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Nel documento si ribadisce che attualmente non c’è un’epidemia di meningite in Italia. La diffusione della meningite in generale è bassa ed è rimasta costante negli ultimi cinque anni e l’andamento dei casi riscontrati rispecchia questo trend. IL VADEMECUM

L’Agenzia italiana del Farmaco, il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità hanno realizzato un breve documento di domande e risposte sulla meningite e sulle vaccinazioni disponibili e necessarie.

Nel documento si ribadisce che attualmente “non c’è un’epidemia di meningite in Italia”. La diffusione della meningite in generale “è bassa ed è rimasta costante negli ultimi cinque anni e l’andamento dei casi riscontrati rispecchia questo trend”.

I bambini piccoli e gli adolescenti, ma anche i giovani adulti, sono a rischio più elevato di contrarre infezione e malattia. Per quanto riguarda il sierogruppo B, la maggior parte dei casi si concentra fra i bambini più piccoli, al di sotto dell’anno di età.

Il vaccino pertanto va somministrato solo alle fasce di popolazione raccomandate e a rischio per mantenere alta la protezione individuale e collettiva dalla malattia. Nel caso di soggetti adulti sani la vaccinazione non è necessaria.

È importante seguire il calendario vaccinale e consultare sempre il proprio medico in merito all’opportunità e alle tempistiche delle vaccinazioni.


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Il numero complessivo di donatori di organi sfiora quota 1.600, il più elevato sinora rilevato. I pazienti trapiantati aumentano di oltre 400 con un incremento del 13% e 3.736 trapiantati, calano le liste di attesa per rene e polmone. Ancora ampio il gap tra Nord e Sud Italia. L’obiettivo ora è quello di diminuire le opposizioni alla donazioni, stabili al 30%.

Un anno da record, con italiani sempre più generosi e un sistema sempre più efficiente. È quanto racconta l’Italia dei trapianti che ha chiuso il 2016 con un bilancio dal segno decisamente positivo. L’attività di donazione ha avuto un’impennata, mai rilevata. Il numero complessivo di donatori di organi, da cadavere e da vivente, sfiora quota 1.600: un +7,5% rispetto al 2015, frutto di incrementi registrati sull’intero territorio nazionale. È aumentato anche il numero dei donatori utilizzati: +11,5%; una crescita indicativa del miglioramento delle performance delle attività di trapianto.

Numeri da record anche per i trapianti da cadavere e da vivente: in totale 409 in più rispetto al 2015 con un incremento rispetto all’anno precedente del 13%, il maggiore aumento mai osservato (si passa dai 3.327 del 2015 a 3.736 del 2016). In particolare è cresciuto il numero dei trapianti da cadavere: rispetto al 2015 sono stati effettuati 441 trapianti in più (da 3.002 a 3.443). Ma nonostante gli aumenti registrati in Campania, Sicilia e Puglia e i livelli del Lazio, ormai sulla media nazionale, la differenza tra Nord Sud rimane ancora evidente.

Sono questi i dati preliminari del Report 2016 del Centro nazionale trapianti presentati questa mattina al ministero della Salute dal Direttore Nanni Costa che ha rivolto un ringraziamento alla rete trapianti e ai rianimatori “che hanno portato avanti un’attività straordinaria, anche in questi ultimi giorni dell’anno”. I dati snocciolati indicano come anche le opposizioni, rimaste sostanzialmente stabili (30%) inizino a mostrare piccoli segnali di retrocessione: -0,2%. Soprattutto diminuiscono le liste di attesa per rene (-4,6%) e polmone (-7,7%). Stabile la lista per un trapianto di fegato, mentre cresce quella del cuore per l’uso dei cuori artificiali che incrementano la platea dei pazienti “trapiantabili”.

Soddisfatta dei dati emersi il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin che ha sottolineato l’intenzione del Governo di proseguire e incentivare le campagne di sensibilizzazione soprattutto per colmare il divario tra Nord e Sud: “Dobbiamo penetrare sempre di più nei vari strati di queste popolazioni per sensibilizzarli sull’importanza della donazione”.

