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Realizzato dalla Uoc Neurochirurgia con una tecnica ideata negli Usa: circa l’80% dei pazienti ha avuto un netto miglioramento della condizione clinica. Grazie allo sviluppo di una nuova generazione di neuro-stimolatori e di nuovi algoritmi di programmazione la procedura può ora essere usata anche per la lombalgia

Per la prima volta in Italia è stato impiantato a Siena un innovativo pacemaker spinale per il mal di schiena cronico.

L’intervento è stato effettuato all’Aou Senese, dalla Uoc Neurochirugia, con una tecnica ideata negli Stati Uniti, dove circa l’80% dei pazienti ha avuto un netto miglioramento della condizione clinica.

“L’intervento chirurgico prevede l’impianto di una piastrina in silicone con 16 contatti elettrici nel canale spinale dorsale per andare a stimolare il midollo”, spiega il neurochirurgo. “Gli impulsi per la stimolazione derivano da una batteria ricaricabile che viene impiantata sotto la cute come nei pacemaker cardiaci; la differenza è che mentre il pacemaker va a stimolare elettricamente il cuore, il neuro-stimolatore va a stimolare delle strutture nervose, al livello cerebrale o spinale”.

Studi recenti dicono che il mal di schiena cronico rappresenta una delle cause principali di invalidità e di perdita di produttività al mondo, anche legata al progressivo aumento dell’età della popolazione. Il mal di schiena è molto frequente e si stima solitamente che 8 persone su 10 avranno almeno un forte episodio di mal di schiena nella vita che richiede cure, come fisioterapia e farmaci.

La Neurochirurgia e il Servizio di Terapia del Dolore, vedono e trattano pazienti con lombalgia che non rispondo più a fisioterapia o farmacoterapia. Le persone affette da mal di schiena cronico aumentano con l’età e si stima che nella popolazione anziana un paziente su quattro soffra di questo problema.

“Questa procedura si chiama neuro-modulazione; si tratta di una procedura che non è di per sé nuova e viene praticata già da anni nella nostra unità operativa per il Morbo di Parkinson ed i tremori (si parla di neuro-modulazione cerebrale) così come per alcune forme di dolore cronico come post-operatori e agli arti neuropatici (neuro-modulazione spinale). La novità della procedura da noi eseguita consiste nel fatto che la neuro-modulazione spinale può ora essere usata anche per la lombalgia grazie allo sviluppo di una nuova generazione di neuro-stimolatori e di nuovi algoritmi di programmazione. Il primo paziente che abbiamo trattato è un uomo di 70 anni che abbiamo già dimesso con un ottimo decorso postoperatorio e stiamo per concludere la fase di programmazione per impostare i parametri ideali”.


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Farà il suo esordio un nuovo codice di ricetta il NRBE (Numero della ricetta bianca). Il medico trasmetterà al paziente la ricetta tramite e-mail, sms o altro mezzo di comunicazione e l’assistito sceglierà la farmacia nella quale vuole “spendere” la ricetta. Il sistema informerà la farmacia che prenderà in carico la ricetta e provvederà alla successiva erogazione dei farmaci. Il sistema darà immediata notifica al paziente che provvederà al ritiro presso la farmacia

Con decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze 30 dicembre 2020 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 11 del 15 gennaio 2021 dal titolo “Dematerializzazione delle ricette mediche per la prescrizione di farmaci non a carico del Servizio sanitario nazionale e modalità di rilascio del promemoria della ricetta elettronica attraverso ulteriori canali, sia a regime che nel corso della fase emergenziale da Covid-19” è stato istituito il sistema, del tutto simile a quello della ricetta dematerializzata a carico del Ssn, per la prescrizione delle cosiddette “ricette bianche” sia ripetibili che non ripetibili.

Il decreto entrerà in vigore il 30 gennaio 2021.

Ma come funziona? Farà il suo esordio un nuovo codice di ricetta il NRBE (Numero della ricetta bianca). Il medico trasmetterà al paziente la ricetta tramite e-mail, sms o altro mezzo di comunicazione e l’assistito sceglierà la farmacia nella quale vuole “spendere” la ricetta. Il sistema informerà la farmacia che prenderà in carico la ricetta e provvederà alla successiva erogazione dei farmaci. Il sistema darà immediata notifica al paziente che provvederà al ritiro presso la farmacia.

