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Le nonne avevano davvero ragione: il brodo di pollo, una “coccola” nelle fredde giornate invernali, può essere anche una vera e propria “medicina” in caso di raffreddoreHa infatti un effetto antinfiammatorio, che può alleviare le infezioni delle alte vie respiratorie.

A evidenziarlo è uno studio del Nebraska Medical Center di Omaha, negli Usa, pubblicato sulla rivista Chest.

Gli studiosi hanno preso in esame specificamente il movimento dei neutrofili – un tipo di globuli bianchi nel sangue, scoprendo che tale movimento risultava ridotto in presenza del brodo di pollo, cosa che suggerisce un possibile meccanismo anti-infiammatorio che potrebbe almeno teoricamente alleviare i sintomi del raffreddore. Infatti, la riduzione del movimento dei neutrofili potrebbe ridurre l’attività nel tratto respiratorio superiore che causa sintomi simili a questo così diffuso malanno di stagione.

Lo studio è stato condotto in laboratorio e non sull’uomo, perciò gli studiosi avvertono che resta da vedere se si possano assorbire le sostanze che sembrano avere effetti benefici in laboratorio. Tuttavia, può valere la pena di provare: la versione dell’autore dello studio Stephen Rennard include gallina stufata, una confezione di ali di pollo, 3 cipolle, 1 patata dolce grande, 3 pastinaca, 2 rape, 11 o 12 carote, 6 gambi di sedano, un mazzetto di prezzemolo, sale e pepe a piacere.

Anche un altro studio, condotto diversi anni fa, aveva riscontrato dei benefici del brodo di pollo (anche grazie all’aroma e alle spezie) nel riuscire a “pulire” le cavità nasali.

ANSA


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Mangiare formaggio tutti i giorni (circa 40 grammi al dì) potrebbe aiutare a previene infarto e ictus.

Lo suggerisce uno studio di Li-Qiang Qin della università di Soochow in Cina e pubblicato sulla rivista European Journal of Nutrition.

Il formaggio è stato a lungo additato come pericoloso per la salute del cuore per il suo contenuto in grassi saturi. Ma diversi studi nell’ultimo periodo lo hanno riabilitato. Questo lavoro si è basato sulla revisione di 15 ricerche pubblicate per un totale di 200 mila persone coinvolte, tutte sane all’inizio dello studio e la cui salute è stata monitorata mediamente per dieci anni.

Gli esperti hanno considerato per ciascuno i consumi di formaggio e poi hanno comparato questi dati con quelli relativi ai problemi cardiovascolari eventualmente insorti nel corso dello studio tra gli individui del campione.

E’ emerso che chi mangia abitualmente formaggio ha un rischio del 18% inferiore di sviluppare una patologia cardiovascolare, un rischio di infarto del 14% inferiore ed ha un rischio di ictus del 10% più basso rispetto a chi non è solito consumare formaggio.

La ”dose” risultata più efficace di questo alimento è di circa 40 grammi al dì.

ANSA


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Nel pomeriggio, dalle ore 16,00 alle ore 20,00, sarà presente un’esperta estetista che, oltre a truccare gratuitamente, potrà suggerire tecniche e segreti per un make-up strepitoso.

Nell’occasione, sarà riservato un particolare sconto sull’acquisto dei prodotti per il trucco delle Linee La Roche Posay, Vichy, EuPhidra (non cumulabile con altre promozioni in corso).

Prenota la tua seduta trucco gratuita, rivolgendoti alla Responsabile DermoCosmetica, la dott.ssa Valentina.


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Conoscersi meglio… per stare bene!

mercoledì 22 novembre

compila un semplice questionario gratuito e scopri il tuo tipo omeopatico

Gli omeopati suddividono gli individui in tipi costituzionali: un rimedio costituzionale adeguato agisce in modo preventivo e curativo nei confronti della malattia.

L’omeopatia studia la persona nella sua totalità per scoprire il fattore responsabile della squilibrio che ha scatenato il disturbo. Questo è particolarmente importante nelle malattie croniche dove il tipo omeopatico e la prescrizione costituzionale aiutano ad individuare le cause profonde della malattia.

Questo test vi farà scoprire a quale dei 15 tipi costituzionali omeopatici più comuni assomigliate e vi permetterà di conoscere meglio voi stessi e la pratica omeopatica.

Prenota il tuo appuntamento con la dott.ssa Marianna, Responsabile Omeopatia e Fitoterapia.


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Qualsiasi attività, anche leggera, fa bene a una certa età.

Mantenersi energici, anche con piccole faccende in casa come lavare i piatti, pulire le finestre o piegare il bucato per 30 minuti al giorno, può allungare la vita riducendo il rischio di mortalità del 12%, mentre (per chi ci riesce) un’attività da moderata a intensa per lo stesso periodo di tempo, come una passeggiata a passo veloce o un giro in bici a ritmo non esagerato, arriva a ridurre il rischio di mortalità del 39 per cento.

È quanto emerge da una ricerca guidata dalla University at Buffalo- The State University of New York, pubblicata sul Journal of the American Geriatrics Society.