“Un anno che archiviamo sicuramente come positivo e già con degli obiettivi chiari per il prossimo” ha commentato a Quotidiano Sanità il Direttore del Centro Nazionale Trapianti Alessandro Nanni Costa. “Nel quadro europeo l’Italia è sicuramente un’eccellenza nel settore trapianti, ma non siamo qui per sbandierare classifiche – ha affermato – il nostro obiettivo è lavorare per migliore ancora di più i risultati straordinari che abbiamo ottenuto nel 2016. Da quindici anni in Italia non si assisteva ad un aumento di questo tipo. In generale abbiamo registrato un aumento di attività della rete con più di 400 trapianti da cadavere. Significativa la contrazione delle liste d’attesa per il trapianto di rete e del polmone: spaziamo quindi da un percorso di stabilità verso una riduzione dei tempi di attesa. Tutto questo è il risultato di un lavoro di squadra. Uno sforzo continuativo portato avanti con le Regioni, molte sono infatti cresciute ed è aumentata e migliorata l’attività dei coordinamenti e il numero delle segnalazioni. Anche i primi giorni del 2017 confermano questo trend. Ci sono poi gli importanti risultati della catena samaritana che si è conclusa in questi giorni. Insomma, un anno straordinario”.

Record di donazioni e trapianti. Il numero complessivo di donatori di organi organi sia da cadavere che da vivente sfiora quota 1.600: sono 1.596 le donazioni del 2016 di contro le 1.489 del 2015. I donatori utilizzati dopo accertamento di morte superano per la prima volta quota 1.300. “Si registriamo, finalmente – sottolinea il Cnt – diverse donazioni dopo accertamento di morte con criteri cardiocircolatori, cioè con una modalità che potrebbe ulteriormente sviluppare le donazioni ed i trapianti in Italia, come sta avvenendo nelle principali nazioni europee”. A livello nazionale i pazienti trapiantati aumentano di oltre 400 unità portandosi a quota 3.736 (3.327 nel 2015). Si tratta del maggiore numero e del maggiore incremento mai osservato, pari al 13 % rispetto all’anno precedente.

Sono 4 gli ospedali nei quali si concentra la più alta attività di trapianto, ha ricordato Nanni Costa: il San Matteo di Padova, le Molinette di Torino, il Sant’Orsola a Bologna e il Niguarda a Milano. Insieme effettuano un terzo di tutti i trapianti in Italia, ma in generale c’è un fenomeno di concentrazione in dieci ospedali che fanno il 50% dei trapianti.

Gli aumenti di trapianti interessano tutti gli organi. In totale sono stati effettuati 2.086 trapianti di rene (1813 da cadavere e 273 da vivente) erano 1.882 nel 2015. Quelli di fegato sono passati da 1.094 nel 2015 a 1.235 nel 2016 (1.215 da cadavere e 20 da vivente). Sono stati effettuati 267 trapianti di cuore (246 nel 2015), 154 di polmone (112 nel 2015) e 69 di pancreas (50 nel 2015).

Liste d’attesa stabili, ma diminuiscono quelle per il rene e il polmone. In totale sono 8.856 le persone che aspettano un ricevere un organo. la maggior parte attende di ricevere un rene (6.598), mentre sono 1.041 i pazienti in lista per il fegato, 742 per il cuore e 346 per il polmone. In generale i dati disegnano una situazione statica delle liste di attesa. Ma per la prima volta la lista del rene e quella del polmone appaiono non solo stabili, ma in diminuzione rispetto all’anno precedente. La riduzione della lista del rene è pari a 300 pazienti. La lista fegato appare stabile, mentre l’incremento della lista cuore va considerato in relazione all’uso dei cuori artificiali che incrementano la platea dei pazienti “trapiantabili”.
“È la prima volta che in Italia vediamo un dato di questo tipo – sottolinea Nanni Costa – sinora osservato solo in Spagna. Va visto come un risultato importante ed una concreta speranza in più per i nostri pazienti in lista”.