Nella fase di emergenza sanitaria da Covid-19 l’assistito potrà direttamente inoltrare gli estremi della ricetta, ricevuta dal medico, alla farmacia prescelta che potrà a sua volta anche recapitare i farmaci all’indirizzo indicato dall’assistito.


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Al via la seconda fase della campagna MisuriAMO2, realizzata da SIP (Società italiana di Pneumologia) e Federfarma con il patrocinio della FOFI. Obiettivo promuovere l’uso del saturimetro, come strumento utile per controllare i livelli di ossigeno nel sangue nelle persone con Covid-19

Dopo una prima fase di screening rivolta a tutta la popolazione, con la misurazione gratuita dell’ossigeno del sangue nelle farmacie aderenti all’iniziativa, la seconda fase della campagna MisuriAMO2 si focalizza sul monitoraggio puntuale della salute respiratoria di pazienti selezionati e coinvolge un campione di 1.200 farmacie sul territorio nazionale, individuate secondo criteri funzionali al progetto di studio messo a punto dalla Società Italiana di Pneumologia (SIP). Le farmacie appartenenti al campione hanno ricevuto i saturimetri – 25.000 in tutta Italia, 20 per farmacia – messi a disposizione dalla SIP per consegnarli gratuitamente a pazienti individuati sulla base di criteri legati alla presenza di patologie respiratorie, particolarmente a rischio in caso di infezione da coronavirus. Inoltre, nel contesto di un’indagine conoscitiva, i pazienti effettueranno due misurazioni al giorno per otto giorni e comunicheranno i valori rilevati al farmacista, il quale li registrerà in forma anonima su un’apposita piattaforma informatica predisposta da Promofarma, la società di servizi di Federfarma. I dati raccolti e anonimizzati saranno poi a disposizione di SIP per studiare i livelli di saturazione dell’ossigeno nei pazienti fragili.

“Questa fase del progetto misuriAMO2 ha una grande valenza, in particolare durante la pandemia in corso, in quanto segna l’inizio di una nuova fase di collaborazione tra le farmacie del territorio e gli specialisti in pneumologia per la presa in carico dei pazienti affetti da patologie respiratorie croniche assistiti a domicilio” afferma il presidente di Federfarma Marco Cossolo. “La farmacia conferma così il proprio ruolo di primo presidio sanitario di prossimità nel quale il farmacista fa educazione e formazione ai cittadini sul corretto uso di farmaci e di dispositivi medici. Grazie al dialogo con il farmacista, il paziente fragile si abituerà a utilizzare regolarmente il saturimetro, per tenere sotto controllo quotidianamente il proprio stato di salute. Ringrazio i farmacisti che hanno accettato di partecipare a questo progetto pilota, che auspichiamo si possa estendere a tutto il territorio coinvolgendo un numero più ampio di pazienti.”

“Questa iniziativa, resa possibile grazie alle donazioni erogate alla SIP per l’emergenza Covid-19 – spiega Luca Richeldi, presidente della Società Italiana di Pneumologia – nasce dall’esigenza di far conoscere il saturimetro, che serve a misurare il grado di ossigenazione del sangue e che è uno strumento prezioso, in particolare per identificare precocemente le complicanze polmonari del Covid-19”.


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Tra i prodotti in vendita anche clorochina e idrossiclorochina e gli antivirali lopinavir/ritonavir e ribavirin. “Il mercato virtuale veicolato dalla rete internet è diventato un’importante fonte di commercio e approvvigionamento di farmaci ad uso umano, molto spesso non autorizzati, con claim accattivanti e asseritamente vantanti proprietà in grado di prevenire e curare diverse patologie, spesso facendo riferimento a presunti studi di sedicenti esperti, che espongono i cittadini a gravissimi rischi per la salute”.

A conclusione di una mirata operazione di vigilanza telematica contro il cybercrime farmaceutico condotta nel mese di dicembre nell’ambito della  collaborazione tra i NAS e il Ministero della Salute, i militari della Sezione Analisi del Reparto Operativo del Comando Carabinieri per la Tutela della Salute hanno dato esecuzione a 102 provvedimenti d’inibizione all’accesso (cd. “oscuramento”) emessi dalla Direzione Generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico del Dicastero nei confronti di altrettanti siti web collocati su server esteri e con riferimenti di gestori non individuabili, sui quali venivano effettuate la pubblicità e l’offerta in vendita, anche in lingua italiana, di svariate tipologie di medicinali che, in questi mesi, sono stati a vario titolo collegati all’emergenza COVID-19.

