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I lavoratori che sono esposti alla luce solare o a quella proveniente da fonti molto luminose interne, specie durante le ore del mattino, dormono meglio di notte e tendono a sentirsi meno depressi e stressati, rispetto a quelli che non hanno a disposizione molta luce la mattina.

Una maggiore esposizione alla luce durante il giorno e una riduzione della luce durante la notte sono fondamentali per un “modello” di sonno salutare, perché aiutano a regolare l’orologio biologico circadiano. È quanto scrivono su Sleep Health Mariana Figuero e colleghi del Lighting Research Center presso il Rensselaer Polytechnic Institute di Troy (New York).

Lo studio
Per studiare il rapporto tra illuminazione dell’ambiente di lavoro e ciclo sonno-veglia, il team di ricerca ha reclutato gli impiegati di cinque edifici governativi degli Stati Uniti. Ai 109 dipendenti sono stati forniti di dispositivi che misuravano l’esposizione a varie fonti di luce durante il giorno. L’esperimento è stato condotto in estate, ma 81 partecipanti lo ha ripetuto anche d’inverno. Gli impiegati sono stati invitati a riportare i loro tempi di sonno e sveglia e a completare dei questionari sulla loro qualità dell’umore e del sonno alla fine di ogni periodo di studio. I ricercatori hanno così evidenziato che le persone che sono state esposte a maggiori quantità di luce durante le ore del mattino, tra le 8 e le 12, si sono addormentate più rapidamente di notte e hanno avuto meno disturbi del sonno notturno rispetto a quelli esposti a luci deboli di mattina. Inoltre coloro che maggiormente godevano della luce al mattino erano anche meno inclini a segnalare sintomi di depressione e stress.

Fonte:Sleep Health 2017


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E’ stato approvato venerdì 19 maggio dal Consiglio dei ministri il decreto legge sull’obbligatorietà dei vaccini per l’accesso alla scuola.

In vigore dal prossimo anno scolastico, il provvedimento dichiarate obbligatorie per legge, secondo le indicazioni del calendario allegato all’attuale Piano nazionale di prevenzione vaccinale (età 0-16 anni) e in riferimento alla coorte di appartenenza, le vaccinazioni contro anti-poliomelitica, anti-difterica, anti-tetanica, anti-epatite B, anti-pertosse, anti Haemophilusinfluenzae tipo B, anti-meningococcica B, anti-meningococcica C, anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite, anti-varicella.

Tali vaccinazioni, dispone il decreto, possono essere omesse o differite solo in caso di accertato pericolo per la salute, in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate e attestate dal medico di medicina generale o dal pediatra di libera scelta.

In caso di violazione dell’obbligo vaccinale, ai genitori è comminata una sanzione amministrativa da 500 a 7.500 euro.

A decorrere dal 1 giugno, inoltre, il ministero della Salute avvia una campagna straordinaria di sensibilizzazione per la popolazione sull’importanza delle vaccinazioni per la tutela della salute. Nell’ambito della campagna, il ministero della Salute e il ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca promuovono, dall’anno scolastico 2017-2018, iniziative di formazione del personale docente e di educazione di alunni e studenti sui temi della prevenzione sanitaria e in particolare delle vaccinazioni.


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Che si manifesti con problemi di addormentamento, mal di testa o dolori allo stomaco, lo stress non risparmia i bambini. Ma, per aiutarli a ridurlo, un animale da compagnia può fare la differenza.

A verificarlo attraverso uno studio che ha messo a confronto i livelli di cortisolo, l’ormone prodotto dal corpo per rispondere a situazioni stressanti, è uno studio pubblicato su Social Development. Studi precedenti hanno dimostrato che cani e gatti aiutano gli adulti a calmarsi e quindi ridurre lo stress.

