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L’Oms ha ufficializzato la decisione di inserire la dipendenza da videogiochi nella prossima revisione della International Classification of Diseases, la ‘lista ufficiale’ delle malattie, prevista per metà anno.

Lo ha annunciato la stessa Organizzazione in un post sul proprio sito. Il ‘gaming disorder’, si legge, racchiuderà una serie di comportamenti caratterizzati da una mancanza di controllo sul gioco, dalla precedenza data al gioco rispetto alle altre attività e interessi quotidiani, e all’escalation del problema nonostante il manifestarsi delle conseguenze negative.

«Per arrivare alla diagnosi il problema comportamentale deve comportare una significativa compromissione delle funzioni personali, familiari, sociali e occupazionali per almeno 12 mesi». L’inserimento della malattia segue lo sviluppo di programmi di trattamento in molte parti del mondo.

«L’inserimento porterà ad una maggiore attenzione ai rischi di sviluppare il problema e allo sviluppo di misure rilevanti di prevenzione e terapia».

ANSA


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Si hanno più vantaggi ripetendo negli anni il vaccino dell’influenza: facendo diventare quello con l’immunizzazione un appuntamento fisso, si riducono infatti la severità del virus e i ricoveri in ospedale.

È quanto emerge da una ricerca guidata dall’Instituto de Salud Pública de Navarra, a Pamplona, in Spagna, pubblicata sulla rivista Canadian Medical Association Journal (CMAJ).

I ricercatori hanno esaminato l’effetto di ripetute vaccinazioni antinfluenzali, in uno studio che ha coinvolto persone over 65 che si sono rivolte a 20 ospedali spagnoli nel 2013/14 e 2014/15. La valutazione dell’efficacia della vaccinazione ha riguardato complessivamente quattro stagioni influenzali. Per lo studio sono stati arruolati rispettivamente 130 pazienti con una forma di influenza severa e altri 598 con una forma non grave, confrontati rispettivamente con altri 333 e 1.493 in qualità di gruppo di controllo.

L’analisi dei dati ha permesso di stabilire che la vaccinazione antinfluenzale ripetuta era doppiamente più efficace nel prevenire la gravità dell’influenza e i suoi effetti nelle persone ricoverate in ospedale per il virus, rispetto a casi non gravi, e che questo effetto si verificava indipendentemente dalla stagione influenzale, dai sottotipi di virus o dall’età del paziente.

“La vaccinazione ripetuta per l’influenza è risultata molto efficace nel prevenire infezioni gravi e fatali causate dall’influenza negli anziani”, scrivono gli autori dello studio.

ANSA


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La dieta mediterranea, insieme con quella anti-ipertensione (Dash), è la migliore per la salute.

A metterne in fila 40, da quelle “classiche” a quelle più di moda, è stata anche quest’anno la rivista statunitense U.S. News and world report, il cui panel di esperti ha decretato l’ex aequo, mentre lo scorso anno era stata quella Dash a prevalere.

Gli esperti hanno dato il loro punteggio alle diete sulla base di diversi parametri, dalla facilità di aderenza alla dieta alla probabilità di perdere peso a breve e lungo termine all’efficacia contro malattie come diabete e problemi cardiovascolari.

Ad ottenere il punteggio più alto, 4,1 su 5, sono state appunto la dieta mediterranea e quella antipertensiva, che ‘spinge’ su frutta e verdura, limitando grassi e zuccheri e tagliando decisamente il sale. Anche in fondo alla classifica, con una votazione di appena 1,9, c’è un pari merito tra la dieta Dukan e quella chetogenica, la prima soprattutto perchè troppo restrittiva mentre la seconda per la difficoltà nel seguire i complicati dettami.

“C’è grande discussione su cosa considerare alimentazione sana – sottolinea David Katz, direttore dello Yale University Prevention Research Center, uno degli esperti del panel -, ma non c’è un solo regime alimentare che va bene per tutti. In ultima analisi la dieta ‘migliore’ è quella che può essere adottata e sostenuta nel tempo”.

ANSA


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La busta di plastica biodegradabile in cui mettiamo i farmaci e gli altri prodotti che acquistate in farmacia, non può più essere gratuita.

Per ridurre l’utilizzo delle buste di plastica, la legge n. 123/2017 stabilisce che anche le buste biodegradabili e compostabili utilizzate in farmacia, come in ogni altro esercizio commerciale, debbano essere pagate dal cittadino.

Il costo delle buste deve essere obbligatoriamente riportato sullo scontrino fiscale.

Per evitare inutili costi e salvaguardare l’ambiente, vi suggeriamo di portare sempre con voi una busta riutilizzabile.

Ci dispiace, ma… dobbiamo farvela pagare!