Infatti, si legge nella nota stampa dei Nas, oltre a una serie di farmaci recanti varie indicazioni terapeutiche e soggetti a obbligo di prescrizione, nonché vendibili solo in farmacia da parte di farmacista abilitato, i Carabinieri del NAS hanno individuato l’offerta in vendita di medicinali asseritamente contenenti principi attivi soggetti a particolari restrizioni d’uso e specifiche indicazioni d’impiego in relazione all’infezione da SARSCOV-2 come, soprattutto, l’antimalarico clorochina, in relazione alla quale, analogamente all’idrossiclorochina, l’AIFA in data 22 dicembre 2020 ha pubblicato una scheda aggiornata contenente elementi utili a orientare la prescrizione e a definire un rapporto tra benefici e rischi sul singolo paziente, e gli antivirali lopinavir/ritonavir, di cui la medesima Agenzia regolatoria ha sospeso l’utilizzo off label al di fuori degli studi sperimentali clinici.

Presenti, sulle vetrine virtuali dei siti individuati, anche l’antivirale ribavirin, per il quale è stato autorizzato l’uso compassionevole limitatamente a pazienti ospedalizzati con difficoltà respiratorie legate al COVID-19, l’antibiotico azitromicina, rispetto al quale l’AIFA ha diramato una scheda che offre elementi necessari per una corretta prescrizione e per valutare il rapporto tra benefici e rischi sul paziente, nonché l’antinfiammatorio colchicina, oggetto di uno studio sperimentale nel trattamento del COVID-19. I militari si sono imbattuti anche in altri medicinali contenenti rispettivamente l’antinfiammatorio indometacina, la cui assunzione fuori stretto controllo medico può cagionare gravissimi effetti collaterali, e l’antivirale daclatasvir, offerto in rete nonostante l’EMA, a seguito del mancato rinnovo dell’autorizzazione all’immissione in commercio deciso dal titolare, ne abbia vietato l’uso in tutta l’Unione Europea.

Con i provvedimenti ora eseguiti, salgono a 237 i siti oscurati dal Comando Carabinieri per la Tutela della Salute nel corso del 2020, ben 217 dei quali connessi con l’emergenza pandemica COVID-19.

Come già emerso in precedenti operazioni (da ultimo quella che ha portato all’oscuramento di due piattaforme che proponevano vaccini antinfluenzali e per il Covid-19), il mercato virtuale veicolato dalla rete internet è diventato un’importante fonte di commercio e approvvigionamento di farmaci ad uso umano, molto spesso non autorizzati, con claim accattivanti e asseritamente vantanti proprietà in grado di prevenire e curare diverse patologie, spesso facendo riferimento a presunti studi di sedicenti esperti, che espongono i cittadini a gravissimi rischi per la salute.

Particolarmente a rischio è quella ampia parte di persone che consulta liberamente il surface web, ovvero la parte “in chiaro” e indicizzata della rete agevolmente accessibile e alla portata di tutti, che maggiormente si presta a raggiungere una platea pressoché illimitata di utenti costituendo, quindi, un grave fattore di pericolo rispetto al potenziale acquisto e alla conseguente incontrollata assunzione di farmaci di dubbia provenienza e distribuiti al di fuori dei canali e delle modalità autorizzate, che non rispettano i rigorosi standard di qualità, sicurezza ed efficacia previsti dalle vigenti disposizioni.

La nota dei Nas ribadisce infine che la vendita e l’acquisto di “medicinali con obbligo di prescrizione” attraverso internet, oltre ad essere vietati dalla normativa italiana, sono soprattutto estremamente pericolosi per la salute, non essendovi affatto contezza né della reale composizione degli stessi, né delle corrette modalità di produzione e conservazione, né degli effetti e delle reazioni che la loro assunzione può cagionare.

E ricorda che l’offerta in vendita e la pubblicità dei “medicinali senza obbligo di prescrizione” (SOP/OTC) possono essere effettuati on line solo attraverso i siti di farmacie ed esercizi espressamente autorizzati secondo quanto previsto dal decreto legislativo 24 aprile 2006 n. 219, il cui elenco è consultabile sul sito del Ministero della Salute (www.salute.gov.it), riconoscibili attraverso il previsto Logo Identificativo Nazionale che deve essere chiaramente visibile su ciascuna pagina del sito web dedicata ai medicinali.


