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Allattare al seno per lungo tempo protegge la donna da malattie metaboliche come colesterolo alto, trigliceridi, diabete e da pressione alta.

Lo rivela una ricerca pubblicata sul Journal of Women’s Health. Lo studio ha coinvolto oltre 4700 donne di 19-50 anni ed è stato condotto da Se Rin Choi della Hallym University, College of Medicine (Seul).

Le donne sono state intervistate per sapere se avessero allattato al seno e quanto a lungo nella loro vita. Inoltre sono state sottoposte ad approfonditi check up per valutarne lo stato di salute.

Ebbene è emerso che coloro che avevano allattato almeno 12 mesi presentano una salute metabolica migliore (bassi livelli di colesterolo e trigliceridi, buon controllo glicemico, buoni valori di pressione del sangue).

Questo studio fornisce dunque un motivo in più per scegliere l’allattamento al seno, concludono gli autori, che fa bene sia al bebè sia alla mamma.

ANSA


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Non importa quale sia la malattia, l’esercizio fisico può aiutare.

Mantenersi attivi si è rivelato efficace in 22 patologie croniche, che vanno dal diabete 2 all’Alzheimer, dall’osteoartrite fino ad alcune forme di tumore, migliorando equilibrio, forza fisica e capacità di svolgere le attività di tutti i giorni.

A evidenziarlo sono i risultati di un’ampia revisione di ricerche condotta dall’Università di Jyväskylä, in Finlandia, pubblicata sul British Journal of Sports Medicine. Gli studiosi hanno revisionato 85 studi, che coinvolgevano 22 differenti malattie croniche, escludendo quelli in cui il numero di partecipanti era inferiore a 100. Sono stati messi a confronto gli effetti dell’esercizio fisico con nessuna attività o l’erogazione di cure standard.

I risultati hanno permesso di evidenziare che l’esercizio aveva un effetto significativamente positivo sull’86 per cento degli indicatori di performance fisica e funzionale che in totale erano 146, inclusi quelli di valutazione della camminata, della forza corporea, dell’equilibrio e della capacità di portare a termine le attività quotidiane. L’esercizio aerobico o quello per migliorare la resistenza, oppure ancora una combinazione tra i due, offrivano risultati simili. Per circa il 20% degli indicatori, gli effetti osservati erano più ampi, nei restanti è stato osservato un effetto moderato.

ANSA


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La decisione comunicata rispettando la volontà dell’ex campione del mondo di motociclismo deceduto a seguito del trauma subito dopo l’incidente in bicicletta di Misano Adriatica. Nanni Costa (Cnt): “Grazie a Nicky Haiden. Lo ricorderemo in occasione della giornata nazionale della donazione”.

Rispettando la volontà dello stesso pilota, i familiari di Nicky Hayden hanno acconsentito all’espianto degli organi per la donazione. Una volta restituita la salma partiranno per gli Stati Uniti.

“Grazie a Nicky Hayden per aver scelto di donare i propri organi. Il “sì” alla donazione, espresso in vita dal campione ci consente di trasformare un momento di gradissimo dolore, quale la fine di una vita, in una occasione di speranza per altre persone. In questi ultimi giorni, si è parlato molto delle sue qualità di sportivo, ma questa scelta ci parla delle sue qualità umane e completa il ritratto di un giovane uomo davvero straordinario. Domenica prossima si celebra la giornata nazionale della donazione, ricorderemo Hayden insieme a tutti i donatori e alle loro famiglie che con il loro “sì” ci consentono di curare i pazienti in attesa”.

Così il direttore del Centro nazionale trapianti Alessandro Nanni Costa dopo aver appreso la decisione dei familiari del pilota statunitense.


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I lavoratori che sono esposti alla luce solare o a quella proveniente da fonti molto luminose interne, specie durante le ore del mattino, dormono meglio di notte e tendono a sentirsi meno depressi e stressati, rispetto a quelli che non hanno a disposizione molta luce la mattina.

Una maggiore esposizione alla luce durante il giorno e una riduzione della luce durante la notte sono fondamentali per un “modello” di sonno salutare, perché aiutano a regolare l’orologio biologico circadiano. È quanto scrivono su Sleep Health Mariana Figuero e colleghi del Lighting Research Center presso il Rensselaer Polytechnic Institute di Troy (New York).