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Dal trattamento che blocca la malattia di Huntington alla nuova pelle “italiana” per un “bambino farfalla” ai progressi nella lotta all’emofilia, il 2017 è stato ricco di successi per la medicina.

A mettere in fila i principali è il sito della Bbc. Il primo studio citato fra i più rilevanti dell’anno è dell’University College di Londra, i cui ricercatori hanno messo a punto un farmaco in grado di “silenziare” il gene che provoca la malattia di Huntington. Testata su 46 pazienti la terapia si è rivelata sicura, e ha fatto scendere i livelli di una proteina “cattiva” nel sangue. «Potenzialmente si tratta – hanno commentato gli autori – del più grande avanzamento nel campo delle malattie neurodegenerative degli ultimi 50 anni».

Anche il risultato dei ricercatori dell’università di Modena e Reggio Emilia, in grado di “riparare” il Dna della pelle di un piccolo paziente con epidermolisi bollosa, la malattia dei “bambini farfalla”, merita un posto d’onore nella lista. Dopo quasi due anni il piccolo Hassan ha una pelle, e una vita, completamente normale.

Tra gli altri trattamenti pionieristici che hanno avuto successo nel 2017 ci sono una terapia genica per l’emofilia e una per l’anemia falciforme, ma anche la riscoperta di una terapia ‘tradizionale’ per il diabete di tipo 2. Uno studio britannico ha dimostrato che una dieta drastica è efficace per guarire dalla malattia.

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Pesce una volta a settimana nel piatto dei più piccoli migliora il sonno e potrebbe aumentare il quoziente intellettivo dei bambini.

Lo rivela una ricerca svolta presso la University of Pennsylvania e pubblicata questa settimana sulla rivista edita da Nature “Scientific Reports”.

In passato diversi studi hanno collegato la carenza di sonno a minori capacità cognitive nei bambini, nonché a disturbi anti-sociali. Altri studi hanno collegato il consumo di grassi omega-3, di cui è ricco il pesce, a migliore qualità del sonno e miglioramento dei disturbi anti-sociali.

I ricercatori Usa in questo studio hanno voluto vedere se in qualche modo il pesce – proprio perché ricco di omega-3 – potesse rappresentare un fattore nutrizionale chiave per migliorare sonno e capacità mentali del bambino.

La ricerca ha coinvolto 541 bambini di 9-11 anni in Cina, il 54% dei quali maschi. I bambini hanno compilato questionari alimentari per valutare la frequenza di consumo del pesce. I piccoli dovevano dire quante volte mangiassero il pesce, da circa una volta a settimana a mai o quasi mai. I rispettivi genitori nel frattempo hanno compilato un altro questionario, sulla qualità del sonno dei loro bambini, rispondendo a domande su durata del sonno, frequenza dei risvegli notturni, sonnolenza diurna. Infine i bambini sono stati sottoposti a un test classico per misurare il quoziente intellettivo.

Ebbene, è emerso che i bimbi che dichiaravano di mangiare pesce almeno una volta a settimana (a parità di altri fattori influenti quali condizioni socioeconomiche della famiglia e livello di istruzione dei genitori) dormivano meglio e avevano in media 4,9 punti in più di quoziente intellettivo rispetto ai coetanei che non consumavano quasi mai il pesce.

Secondo i ricercatori il nesso tra consumo di pesce e intelligenza passa proprio per gli effetti positivi esercitati dal consumo di questo alimento sul sonno che contribuirebbe, quindi, (attraverso il suo contenuto in omega-3) a un migliore sviluppo cognitivo.

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Le nonne avevano davvero ragione: il brodo di pollo, una “coccola” nelle fredde giornate invernali, può essere anche una vera e propria “medicina” in caso di raffreddoreHa infatti un effetto antinfiammatorio, che può alleviare le infezioni delle alte vie respiratorie.

A evidenziarlo è uno studio del Nebraska Medical Center di Omaha, negli Usa, pubblicato sulla rivista Chest.

Gli studiosi hanno preso in esame specificamente il movimento dei neutrofili – un tipo di globuli bianchi nel sangue, scoprendo che tale movimento risultava ridotto in presenza del brodo di pollo, cosa che suggerisce un possibile meccanismo anti-infiammatorio che potrebbe almeno teoricamente alleviare i sintomi del raffreddore. Infatti, la riduzione del movimento dei neutrofili potrebbe ridurre l’attività nel tratto respiratorio superiore che causa sintomi simili a questo così diffuso malanno di stagione.