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In concomitanza con l’inizio della campagna di vaccinazione contro il Sars-Cov-2, l’ISS inaugura una nuova sezione del suo sito, dedicata al vaccino contro il Covid-19, dove lancia alcune raccomandazioni e, attraverso un elenco di Faq, “smonta” le principali fake news che circolano sul mondo mediale (in particolare via internet) a proposito della protezione immunitaria contro la malattia.

Ricordando che i primi a essere immunizzati contro il virus saranno gli operatori sanitari e i residenti delle Rsa e che a seguire il vaccino verrà offerto gratuitamente a tutta la popolazione, a partire dalle categorie più fragili, l’Iss sottolinea che il vaccino è una nuova, fondamentale arma nella lotta all’epidemia, che non deve però in alcun modo indurre ad abbandonare le altre di cui già disponiamo, ovvero il distanziamento sociale, l’uso delle mascherine e l’igiene delle mani. “Queste misure infatti non possono essere abbandonate prima che sia vaccinato un numero sufficiente di persone a creare un’immunità di comunità” raccomanda l’Istituto.

Qui di seguito, alcune delle fake news più diffuse smascherate dagli esperti degli ISS.

I vaccini anti Sars-Cov-2 sono stati preparati troppo in fretta e non sono sicuri: FALSO. I vaccini sono approvati dalle Autorità competenti solo dopo averne verificato i requisiti di qualità e sicurezza.

È inutile vaccinarsi contro il Sars CoV-2 perché il virus è già mutato e il vaccino è inefficace: FALSO. Non vi è alcuna evidenza al momento che la mutazione del virus rilevata nel Regno Unito possa avere effetti sull’efficacia della vaccinazione. I vaccini determinano la formazione di una risposta immunitaria contro molti frammenti della proteina cosiddetta Spike, quella, per intenderci, prodotta dal virus per attaccarsi alle cellule e infettarle. Quindi anche se ci fosse stata una mutazione in alcuni frammenti della proteina Spike è improbabile che possa essere sufficiente a rendere il vaccino inefficace.

Il vaccino è inutile perché l’immunità dura solo poche settimane: FALSO. La protezione indotta dai vaccini, sulla base dei dati emersi durante le sperimentazioni, durerà alcuni mesi. Solo quando il vaccino sarà somministrato a larghe fasce di popolazione sarà possibile verificare se l’immunità durerà un anno, come accade con l’influenza, più anni, come accade con la vaccinazione anti-pneumococcica o se sarà necessario sottoporsi a richiami.

Il vaccino è inutile perché non uccide il virus e non ferma l’epidemia: FALSO. Lo scopo del vaccino è quello di attivare il sistema di difesa dell’organismo contro il virus in modo che qualora dovesse venirne in contatto sia già pronto ad aggredirlo e renderlo inefficace”.

Dopo la vaccinazione potrò finalmente evitare di indossare la mascherina e potrò incontrare parenti e amici in libertà: FALSO. Anche dopo essersi sottoposti alla vaccinazione bisognerà continuare a osservare misure di protezione nei confronti degli altri, come la mascherina, il distanziamento sociale e il lavaggio accurato delle mani. Ciò sarà necessario finché i dati sull’immunizzazione non mostreranno con certezza che oltre a proteggere sé stessi il vaccino impedisce anche la trasmissione del virus ad altri.


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Eseguito per la prima volta su scala nazionale nei laboratori di emodinamica della cardiologia dell’ospedale Sant’Andrea di Vercelli il primo intervento al cuore senza “bisturi” di chiusura percutanea dell’auricola sinistra sfruttando un filtro di protezione embolica cerebrale. Questa tecnica rappresenta una valida alternativa all’utilizzo di farmaci che consentono di evitare il formarsi di trombi.

Un filtro speciale per proteggere il cervello dal rischio di ictus. Nei giorni scorsi – presso la cardiologia del Sant’Andrea di Vercelli – è stato eseguito il primo intervento al cuore senza “bisturi” di chiusura percutanea dell’auricola sinistra sfruttando un filtro di protezione embolica cerebrale che non era mai stato utilizzato prima in Italia.

La procedura è stata eseguita su un paziente di 84 anni che a 48 ore dall’intervento è tornato a casa in buone condizioni cliniche. L’intervento eseguito nelle nuova sala di emodimanica  ha coinvolto una equipe multidisciplinare di emodinamisti, ecografisti ed elettrofisiologi.