Lo studio
Per studiare il rapporto tra illuminazione dell’ambiente di lavoro e ciclo sonno-veglia, il team di ricerca ha reclutato gli impiegati di cinque edifici governativi degli Stati Uniti. Ai 109 dipendenti sono stati forniti di dispositivi che misuravano l’esposizione a varie fonti di luce durante il giorno. L’esperimento è stato condotto in estate, ma 81 partecipanti lo ha ripetuto anche d’inverno. Gli impiegati sono stati invitati a riportare i loro tempi di sonno e sveglia e a completare dei questionari sulla loro qualità dell’umore e del sonno alla fine di ogni periodo di studio. I ricercatori hanno così evidenziato che le persone che sono state esposte a maggiori quantità di luce durante le ore del mattino, tra le 8 e le 12, si sono addormentate più rapidamente di notte e hanno avuto meno disturbi del sonno notturno rispetto a quelli esposti a luci deboli di mattina. Inoltre coloro che maggiormente godevano della luce al mattino erano anche meno inclini a segnalare sintomi di depressione e stress.

Fonte:Sleep Health 2017


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E’ stato approvato venerdì 19 maggio dal Consiglio dei ministri il decreto legge sull’obbligatorietà dei vaccini per l’accesso alla scuola.

In vigore dal prossimo anno scolastico, il provvedimento dichiarate obbligatorie per legge, secondo le indicazioni del calendario allegato all’attuale Piano nazionale di prevenzione vaccinale (età 0-16 anni) e in riferimento alla coorte di appartenenza, le vaccinazioni contro anti-poliomelitica, anti-difterica, anti-tetanica, anti-epatite B, anti-pertosse, anti Haemophilusinfluenzae tipo B, anti-meningococcica B, anti-meningococcica C, anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite, anti-varicella.

Tali vaccinazioni, dispone il decreto, possono essere omesse o differite solo in caso di accertato pericolo per la salute, in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate e attestate dal medico di medicina generale o dal pediatra di libera scelta.

In caso di violazione dell’obbligo vaccinale, ai genitori è comminata una sanzione amministrativa da 500 a 7.500 euro.

A decorrere dal 1 giugno, inoltre, il ministero della Salute avvia una campagna straordinaria di sensibilizzazione per la popolazione sull’importanza delle vaccinazioni per la tutela della salute. Nell’ambito della campagna, il ministero della Salute e il ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca promuovono, dall’anno scolastico 2017-2018, iniziative di formazione del personale docente e di educazione di alunni e studenti sui temi della prevenzione sanitaria e in particolare delle vaccinazioni.


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Che si manifesti con problemi di addormentamento, mal di testa o dolori allo stomaco, lo stress non risparmia i bambini. Ma, per aiutarli a ridurlo, un animale da compagnia può fare la differenza.

A verificarlo attraverso uno studio che ha messo a confronto i livelli di cortisolo, l’ormone prodotto dal corpo per rispondere a situazioni stressanti, è uno studio pubblicato su Social Development. Studi precedenti hanno dimostrato che cani e gatti aiutano gli adulti a calmarsi e quindi ridurre lo stress.

Per verificare se lo stesso accade per i bambini, i ricercatori dell’Università della Florida (UF) di Gainesville, guidati da Darlene Kertes, del dipartimento di psicologia, hanno incluso nel loro studio circa 100 bimbi tra i 7 e i 12 anni. Per testare i livelli di stress, i ricercatori hanno chiesto loro di impegnarsi in due compiti noti per aumentare i livelli di cortisolo, ovvero parlare in pubblico e compiere operazioni di aritmetica mentale. Hanno assegnato in modo casuale i bambini a 3 gruppi: uno doveva completare i compiti stressanti in presenza del proprio cane, un gruppo in presenza del proprio genitore, un terzo gruppo senza nessun sostegno. Per valutare i loro livelli di cortisolo, sono stati raccolti campioni di saliva prima e dopo aver completato il compito.

I risultati hanno rivelato che i bambini che hanno giocato e accarezzato i loro cani, avevano più bassi livelli di cortisolo rispetto ai bambini che non avevano interagito con l’animale.

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Un sonno regolare e una contenuta esposizione a schermi televisivi consente ai bambini in età prescolare di gestire meglio le emozioni e di non sviluppare obesità nell’età adolescenziale. Si tratta di due fattori indipendenti tra loro, ma entrambi correlati all’incremento di peso osservato a 11 anni di età.

I bambini che vanno a letto sempre alla stessa ora e passano poco tempo davanti agli schermi di tv, tablet e computer hanno minori probabilità di diventare obesi rispetto ai loro coetanei più “trasgressivi”. L’evidenza emerge da un ampio studio britannico che ha preso in considerazione più di 10 mila bambini in età prescolare. “Abbiamo riscontrato che i bambini di tre anni  che si coricavano regolarmente, avevano orari fissi per i pasti e trascorrevano poco tempo davanti a uno schermo, avevano maggiori chance di gestire bene le emozioni”, dice Sarah Anderson, della Ohio State University di Columbus, autrice principale dello studio”.