Bene l’andamento dei donatori di staminali emopoietiche (midollo osseo). Gli iscritti al Registro italiani donatori midollo osseo sono stati 498mila contro i 469mila del 2015. Bene anche i trapianti di cellule staminali emopoietiche: siamo primi/secondi in europa per milione di abitanti.

La Catena samaritana. Si è conclusa l’ultima catena samaritana sviluppata tra dicembre 2016 e gennaio 2017 che a caduta ha coinvolto 5 coppie di donatore/ricevente incompatibili tra loro. Il samaritano del 2016 è un panettiere di Vicenza che si collegato telefonicamente nel corso della conferenza stampa di presentazione dei dati. La sofferenza di un suo cliente in dialisi da anni lo ha spinto a donare il proprio rene, mosso anche dal convincimento che “si può vivere anche con un rene solo. Quindi, anche perché no!”. Ma se sa catena samaritana si è conclusa presto ci saranno altri due samaritani che arriveranno dalla Sicilia e sempre da Vicenza.


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L’influenza di quest’anno fa più paura: il virus ha cominciato a colpire in netto anticipo rispetto alle stagioni precedenti, con maggiore aggressività, e non risparmia gli anziani, tra i quali anzi si contano già 31 casi gravi e 4 decessi.

E’ un primo bilancio stilato dagli epidemiologi Caterina Rizzo e Antonino Bella, dell’Istituto superiore di sanità, sulla base dei dati della rete di monitoraggio InfluNet. Questa stagione, scrivono i ricercatori, presenta alcune peculiarità: è giunta in anticipo di circa 3 settimane, si accompagna a un’impennata delle sindromi simil-influenzali e ha un’elevata incidenza tra i soggetti di età pari o superiore ai 65 anni. In tutte le Regioni, in particolare, la fase epidemica è esplosa nell’ultima settimana del 2016, ovvero in largo anticipo rispetto agli anni passati.

Nello specifico, dall’inizio della sorveglianza sono stati registrati 1.947.000 casi in tutta Italia, per un’incidenza di 10,12 casi per mille assistiti tra il 26 dicembre e il 1 gennaio (nella passata stagione si raggiungeva a malapena i 2 casi per mille assistiti). Ad alimentare la crescita, come ogni anno, i contagi tra i bimbi sotto i cinque anni, con 27,6 casi per mille assistiti. Ma l’incidenza aumenta soprattutto tra gli individui di età pari o superiore a 65 anni, tra i quali si sono registrati 6,34 casi per mille assistiti, il doppio rispetto alla settimana precedente (3,32). Dall’inizio della sorveglianza sono 31 i casi gravi di influenza confermata, 4 dei quali hanno portato al decesso del paziente. L’età mediana dei casi segnalati è di 67 anni (range 3-88) e il 61% ha più di 65 anni. L’83% dei casi gravi e dei decessi presenta almeno una patologia cronica preesistente. Nella maggior parte dei casi gravi è stato isolato il virus A/H3N2 (58%) seguito dal virus A/H1N1pdm09 (16%) e tutti i decessi sono stati causati dal virus A/H3N2. I dati relativi all’eccesso di mortalità in Italia per tutte le cause rientrano nell’atteso e non mostrano finora il superamento delle soglie di allerta.

«E’ molto importante ricordare» spiegano gli scienziati «che durante le stagioni influenzali dominate dal virus A/H3N2 vengono colpiti da forme severe di influenza soprattutto gli anziani e i soggetti a rischio; queste persone, quindi, devono mettere in atto misure personali di protezione (non farmacologiche) utili per ridurre la trasmissione del virus dell’influenza: lavaggio delle mani (in assenza di acqua, usare gel alcolici) buona igiene respiratoria (coprire bocca e naso quando si starnutisce o tossisce, trattare i fazzoletti e lavarsi le mani) isolamento volontario delle persone con malattie respiratorie febbrili, uso di mascherine da parte delle persone con sintomatologia influenzale quando si trovano in ambienti sanitari (ospedali)».


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Un pisolino di un’ora dopo pranzo può essere un “toccasana” per il cervello. Soprattutto a una certa età.