Per verificare se lo stesso accade per i bambini, i ricercatori dell’Università della Florida (UF) di Gainesville, guidati da Darlene Kertes, del dipartimento di psicologia, hanno incluso nel loro studio circa 100 bimbi tra i 7 e i 12 anni. Per testare i livelli di stress, i ricercatori hanno chiesto loro di impegnarsi in due compiti noti per aumentare i livelli di cortisolo, ovvero parlare in pubblico e compiere operazioni di aritmetica mentale. Hanno assegnato in modo casuale i bambini a 3 gruppi: uno doveva completare i compiti stressanti in presenza del proprio cane, un gruppo in presenza del proprio genitore, un terzo gruppo senza nessun sostegno. Per valutare i loro livelli di cortisolo, sono stati raccolti campioni di saliva prima e dopo aver completato il compito.

I risultati hanno rivelato che i bambini che hanno giocato e accarezzato i loro cani, avevano più bassi livelli di cortisolo rispetto ai bambini che non avevano interagito con l’animale.

ANSA


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Un sonno regolare e una contenuta esposizione a schermi televisivi consente ai bambini in età prescolare di gestire meglio le emozioni e di non sviluppare obesità nell’età adolescenziale. Si tratta di due fattori indipendenti tra loro, ma entrambi correlati all’incremento di peso osservato a 11 anni di età.

I bambini che vanno a letto sempre alla stessa ora e passano poco tempo davanti agli schermi di tv, tablet e computer hanno minori probabilità di diventare obesi rispetto ai loro coetanei più “trasgressivi”. L’evidenza emerge da un ampio studio britannico che ha preso in considerazione più di 10 mila bambini in età prescolare. “Abbiamo riscontrato che i bambini di tre anni  che si coricavano regolarmente, avevano orari fissi per i pasti e trascorrevano poco tempo davanti a uno schermo, avevano maggiori chance di gestire bene le emozioni”, dice Sarah Anderson, della Ohio State University di Columbus, autrice principale dello studio”.

Sia la mancanza di un orario di coricamento regolare, sia una scarsa capacità di controllo emotivo aumentavano il rischio di sviluppare obesità”, aggiunge Anderson. “Questi due fattori, però, risultavano indipendenti; il legame tra orario di coricamento e obesità non poteva essere spiegato dall’incapacità di un bambino di controllare le sue emozioni”.

Lo studio
I ricercatori hanno analizzato dati relativi a 10.955 bambini nati nel Regno Unito dal 2000 al 2002, raccogliendo informazioni da parte dei genitori sulle routine familiari, comportamento dei bambini all’età di tre anni e misura del peso e dell’altezza a 11 anni. A 11 anni, circa il 6% dei piccoli era obeso. A tre anni il 41% dei soggetti andava a letto sempre alla stessa ora, il 47% mangiava sempre allo stesso orario e il 23% non guardava più di un’ora di televisione o video al giorno. Tutto ciò si correlava a una migliore regolazione emotiva. Su una scala che prevedeva massimo cinque punti, i piccoli in età prescolare presentavano un controllo delle emozioni pari a due ,e ogni calo di un punto all’età di tre anni era associato al 38% in più delle probabilità di obesità a 11 anni. Allo stesso tempo, orari di coricamento non regolari a tre anni risultavano indipendentemente associati all’87% in più delle probabilità di obesità a 11 anni. Meno di un bambino su dieci aveva orari dei pasti irregolari e chi presentava una solida routine in questo senso aveva più probabilità di andare a letto sempre alla stessa ora.

Fonte: International Journal of Obesity 2017


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Dall’ingestione di oggetti pericolosi ai traumi: su ‘A scuola di salute’ le indicazioni per agire tempestivamente.

Traumi, ferite, ustioni, ingestione o inalazione di oggetti pericolosi, annegamenti e avvelenamenti. Sono tanti gli incidenti piccoli e grandi che possono purtroppo capitare ai bambini, dentro e fuori le mura domestiche: saper fare la cosa giusta entro i primi 5 minuti può rivelarsi una competenza fondamentale per chi sta loro accanto. A questo tema è dedicato il numero speciale di ‘A scuola di salute’, il magazine digitale rivolto a genitori e insegnanti, realizzato dall’Istituto per la Salute del Bambino e dell’Adolescente (IBG) dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.