L’auricola è una sorta di diverticolo dell’atrio sinistro; quest’ultimo è la  principale sede di formazione di trombi nei pazienti con fibrillazione atriale. La fibrillazione atriale è un’aritmia molto frequente, con una incidenza crescente con l’invecchiamento della popolazione. Il pericolo maggiore di questo disturbo del ritmo cardiaco è appunto la formazione di trombi, soprattutto in auricola. È rischioso perché  da questa sede i trombi possono andare ad occludere le arterie cerebrali che forniscono sangue al cervello determinando un possibile ictus cerebrale con esiti spesso invalidanti e talora fatali”.

“Si tratta di un intervento – che si esegue senza bisturi, attraverso la vena femorale; da qui viene fatto passare un device (una sorta di tappo) che raggiunge l’auricola e determina una barriera all’ingresso della stessa auricola occludendola. Ciò impedisce la formazione del trombo ed è efficace nella prevenzione dell’ictus cerebrale. Il filtro di protezione embolico cerebrale posizionato nell’aorta filtra il sangue che va al cervello. In questo specifico caso siamo riusciti a catturare un coagulo che avrebbe generato  sicuramente un ictus al paziente”.

Questa tecnica, evidenzia la nota, rappresenta una valida alternativa all’utilizzo di farmaci che consentono di evitare il formarsi di trombi (terapia anticoagulante) specie in quelle categorie di pazienti che non possono assumerla.


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Sequestrati 1,3 milioni di mascherine. Inoltre sono stati bloccati igienizzanti e saponi per un valore di oltre 750 mila euro, immessi in commercio sebbene privi di registrazione e di indicazioni in lingua italiana.

Nell’ambito delle iniziative predisposte dai Carabinieri dei NAS per fronteggiare potenziali illeciti durante l’attuale emergenza sanitaria, una particolare attenzione è stata dedicata ai controlli sulla regolarità delle attività commerciali e distributive di dispositivi medici e di destinazione d’uso sanitario. Le verifiche hanno interessato anche i flussi commerciali di importazione, al fine di intercettare articoli e presidi medici introdotti irregolarmente sul territorio nazionale e privi delle caratteristiche di sicurezza.

Nel corso dell’ultima settimana, i NAS hanno individuato e sequestrato un milione e 320 mila mascherine di varie categorie, da quelle chirurgiche fino ai dispositivi di protezione individuale (come FFP2-3), risultate irregolari, prive delle caratteristiche dichiarate dai produttori e venditori e oggetto di importazione con modalità non consentite. Inoltre sono stati bloccati igienizzanti e saponi per un valore di oltre 750 mila euro, immessi in commercio sebbene privi di registrazione e di indicazioni in lingua italiana. A causa di tali violazioni sono state deferite all’Autorità giudiziaria 16 persone e sanzionate amministrativamente ulteriori 40 per complessivi 100 mila euro.

I prodotti sequestrati, quali dispositivi facciali, igienizzanti e altri prodotti a destinazione sanitaria, se posti in commercio, avrebbero determinato un indebito profitto economico di oltre 4,5 milioni di euro.

Tra gli interventi, il NAS di Cremona ha eseguito, proprio negli ultimi giorni, il sequestro preventivo di 800.000 mascherine di tipo chirurgico, il cui valore commerciale si attesta a 3 milioni di euro. Il provvedimento è stato eseguito in provincia di Pavia presso il deposito di un’azienda del settore che aveva importato tali dispositivi dalla Repubblica Popolare Cinese, in origine classificati come “mascherine facciali generiche”, successivamente riconfezionate ed etichettate arbitrariamente apponendo la dicitura “presidio medico chirurgico” al fine di immetterle in modo fraudolento nei circuiti della grande distribuzione nazionale. Il NAS di Milano ha accertato la produzione e la commercializzazione di gel per l’igienizzazione delle mani registrato come cosmetico ma al quale erano attribuite caratteristiche antisettiche esclusive dei biocidi.

I Carabinieri operanti hanno preceduto al sequestro di un milione 500 mila bustine monodose, 6.000 flaconi e 58 taniche da 5 litri 2 di prodotto igienizzante, stimato in 700 mila euro di valore commerciale, nonchè al blocco della produzione in attesa della regolarizzazione ed al richiamo delle confezioni già distribuite.

