazione, è organizzato in quattro sezioni: la salute A-Z, stili di vita e ambiente, falsi miti e bufale, alla quale si aggiunge una sezione News quotidianamente aggiornata dall’agenzia Ansa sui temi di attualità in medicina e ricerca.

Gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità hanno realizzato per il cittadino una vera e propria enciclopedia della salute digitale e interattiva che, con oltre 1.700 schede redatte sulle cause, i disturbi, le cure, la prevenzione delle malattie e 150 fake news smascherate che diventeranno in breve tempo oltre 400. Un sito, quotidianamente aggiornato, che offre ai visitatori una vera e propria bussola per orientarsi nel mare dell’informazione scientifica presente sul web.

“Il nostro portale – ha spiegato Ricciardi – nasce per spiegare ai cittadini il valore della ricerca e di tutta la conoscenza prodotta dall’Iss e dall’intera comunità scientifica per renderla fruibile al maggior numero di persone possibile, senza discriminazione di reddito o di livello di alfabetizzazione. Scendiamo in campo contro le bufale online. Vogliamo offrire ai cittadini che sempre più spesso consultano il web per motivi di salute, trovando tutto e il contrario di tutto, un approdo sicuro, un punto di riferimento rigoroso e autorevole. È un’informazione certificata all’origine perché prodotta negli stessi luoghi in cui si fa ricerca e si produce conoscenza scientifica e un contributo all’equità e alla sostenibilità del nostro sistema sanitario”.

Il portale ISSalute è stato costruito quindi per fare in modo da promuovere nei cittadini scelte consapevoli e corrette in materia di salute perché coerenti con le evidenze scientifiche disponibili. Ma vuole essere anche uno strumento nelle mani dei cittadini perché possano diffondere e condividere i contenuti scientifici all’interno di canali disintermediati come blog e social network.

Secondo l’ultimo rapporto Censis ben un italiano su tre naviga in rete per ottenere informazioni sulla salute. Di questi, oltre il 90,4% effettua ricerche su specifiche patologie. Crescono i contatti dei quotidiani online (+2,6%) e degli altri portali web di informazione (+4,9%). In aumento la diffusione dei Social Network: a Facebook  è iscritto il 50,3% dell’intera popolazione (il 77,4% dei giovani under 30), YouTube raggiunge il 42% di utenti (il 72,5% tra i giovani) e Twitter il 10,1%.

“Di questo portale c’era un gran bisogno e sono felice che l’Istituto superiore di sanità lo abbia realizzato” ha detto il ministro della Salute Lorenzin ricordato che il “web è una giungla dove è difficile districarsi, pensiamo che la prima parola più digitata è vaccino e saltano immediatamente fuori una serie di bufale”. “Abbiamo pensato a questo portale – ha sottolineato – proprio per dare delle risposte autorevoli e certificate ai dubbi delle persone soprattutto nell’era di internet in cui c’è stata una caduta delle istituzioni scientifiche in questo modo facciamo dell’Iss un apripista forte contro la  disinformazione e la delazione. Diventa così una fortissima Istituzione scientifica a livello nazionale e internazionale, grazie alla grande affidabilità e all’altissima qualità dei professionisti a cui i cittadini potranno rivolgersi con certezza e sicurezza”.

“È un bene che le istituzioni scendano in campo”. A offrire il suo plauso all’iniziativa Piero Angela,testimonial del portale online che ha ricordato come il web sia “pieno di pifferai magici” da sfatare anche perché la “scienza non prevede par condicio”. “Oggi col web la disinformazione circola rapidamente ed è pieno di pifferai magici a cui è facile credere – ha detto – ma la scienza non è democratica, non prevede par condicio. Non è la stessa cosa dire che la terra è quadrata oppure che è rotonda. Sono un cronista e da anni cerco di raccontare la scienza in modo corretto al grande pubblico. Saputo di questa iniziativa mi sono rallegrato perché finalmente le istituzioni entrano in un campo importante”.


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L’intervento è stato effettuato su una paziente torinese di 49 anni affetta da cancro al polmone sinistro e in lista d’attesa per un trapianto renale in dialisi quotidiana. Proprio questa comorbidità ha reso l’intervento in chirurgia particolarmente complicato dal punto di vista gestionale e logistico.

Presso la Chirurgia Toracica universitaria dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino  è stato effettuato il primo intervento chirurgico mininvasivo di asportazione di un tumore polmonare con l’utilizzo del sistema robotico DaVinci Xi.

L’intervento, effettuato su una paziente di 49 anni di Torino, affetta da cancro al polmone sinistro, è stato eseguito dall’équipe di Chirurgia Toracica universitaria dell’ospedale Molinette, composta Alberto Oliaro, Enrico Ruffini, Paris Lyberis e Francesco Guerrera.

“La paziente – illustra Lyberis, che ha eseguito l’intervento – oltre ad essere affetta da un adenocarcinoma del polmone, è in lista d’attesa per un trapianto renale in dialisi quotidiana e tale comorbidità ha reso l’intervento più complicato dal punto di vista gestionale e logistico. Con quattro piccole incisioni sul torace di circa un centimetro – precisa Lyberis – abbiamo portato a termine l’intervento di lobectomia polmonare, che è tra gli interventi più complessi, e che con le tecniche tradizionali avrebbe richiesto un taglio di circa dodici centimetri sul torace, e con un decorso post operatorio più lungo e doloroso”.

L’intervento mini-invasivo rispetto a quello tradizionale riduce i rischi di emorragie e altre complicanze chirurgiche (per esempio il dolore postoperatorio), garantisce una più rapida dimissione e ha un impatto estetico minimo. Questi interventi in passato erano effettuati con accessi chirurgici tradizionali, e quindi gravati da maggior rischio di complicanze, come la sezione parziale o totale dello sterno, con degenze post-operatorie più lunghe e più dolorose.

“Usando la chirurgia robotica – conclude Lyberis – si riescono ad eseguire procedure delicate e complesseche, invece, potrebbero essere difficili, o addirittura impossibili, con l’applicazione di altri metodi”.

La paziente ora sta bene e verrà dimessa nei prossimi giorni.


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Verdure, frutta e cereali integrali potrebbero avere un effetto antidepressivo

Diretta da Laurel Cherian della Rush University Medical Center in Chicago, la ricerca ha confrontato i tassi di depressione tra individui che aderivano fedelmente alla dieta cosiddetta ‘Dietary Approaches to Stop Hypertension’ (DASH), pensata per ridurre il rischio di pressione alta, coinvolgendo in tutto 964 partecipanti. Lo studio prende le mosse dal fatto che i disturbi depressivi sono in genere più frequenti tra persone con problemi cardiovascolari e pressione alta.

Così gli esperti USA hanno pensato di vedere se un’alimentazione protettiva contro l’ipertensione fosse anche protettiva contro la depressione. Gli scienziati hanno valutato il livello con cui ciascun partecipante seguiva scrupolosamente i dettami della dieta DASH che prevede anche un moderato consumo di grassi saturi, prediligendo cibi di origine vegetali e latticini magri.

È emerso che coloro che seguivano più scrupolosamente la dieta DASH avevano un rischio di depressione dell’11% inferiore rispetto a coloro che, al contrario, la seguivano poco e solevano mangiare, piuttosto, sul modello occidentale, con tanti grassi saturi e carne rossa. Significa che una sana alimentazione potrebbe evitare, almeno ad alcune persone, i disturbi depressivi o comunque consentire di ridurre il rischio di dover ricorrere a farmaci antidepressivi, conclude Cherian.

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