Sono i traumi (ferite, contusioni, distorsioni, lussazioni, fratture) gli incidenti più frequenti tra i bambini. Rappresentano oltre il 75% dei 6.500 accessi per infortunio registrati nei pronto soccorso del Bambino Gesù di Roma e Palidoro nel 2016. Seguono i circa 1100 casi di trauma cranico, l’ingestione/inalazione di corpi estranei (oltre 630 casi), l’avvelenamento (110 casi), le ustioni e le folgorazioni (65 casi) e l’annegamento (6 casi).

Ad ogni età corrispondono diversi tipi di infortunio: a meno di 3 mesi è alto il rischio di cadute; da 1 a 3 anni, invece, aumentano le ingestioni di corpi estranei, le ustioni e i semi-annegamenti.

Quando si verificano eventi inaspettati di questo tipo, è necessario che i genitori e in generale gli adulti siano in grado di reagire correttamente e con prontezza. Le regole non si esauriscono, naturalmente, nei primi 5 minuti, ma comprendono tutte le cose da fare per intervenire in maniera adeguata e tempestiva. Dagli esperti del Bambino Gesù le principali indicazioni su cosa fare – e cosa non fare – caso per caso.

In caso di ingestione di corpi estranei bisogna non indurre il vomito nel bambino o cercare di rimuovere l’oggetto con pacche dorsali perché si rischia di aggravare la situazione facendolo finire nelle vie respiratorie. In caso di semi-annegamento (quando il liquido finisce nelle vie aree) bisogna iniziare le manovre cardio-respiratorie solo se il bambino non respira e mettere in piccolo in posizione di sicurezza in attesa dei soccorsi.  Per quel che riguarda l’avvelenamento fondamentale è la prevenzione. Non lasciare prodotti tossici in posizioni raggiungibili dai bambini. In caso di incidente, contattare immediatamente il Centro Antiveleni al quale comunicare qual è la sostanza tossica con la quale si è entrati in contatto.

Andare in pronto soccorso o chiamare il 118 se il prodotto è tossico o le condizioni del piccolo sembrano gravi.  Sui traumi: non muovere le ossa o le articolazioni incidentate tentando “sistemazioni” fai da te. E’ bene invece applicare ghiaccio, tenere l’articolazione a riposo e portare il bambino al pronto soccorso per gli esami diagnostici. In caso di trauma cranico bisogna non muovere il bambino se le condizioni appaiono gravi. Andare immediatamente in pronto soccorso se c’è perdita di coscienza, disturbi dell’equilibrio o amnesia.

Allertare i soccorsi se c’è difficoltà nell’articolare le parole, nel movimento o se ci sono episodi di vomito ricorrenti. In caso di ustioni: mai rimuovere i vestiti incollati alla cute; non rompere le vescicole cutanee e raffreddare l’area con acqua corrente (8-15°C) per almeno 20 minuti. Infine, per quel che concerne le ferite, bisogna pulire la ferita con acqua e sapone e disinfettare con sostanze antisettiche. Comprimerla e coprirla con garze sterili.

“Un adeguato e tempestivo soccorso nei primi minuti dall’incidente può modificare l’aspettativa della qualità di vita del bambino, evitando esisti neurologici – sottolinea Antonino Reale -. E’ prioritario conoscere le più frequenti cause di incidente, specie in ambito domestico, per mettere in atto tutti i possibili sistemi di prevenzione: dalla vigilanza costante al rendere irraggiungibili i prodotti tossici o all’imparare le manovre di disostruzione”.


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Gli adolescenti che sono stati vittima di bullismo sembra siano più inclini a fumare, a bere e ad abuso di droghe. Secondo uno studio statunitense, i bambini vittime di atti di bullismo in quinta elementare hanno maggiore probabilità di diventare depressi e di sperimentare droghe e alcol durante l’adolescenza rispetto ai coetanei che non sono caduti vittime di altri ragazzini

Per valutare le conseguenze del bullismo nel corso della carriera scolastica, un gruppo di  ricercatori americani – coordinati da Valerie Earnshaw, dell’Università del Delaware – hanno seguito circa 4.300 studenti a partire dalla quinta elementare, quando cioè avevano appena 11 anni. Prossimi al quinto anno di scuola media superiore, il 24% dei ragazzi beveva alcolici, il 15% fumava marijuana e il 12% fumava sigarette.