Infine, i Nuclei di Livorno, Bologna, Padova e Firenze, in differenti attività commerciali, hanno sequestrato complessivamente 1.614 dispositivi medici, come saturimetri/ossimetri privi delle certificazioni CE, e kit per esami antigenici rapidi per Covid-19, privi delle indicazioni in lingua italiana e posti in vendita o utilizzati in strutture non autorizzate.


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Il ministro della salute Roberto Speranza: ci dobbiamo fidare dei nostri medici, farmacisti e professionisti sanitari e fare grande attenzione agli acquisti sul web

Durissimo colpo ai gruppi criminali che, ormai da tempo, hanno fatto del mercato della salute (e di quello dei farmaci in particolare) un lucroso terreno di caccia: in una maxioperazione internazionale (nome in codice Shield) coordinata dall’Europol che ha coinvolto 19 Paesi della UE e 9 extra UE e l’Olaf, l’Ufficio europeo antifrode, sono state arrestate 667 persone, sequestrati 25 milioni di medicinali, oscurati 453 siti web, scoperti 10 laboratori clandestini e colpiti duramente 25 gruppi malavitosi dediti ai crimini farmaceutici.

Si tratta della più grande attività condotta contro il pericolosissimo fenomeno della criminalità farmaceutica, resa possibile dalla collaborazione avviata ormai da tempo su scala internazionale, fondata su una cooperazione fattiva e l’organico scambio di informazioni tra gli Stati direttamente toccati dal problema, senza i quali sarebbe altrimenti impossibile individuare, contrastare e  perseguire i traffici illeciti di farmaci contraffatti o provenienti da furti e rapine e il diffusissimo commercio illegale di sostanze dopanti

All’operazione Shield ha partecipato con un ruolo di primo piano  anche il Comando Carabinieri per la Tutela della Salute, che ha fatto parte della cabina di regia che ha condotto la complessa serie di azioni che hanno portato al sostanziale smantellamento di quella che i giornali hanno subito definito “la più grande farmacia abusiva europea di medicine”.

In una nota, i Nas riferiscono i risultati conseguiti dalle varie articolazioni del Comando Carabinieri per la Tutela della Salute nel corso dell’operazione internazionale, svoltasi nel corso del 2020, con l’esecuzione di 220 attività ispettive e di controllo sul territorio nazionale, l’apertura di 166 tra procedimenti giudiziari e amministrativi e un totale di 13 arresti e 485 segnalazioni alle competenti autorità. Nel nostro  Paese i militari hanno sequestrato 62.000 confezioni e 1,5 milioni di unità di medicinali a uso umano (compresse, fiale, iniettabili, polveri) che i venditori sostenevano avere proprietà terapeutiche, antibiotiche e antinfiammatorie efficaci contro il coronavirus. Sono stati rinvenuti e posti sotto sigillo, inoltre, due milioni di mascherine, guanti, kit protettivi e altri dispositivi di protezione individuale, nonché test diagnostici e liquidi igienizzanti, non conformi o importati illegalmente da paesi esteri. Sono state aperte 166 indagini, tra quelle penali e quelle amministrative. Tredici gli arresti. Il valore della merce è di 6,5 milioni di euro.

“I timori del cittadino rispetto alla diffusione del Covid” si legge in una nota del Nas “alimenta la ricerca frenetica di rimedi fai da te in rete”. Per questo sono stati oscurati 132 siti web, tutti con server posti all’estero e con gestori fittizi. Di questi, 112 vendevano farmaci a base di idrossiclorochina, clorochina, lopinavier, azitromicina che attualmente sono autorizzati solo per la sperimentazione clinica.

“La lotta al Covid-19 si fa anche contrastando la produzione e vendita illegale di farmaci e mascherine” ha commentato il ministro della salute Roberto Speranza, che ha diramato un comunicato per “ringraziare i nostri Carabinieri Nas, che in collaborazione con Europol, hanno stroncato un imponente traffico internazionale di falsi. Su medicinali e dispositivi di protezione ci dobbiamo fidare dei nostri medici, farmacisti e professionisti sanitari e fare grande attenzione agli acquisti sul web”.


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Ha rischiato la vita per le complicanze determinate dall’infezione da Coronavirus: a salvare un dodicenne è stato il lavoro di una equipe multidisciplinare del Meyer. Ora, dopo quattordici giorni trascorsi in rianimazione e una degenza nel reparto di pediatria, il piccolo paziente ha potuto fare ritorno a casa, finalmente guarito.