Sia la mancanza di un orario di coricamento regolare, sia una scarsa capacità di controllo emotivo aumentavano il rischio di sviluppare obesità”, aggiunge Anderson. “Questi due fattori, però, risultavano indipendenti; il legame tra orario di coricamento e obesità non poteva essere spiegato dall’incapacità di un bambino di controllare le sue emozioni”.

Lo studio
I ricercatori hanno analizzato dati relativi a 10.955 bambini nati nel Regno Unito dal 2000 al 2002, raccogliendo informazioni da parte dei genitori sulle routine familiari, comportamento dei bambini all’età di tre anni e misura del peso e dell’altezza a 11 anni. A 11 anni, circa il 6% dei piccoli era obeso. A tre anni il 41% dei soggetti andava a letto sempre alla stessa ora, il 47% mangiava sempre allo stesso orario e il 23% non guardava più di un’ora di televisione o video al giorno. Tutto ciò si correlava a una migliore regolazione emotiva. Su una scala che prevedeva massimo cinque punti, i piccoli in età prescolare presentavano un controllo delle emozioni pari a due ,e ogni calo di un punto all’età di tre anni era associato al 38% in più delle probabilità di obesità a 11 anni. Allo stesso tempo, orari di coricamento non regolari a tre anni risultavano indipendentemente associati all’87% in più delle probabilità di obesità a 11 anni. Meno di un bambino su dieci aveva orari dei pasti irregolari e chi presentava una solida routine in questo senso aveva più probabilità di andare a letto sempre alla stessa ora.

Fonte: International Journal of Obesity 2017


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Dall’ingestione di oggetti pericolosi ai traumi: su ‘A scuola di salute’ le indicazioni per agire tempestivamente.

Traumi, ferite, ustioni, ingestione o inalazione di oggetti pericolosi, annegamenti e avvelenamenti. Sono tanti gli incidenti piccoli e grandi che possono purtroppo capitare ai bambini, dentro e fuori le mura domestiche: saper fare la cosa giusta entro i primi 5 minuti può rivelarsi una competenza fondamentale per chi sta loro accanto. A questo tema è dedicato il numero speciale di ‘A scuola di salute’, il magazine digitale rivolto a genitori e insegnanti, realizzato dall’Istituto per la Salute del Bambino e dell’Adolescente (IBG) dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.

Sono i traumi (ferite, contusioni, distorsioni, lussazioni, fratture) gli incidenti più frequenti tra i bambini. Rappresentano oltre il 75% dei 6.500 accessi per infortunio registrati nei pronto soccorso del Bambino Gesù di Roma e Palidoro nel 2016. Seguono i circa 1100 casi di trauma cranico, l’ingestione/inalazione di corpi estranei (oltre 630 casi), l’avvelenamento (110 casi), le ustioni e le folgorazioni (65 casi) e l’annegamento (6 casi).

Ad ogni età corrispondono diversi tipi di infortunio: a meno di 3 mesi è alto il rischio di cadute; da 1 a 3 anni, invece, aumentano le ingestioni di corpi estranei, le ustioni e i semi-annegamenti.

Quando si verificano eventi inaspettati di questo tipo, è necessario che i genitori e in generale gli adulti siano in grado di reagire correttamente e con prontezza. Le regole non si esauriscono, naturalmente, nei primi 5 minuti, ma comprendono tutte le cose da fare per intervenire in maniera adeguata e tempestiva. Dagli esperti del Bambino Gesù le principali indicazioni su cosa fare – e cosa non fare – caso per caso.

In caso di ingestione di corpi estranei bisogna non indurre il vomito nel bambino o cercare di rimuovere l’oggetto con pacche dorsali perché si rischia di aggravare la situazione facendolo finire nelle vie respiratorie. In caso di semi-annegamento (quando il liquido finisce nelle vie aree) bisogna iniziare le manovre cardio-respiratorie solo se il bambino non respira e mettere in piccolo in posizione di sicurezza in attesa dei soccorsi.  Per quel che riguarda l’avvelenamento fondamentale è la prevenzione. Non lasciare prodotti tossici in posizioni raggiungibili dai bambini. In caso di incidente, contattare immediatamente il Centro Antiveleni al quale comunicare qual è la sostanza tossica con la quale si è entrati in contatto.

Andare in pronto soccorso o chiamare il 118 se il prodotto è tossico o le condizioni del piccolo sembrano gravi.  Sui traumi: non muovere le ossa o le articolazioni incidentate tentando “sistemazioni” fai da te. E’ bene invece applicare ghiaccio, tenere l’articolazione a riposo e portare il bambino al pronto soccorso per gli esami diagnostici. In caso di trauma cranico bisogna non muovere il bambino se le condizioni appaiono gravi. Andare immediatamente in pronto soccorso se c’è perdita di coscienza, disturbi dell’equilibrio o amnesia.