Episodi di bullismo fisico e psicologico subiti in quinta elementare sono risultati associati a elevate probabilità di depressione al secondo anno di scuola media superiore; un’eventualità a sua volta legata a una maggiore probabilità di abuso di stupefacenti negli anni dell’adolescenza. In seconda media quasi il 2% degli studenti soffriva di disturbi depressivi.

E intorno ai 16 anni l’uso di sostanze era più comune tra i ragazzi che avevano riferito bullismo e depressione. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Pediatrics. “I ragazzi che hanno una rete sociale più vasta oltre la scuola, come lo sport, la musica, l’arte, le attività religiose o di volontariato e il lavoro, sono più inclini a farsi degli amici che scoprono in loro risorse, talenti e capacità”, ha detto Bonnie Leadbeater ricercatore di psicologia all’Università Victoria in Canada, non coinvolto nello studio. “Il problema del bullismo è che spinge le vittime ad isolarsi dagli altri coetanei e a perdere interesse per la maggior parte delle cose. Gli adolescenti dovrebbero avere la possibilità di affrontare il conflitto tra pari prima che si trasformi in bullismo, di credere che ricevere aiuto è la norma e che il bullismo, invece, non lo è”.

Fonte: Pediatrics


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Con alti livelli di attività fisica è possibile rallentare l’invecchiamento, perlomeno quello a livello cellulare, ‘guadagnando’ nove anni.

Il parametro per misurare questo sono i telomeri, estremità dei cromosomi, che fanno un po’ da orologio biologico e che si accorciano mano a mano che si invecchia: in chi fa movimento sono più lunghi rispetto a chi conduce una vita sedentaria o solo moderatamente attiva.

E’ quanto emerge da uno studio della Brigham Young University, pubblicato sulla rivista Preventive Medicine. Gli studiosi hanno preso in esame i dati relativi a 5823 adulti, che hanno preso parte a un’indagine denominata National Health and Nutrition Examination Survey, che includeva proprio la lunghezza dei telomeri tra i criteri di valutazione. Vi era poi un range di 62 attività nelle quali i partecipanti potevano indicare di essere stati coinvolti in un arco di 30 giorni, utilizzate dai ricercatori per valutare il livello di attività fisica. Ad esempio, 30 minuti per le donne e 40 per gli uomini di jogging cinque giorni a settimana sono stati considerati un’attività intensa.

Dai risultati è emerso che i telomeri più corti erano quelli di coloro che conducevano una vita sedentaria, ma non vi era molta differenza con chi faceva poca o moderata attività fisica. I partecipanti alla ricerca che erano molto attivi, invece, avevano telomeri con un vantaggio in termini di invecchiamento biologico di nove anni rispetto ai sedentari e di sette rispetto ai moderatamente attivi

ANSA


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Cioccolato, olio extravergine di oliva, resveratrolo che è contenuto nel vino rosso e beta carotene che si trova invece nelle carote, acidi grassi come quelli derivanti dal salmone, mirtilli. E poi le spezie che contengono acido rosmarinico come ad esempio il rosmarino stesso, il timo, la maggiorana, l’origano e l’acido ellagico, che ad esempio si trova nelle bacche di goji.

Ecco come, anche con un’alimentazione a base di cibi che contengono antiossidanti, polifenoli, vitamina E e B, si può preparare la pelle all’esposizione al sole mesi prima che arrivi l’estate.

Ne ha parlato al congresso di dermatologia Sidemast a Sorrento Serena Lembo, ricercatrice e docente della cattedra di Dermatologia dell’Università di Salerno.