Lo studio ha preso in esame i dati di 6321 donne, di età compresa tra i 63 e i 99 anni, che per un periodo tra i quattro e i sette giorni hanno indossato un accelerometro, un device in grado di monitorare i movimenti, che è stato appositamente “tarato” in laboratorio. Le donne sono state inoltre seguite per un periodo di tre anni focalizzando l’attenzione sulla mortalità.

I risultati hanno permesso di evidenziare che il rischio di mortalità diminuiva nelle partecipanti allo studio che si mantenevano attive (sia in maniera leggera che moderata o intensa) e ciò era valido sia per chi aveva meno di 80 anni che per chi li superava.

Il messaggio da portare a casa? «Fare qualcosa è meglio di niente, anche se a livelli consigliati di attività fisica inferiori alle linee guida», come spiega l’autore principale della ricerca Michael LaMonte.

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Passa anche dalle 1.200 farmacie private e pubbliche della Toscana la campagna contro l’antibiotico-resistenza che la Regione ha lanciato dal 18 novembre scorso, in concomitanza con la Giornata mondiale degli antibiotici.

La partecipazione avverrà in due fasi: da sabato le farmacie espongono un’infografica realizzata dall’Agenzia regionale di sanità (Ars), che richiama medico, farmacista e cittadino ad alcuni comportamenti “smart” per un uso appropriato degli antibiotici. Al farmacista, in particolare, la locandina ricorda di dispensare questo tipo di farmaci soltanto in presenza di una ricetta, verificare che il paziente sappia come e per quanto assumerli e infine notificare le reazioni avverse.

La seconda fase della campagna, invece, si protrarrà dal 28 al 30 novembre, quando gli assistiti che si presenteranno in farmacia con una prescrizione per antibiotici (bianca o rossa) verranno sottoposti a un breve questionario di tre domande: età, se sanno quando assumere il farmaco e infine se conoscono per quanto si protrae la terapia. Le risposte, registrate e inviate all’Ars, forniranno dati e casistica per uno studio sull’appropriatezza nell’impiego degli antibiotici.

«Si tratta di una campagna ben organizzata e significativa» è il commento del presidente di Federfarma Toscana, Marco Nocentini Mungai (foto) «le farmacie parteciperanno con il massimo impegno».


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Una manciata di noci (28 grammi circa) due volte a settimana può ridurre il rischio di malattie cardiache di circa un quarto. Via libera, oltre che al tipo pecan, pure a mandorle, nocciole, anacardi, pistacchi e persino arachidi.

È quanto emerge da una ricerca guidata da Marta Guasch-Ferre, nutrizionista della Harvard University, pubblicata sul Journal of the American College of Cardiology.

Prendendo in esame i dati di tre studi che hanno coinvolto oltre 200mila persone dal 1980 al 2012, i ricercatori hanno evidenziato che chi consumava frutta a guscio due o più volte alla settimana aveva il 23% meno di probabilità di sviluppare malattie cardiache coronariche e il 15% meno di probabilità di andare invece incontro a patologie cardiovascolari. Benefici si avevano anche con le arachidi (che tecnicamente sono un legume), che riducevano il rischio di malattie coronariche del 15% e di quelle cardiovascolari del 13%.

Più di 210.000 infermieri e professionisti della salute negli Usa sono stati seguiti per un periodo complessivo di 32 anni e hanno fornito informazioni sullo stile di vita e le malattie attraverso questionari somministrati ogni due anni.

I ricercatori hanno identificato 14.136 casi di patologie cardiovascolari, 8.390 di malattie cardiache coronariche e 5910 di ictus, alcuni dei quali fatali.

Dall’analisi dei dati è emerso che la frutta a guscio, come le noci, può avere un effetto protettivo per il cuore.

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Allattare al seno per almeno due mesi può proteggere i piccoli dalla sindrome della morte improvvisa in culla o SIDS (Sudden Infant Death Syndrome), che nei paesi sviluppati è la causa principale di morte nel primo anno di vita. Il rischio si riduce della metà e il beneficio si ottiene anche se l’allattamento al seno non è esclusivo.

È quanto emerge da una ricerca della University of Virginia School of Medicine, pubblicata su Pediatrics. Per arrivare a questa conclusione sono stati analizzati otto studi internazionali, che hanno preso in esame 2259 casi di Sids e 6894 neonati inseriti in gruppi cosiddetti di controllo,  in cui non si è verificata la morte in culla. Sulla base dei risultati, i ricercatori chiedono «continui sforzi concertati» per aumentare i tassi di allattamento al seno in tutto il mondo.

«È fantastico per le madri sapere che l’allattamento al seno per almeno due mesi fornisce un tale effetto protettivo contro la Sids- spiega Rachel Moon, una delle autrici dello studio- sosteniamo fortemente gli sforzi per promuovere l’allattamento al seno».

Rimane ancora non chiaro perché allattare protegga contro la sindrome della morte improvvisa in culla, anche se i ricercatori citano fattori quali i benefici per il sistema immunitario e gli effetti sul sonno dei bambini come meccanismi possibili.

ANSA


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