Allertare i soccorsi se c’è difficoltà nell’articolare le parole, nel movimento o se ci sono episodi di vomito ricorrenti. In caso di ustioni: mai rimuovere i vestiti incollati alla cute; non rompere le vescicole cutanee e raffreddare l’area con acqua corrente (8-15°C) per almeno 20 minuti. Infine, per quel che concerne le ferite, bisogna pulire la ferita con acqua e sapone e disinfettare con sostanze antisettiche. Comprimerla e coprirla con garze sterili.

“Un adeguato e tempestivo soccorso nei primi minuti dall’incidente può modificare l’aspettativa della qualità di vita del bambino, evitando esisti neurologici – sottolinea Antonino Reale -. E’ prioritario conoscere le più frequenti cause di incidente, specie in ambito domestico, per mettere in atto tutti i possibili sistemi di prevenzione: dalla vigilanza costante al rendere irraggiungibili i prodotti tossici o all’imparare le manovre di disostruzione”.


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Gli adolescenti che sono stati vittima di bullismo sembra siano più inclini a fumare, a bere e ad abuso di droghe. Secondo uno studio statunitense, i bambini vittime di atti di bullismo in quinta elementare hanno maggiore probabilità di diventare depressi e di sperimentare droghe e alcol durante l’adolescenza rispetto ai coetanei che non sono caduti vittime di altri ragazzini

Per valutare le conseguenze del bullismo nel corso della carriera scolastica, un gruppo di  ricercatori americani – coordinati da Valerie Earnshaw, dell’Università del Delaware – hanno seguito circa 4.300 studenti a partire dalla quinta elementare, quando cioè avevano appena 11 anni. Prossimi al quinto anno di scuola media superiore, il 24% dei ragazzi beveva alcolici, il 15% fumava marijuana e il 12% fumava sigarette.

Episodi di bullismo fisico e psicologico subiti in quinta elementare sono risultati associati a elevate probabilità di depressione al secondo anno di scuola media superiore; un’eventualità a sua volta legata a una maggiore probabilità di abuso di stupefacenti negli anni dell’adolescenza. In seconda media quasi il 2% degli studenti soffriva di disturbi depressivi.

E intorno ai 16 anni l’uso di sostanze era più comune tra i ragazzi che avevano riferito bullismo e depressione. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Pediatrics. “I ragazzi che hanno una rete sociale più vasta oltre la scuola, come lo sport, la musica, l’arte, le attività religiose o di volontariato e il lavoro, sono più inclini a farsi degli amici che scoprono in loro risorse, talenti e capacità”, ha detto Bonnie Leadbeater ricercatore di psicologia all’Università Victoria in Canada, non coinvolto nello studio. “Il problema del bullismo è che spinge le vittime ad isolarsi dagli altri coetanei e a perdere interesse per la maggior parte delle cose. Gli adolescenti dovrebbero avere la possibilità di affrontare il conflitto tra pari prima che si trasformi in bullismo, di credere che ricevere aiuto è la norma e che il bullismo, invece, non lo è”.

Fonte: Pediatrics


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Con alti livelli di attività fisica è possibile rallentare l’invecchiamento, perlomeno quello a livello cellulare, ‘guadagnando’ nove anni.

Il parametro per misurare questo sono i telomeri, estremità dei cromosomi, che fanno un po’ da orologio biologico e che si accorciano mano a mano che si invecchia: in chi fa movimento sono più lunghi rispetto a chi conduce una vita sedentaria o solo moderatamente attiva.

E’ quanto emerge da uno studio della Brigham Young University, pubblicato sulla rivista Preventive Medicine. Gli studiosi hanno preso in esame i dati relativi a 5823 adulti, che hanno preso parte a un’indagine denominata National Health and Nutrition Examination Survey, che includeva proprio la lunghezza dei telomeri tra i criteri di valutazione. Vi era poi un range di 62 attività nelle quali i partecipanti potevano indicare di essere stati coinvolti in un arco di 30 giorni, utilizzate dai ricercatori per valutare il livello di attività fisica. Ad esempio, 30 minuti per le donne e 40 per gli uomini di jogging cinque giorni a settimana sono stati considerati un’attività intensa.

Dai risultati è emerso che i telomeri più corti erano quelli di coloro che conducevano una vita sedentaria, ma non vi era molta differenza con chi faceva poca o moderata attività fisica. I partecipanti alla ricerca che erano molto attivi, invece, avevano telomeri con un vantaggio in termini di invecchiamento biologico di nove anni rispetto ai sedentari e di sette rispetto ai moderatamente attivi

ANSA


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