Per prepararsi all’esposizione al sole, in situazioni normali e ancor più se vi è una predisposizione a sviluppare problemi, se si è di fototipo chiaro o si segue una terapia con immunosoppressori – ha spiegato – si può iniziare a proteggersi con le creme o assumendo composti naturali o sintetici con funzione antiossidante, capaci cioè di fornire alle cellule i substrati necessari per neutralizzare ed eliminare i radicali liberi dell’ossigeno che inevitabilmente si producono durante l’esposizione al sole. Da non dimenticare inoltre i tocoferoli derivanti dall’olio d’oliva, gli acidi grassi del salmone o degli oli di pesce, l’acido ellagico dei frutti di bosco, l’acido rosmarinico, gli isoflavoni della soia e non ultima, la nicotinamide di sintesi, riserva energetica per le cellule.

ANSA


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Il 53% dei maschi italiani soffre di problemi alla prostata ed il 30% fa ‘flop’ con il sesso a causa di disturbi spesso sottovalutati, a partire dalla disfunzione erettile, che interessa 3 mln di uomini, e l’eiaculazione precoce che invece colpisce circa 4 mln di maschi.

I dati arrivano dalla Società italiana di urologia (Siu), che lancia anche un allarme per gli under-30 sempre più disinformati pure a causa delle ‘bufale’ veicolate dalla Rete. Proprio per informare correttamente parte la II edizione della campagna “Controllati”, con visite e controlli gratuiti dal 1 giugno al 15 luglio.

Le patologie più diffuse, spiega il segretario generale Siu Vincenzo Mirone, «sono prostatite o tumore della prostata (53%), disturbi sessuali (30%) come disfunzione erettile 15,5%, eiaculazione precoce 7,5%, calo della libido 7,6%) e patologie testicolari, nella fascia di età tra i 25 ed i 75 anni». Questi i risultati emersi dalla Campagna di prevenzione #Controllati 2016, che ha coinvolto 81 centri urologici e quasi 10 mila pazienti (con 2.400 schede compilate).

Per sensibilizzare il maschio a prendersi cura della propria salute intima, parte dunque dal 1 giugno la seconda edizione della campagna, sarà possibile prenotare on line una visita gratuita.

ANSA


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Rimedi erboristici e disturbi gastrointestinali nei bambini: non ci sono evidenze scientifiche per dire che siano efficaci, anche se non producono effetti collaterali gravi. I genitori dovrebbero consultare un medico prima di provare autonomamente le terapie a base di erbe

Curare i disturbi gastrointestinali dei bambini con le erbe? Meglio di no. A questa conclusione è giunta una metanalisi condotta da ricercatori tedeschi dell’Università di Duisburg- Essen. Dennis Anheyer e colleghi  hanno esaminato i dati di 14 studi precedentemente pubblicati, per un totale di 1.927 bambini affetti da problemi gastrointestinali acuti quali diarrea, disidratazione, colica, stitichezza, dolore addominale e sindrome dell’intestino irritabile. I dati raccolti non hanno prodotto evidenze sufficienti a favore dei rimedi a base di erbe. Anzi, alcuni di questi 14 studi suggeriscono che alcuni farmaci a base di erbe possono facilitare la diarrea, il dolore addominale e la colica. In ogni caso,non sono evidenziati gravi effetti collaterali associati ai rimedi erboristici.

I commenti
“La mancanza di una ricerca concreta è purtroppo un problema generale nella pediatria, ma un problema particolare nella medicina basata sui prodotti vegetali è che per molti rimedi a base di erbe non sono disponibili prodotti autorizzati e standardizzati”, ha sottolineato Dennis Anheyer. “In altre parole, anche se uno studio dimostra che un’erba può essere sicura ed efficace per un problema specifico, ciò non significa necessariamente che ogni singola versione di quella erba reperibile in commercio possa funzionare bene e senza effetti collaterali”. Anheyer ha precisato che nonostante sia possibile utilizzare i rimedi vegetali in aggiunta ai farmaci tradizionali o per contribuire a ridurre la dipendenza dalla terapia farmacologica, i genitori dovrebbero consultare un medico prima di provare autonomamente le terapie a base di erbe.

Fonte: Pediatrics 2017


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