“È la prima volta, dall’inizio dell’emergenza epidemiologia da Coronavirus, che il personale sanitario del Meyer si trova a fronteggiare un caso di tale gravità: di solito, infatti, il virus colpisce in modo più lieve bambini e adolescenti. Nel caso del dodicenne, invece l’infezione ha scatenato un gravissimo quadro infiammatorio, che in termini tecnici è definito Pims”, spiega una nota dell’ospedale pediatrico. La Pims, illustra la nota, è una sindrome di infiammazione multi-sistemica correlata all’infezione da Sars-Cov-2 identificata nell’età pediatrica. Si tratta di una sindrome infiammatoria, provocata da una vera e propria tempesta di citochine, proteine che regolano la risposta immunitaria dell’organismo e che sono responsabili di una delle complicanze più temute di questa infezione. “Una condizione del tutto imprevedibile e inaspettata, anche perché il paziente non soffriva di alcuna patologia pregressa”, precisa la nota.

Il ragazzino è arrivato al Meyer trasferito dal pronto soccorso di un altro ospedale: un quadro di shock con insufficienza renale ha convinto i medici che lo avevano in cura a disporre con urgenza il trasferimento presso la Rianimazione dell’Ospedale pediatrico fiorentino. Al Meyer è arrivato cosciente, ma l’aggravamento delle sue condizioni è stato improvviso e rapidissimo.

Le sue condizioni sono apparse subito gravissime, per la presenza di un’insufficienza multi-organo che ha compromesso prima la funzionalità dei reni, poi del sistema cardiocircolatorio, dei polmoni e dell’apparato gastroenterico.

Il paziente, affidato alle cure degli operatori della Rianimazione, è stato intubato e supportato nelle sue funzioni vitali. Al lavoro, oltre agli specialisti delle cure intensive, un team multidisciplinare composto da infettivologi, reumatologi, cardiologi e nefrologi.

“Per giorni si è temuto il peggio”, riferisce la nota del Meyer, “anche perché le condizioni del paziente non davano segni di miglioramento. Non è stato facile mettere a punto una terapia adeguata, anche per la mancanza di una casistica pediatrica sufficientemente ampia da fornire indicazioni univoche e sicure sulla cura da adottare”.

In questo senso, sottolinea il Meyer, “si è rivelata utile l’appartenenza a network nazionali e internazionali e il confronto tra specialisti pediatrici, che con l’espandersi dell’epidemia hanno condiviso le loro conoscenze. Nel caso del bambino, è stato efficace l’utilizzo di un farmaco inibitore della Interleuchina-1, di solito usato in gravi patologie autoimmuni, insieme ad altre terapie anti-infiammatorie (immunoglobuline e cortisone)”.


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In undici giorni, dall’inizio di novembre, a Pisa sono stati effettuati 12 trapianti di fegato: Chirurghi, Anestesisti e Infermieri hanno lavorato pressoché senza interruzioni e senza cancellare o rimandare le altre attività chirurgiche programmate.

“Un risultato non nuovo – precisa la nota dell’Aoup – per le unità operative Chirurgia epatica e del trapianto di fegato e Anestesia e rianimazione trapianti, ma particolarmente significativo in questa fase di riacutizzazione della pandemia, che sta costringendo tanti ospedali italiani a ridurre la propria attività chirurgica per dedicare spazi e risorse ai pazienti Covid”.

I trapianti sono stati eseguiti nell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana, ma tutto il sistema sanitario regionale toscano è stato coinvolto. Gli organi sono stati donati da cittadini toscani e gli espianti sono stati effettuati a Firenze (Ospedale Santa Maria Annunziata e Careggi), Siena, Piombino, Prato, Pisa e Livorno. A testimonianza del ruolo nazionale svolto dall’Organizzazione Toscana Trapianti, gli organi sono stati trapiantati a pazienti residenti in Toscana, Liguria, Umbria, Puglia e Campania.

“Questi risultati dimostrano la capacità di non tralasciare in alcun modo la mission precipua dell’azienda: nonostante l’impatto della pandemia sappiamo mantenere in totale efficienza le reti tempo-dipendenti e l’attività trapiantologica, continuando a ricoprire un ruolo centrale nella Sanità regionale e nazionale”.


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