Lo studio è stato condotto in laboratorio e non sull’uomo, perciò gli studiosi avvertono che resta da vedere se si possano assorbire le sostanze che sembrano avere effetti benefici in laboratorio. Tuttavia, può valere la pena di provare: la versione dell’autore dello studio Stephen Rennard include gallina stufata, una confezione di ali di pollo, 3 cipolle, 1 patata dolce grande, 3 pastinaca, 2 rape, 11 o 12 carote, 6 gambi di sedano, un mazzetto di prezzemolo, sale e pepe a piacere.

Anche un altro studio, condotto diversi anni fa, aveva riscontrato dei benefici del brodo di pollo (anche grazie all’aroma e alle spezie) nel riuscire a “pulire” le cavità nasali.

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Mangiare formaggio tutti i giorni (circa 40 grammi al dì) potrebbe aiutare a previene infarto e ictus.

Lo suggerisce uno studio di Li-Qiang Qin della università di Soochow in Cina e pubblicato sulla rivista European Journal of Nutrition.

Il formaggio è stato a lungo additato come pericoloso per la salute del cuore per il suo contenuto in grassi saturi. Ma diversi studi nell’ultimo periodo lo hanno riabilitato. Questo lavoro si è basato sulla revisione di 15 ricerche pubblicate per un totale di 200 mila persone coinvolte, tutte sane all’inizio dello studio e la cui salute è stata monitorata mediamente per dieci anni.

Gli esperti hanno considerato per ciascuno i consumi di formaggio e poi hanno comparato questi dati con quelli relativi ai problemi cardiovascolari eventualmente insorti nel corso dello studio tra gli individui del campione.

E’ emerso che chi mangia abitualmente formaggio ha un rischio del 18% inferiore di sviluppare una patologia cardiovascolare, un rischio di infarto del 14% inferiore ed ha un rischio di ictus del 10% più basso rispetto a chi non è solito consumare formaggio.

La ”dose” risultata più efficace di questo alimento è di circa 40 grammi al dì.

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Qualsiasi attività, anche leggera, fa bene a una certa età.

Mantenersi energici, anche con piccole faccende in casa come lavare i piatti, pulire le finestre o piegare il bucato per 30 minuti al giorno, può allungare la vita riducendo il rischio di mortalità del 12%, mentre (per chi ci riesce) un’attività da moderata a intensa per lo stesso periodo di tempo, come una passeggiata a passo veloce o un giro in bici a ritmo non esagerato, arriva a ridurre il rischio di mortalità del 39 per cento.

È quanto emerge da una ricerca guidata dalla University at Buffalo- The State University of New York, pubblicata sul Journal of the American Geriatrics Society.

Lo studio ha preso in esame i dati di 6321 donne, di età compresa tra i 63 e i 99 anni, che per un periodo tra i quattro e i sette giorni hanno indossato un accelerometro, un device in grado di monitorare i movimenti, che è stato appositamente “tarato” in laboratorio. Le donne sono state inoltre seguite per un periodo di tre anni focalizzando l’attenzione sulla mortalità.

I risultati hanno permesso di evidenziare che il rischio di mortalità diminuiva nelle partecipanti allo studio che si mantenevano attive (sia in maniera leggera che moderata o intensa) e ciò era valido sia per chi aveva meno di 80 anni che per chi li superava.

Il messaggio da portare a casa? «Fare qualcosa è meglio di niente, anche se a livelli consigliati di attività fisica inferiori alle linee guida», come spiega l’autore principale della ricerca Michael LaMonte.

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Passa anche dalle 1.200 farmacie private e pubbliche della Toscana la campagna contro l’antibiotico-resistenza che la Regione ha lanciato dal 18 novembre scorso, in concomitanza con la Giornata mondiale degli antibiotici.

La partecipazione avverrà in due fasi: da sabato le farmacie espongono un’infografica realizzata dall’Agenzia regionale di sanità (Ars), che richiama medico, farmacista e cittadino ad alcuni comportamenti “smart” per un uso appropriato degli antibiotici. Al farmacista, in particolare, la locandina ricorda di dispensare questo tipo di farmaci soltanto in presenza di una ricetta, verificare che il paziente sappia come e per quanto assumerli e infine notificare le reazioni avverse.

La seconda fase della campagna, invece, si protrarrà dal 28 al 30 novembre, quando gli assistiti che si presenteranno in farmacia con una prescrizione per antibiotici (bianca o rossa) verranno sottoposti a un breve questionario di tre domande: età, se sanno quando assumere il farmaco e infine se conoscono per quanto si protrae la terapia. Le risposte, registrate e inviate all’Ars, forniranno dati e casistica per uno studio sull’appropriatezza nell’impiego degli antibiotici.

«Si tratta di una campagna ben organizzata e significativa» è il commento del presidente di Federfarma Toscana, Marco Nocentini Mungai (foto) «le farmacie parteciperanno con il massimo impegno».


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