I pensieri diventano più nitidi, le funzioni a livello mentale migliorano e così anche la capacità di prendere decisioni, obiettivi chiave mano a mano che si invecchia. Gli stessi effetti non si hanno ne’ dormendo meno ne’ di più.

Emerge da uno studio della Johns Hopkins University, nel Maryland, pubblicato su Journal of the American Geriatrics Society. Lo studio ha preso in esame circa tremila adulti cinesi (2974 per la precisione), dai 65 anni in su.

Circa il 60% ha riferito di fare un pisolino dopo pranzo, di una durata variabile tra i 30 e i 90 minuti, con la maggioranza che dormiva per circa un’ora. Sui partecipanti allo studio sono stati effettuati dei test. E’ stato chiesto loro quale fosse la data del giorno, la stagione dell’anno e si sono dovuti cimentare nella soluzione di alcuni problemi di matematica di base. Inoltre, sono stati invitati a memorizzare e ricordare delle parole, a copiare i disegni di figure geometriche semplici ed è stato chiesto loro che abitudini avessero in fatto di pisolini dopo pranzo e sonno notturno.

Dai risultati è emerso che coloro che facevano un pisolino di un’ora riuscivano meglio nei test che misuravano le capacità a livello mentale rispetto a chi dopo pranzo non dormiva per nulla. Non solo: dormire un’ora dava una marcia in più a livello mentale rispetto a chi dormiva un po’ meno o di più. Inoltre, le persone che non avevano l’abitudine al sonnellino pomeridiano, coloro che dormivano più a lungo o di meno, sperimentavano un declino nelle capacità mentali da quattro a sei volte maggiore rispetto a chi dormiva un’ora, lo stesso declino che ci si aspetta possa essere causato da un invecchiamento di cinque anni.

ANSA


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Si è concluso il concorso per l’assegnazione di 2.094 posti a tempo indeterminato per altrettanti infermieri in Toscana. I vincitori saranno assunti nei prossimi tre anni. La graduatoria è consultabile online.

Hanno cominciato l’anno con una buona notizia i 2.094 infermieri che, nei prossimi tre anni, potranno finalmente realizzare il sogno di un contratto a tempo indeterminato. Dopo quasi otto mesi di attesa, infatti, si è concluso,  il concorso pubblico indetto nell’aprile 2016 da Estar.

Il bando ha riscosso una grande partecipazione: sono stati 12.826 i candidati che si sono presentati alla preselezione dello scorso 21 giugno nei palasport di Firenze, Livorno e Siena. Sono stati ammessi alla prova scritta e pratica 2.554 candidati. Si sono presentati a Firenze il 5 ottobre scorso 2.418 infermieri per la prova scritta e pratica di cui 2.160 sono stati ammessi alla prova orale, iniziata nel mese di dicembre e conclusa il giorno 19 con la consegna dei verbali da parte della Commissione esaminatrice.

“Prima di tutto i miei complimenti ai 2.094 vincitori di concorso – ha detto l’assessore a Diritto alla salute, sociale e sport Stefania Saccardi – Saranno loro le nuove leve che comporranno e daranno mano al sistema sanitario toscano, per rafforzarlo e confermare e accrescere i suoi livelli di qualità e eccellenza. Il concorso, la cui graduatoria sarà la base per le assunzioni di infermieri nei prossimi tre anni, si affianca poi all’impegno in corso per la stabilizzazione dei precari. Insieme contribuiranno a dare maggiore efficienza e operatività al nostro sistema sanitario, migliorandolo ulteriormente”.


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Cresce ancora nell’ultima settimana dell’anno il numero di casi influenzali con un forte aumento dell’attività virale. Soprattutto tra i bambini ma anche tra gli adulti. Tra gli anziani nell’ultima settimana di rilevazione del 2016 l’incidenza è raddoppiata rispetto alla settimana precedente.

Che quest’anno l’influenza fosse più dura del solito si era già visto guardando i dati dell’ultima rilevazione prima di Natale. Con un numero di casi quasi doppio rispetto all’anno precedente nel periodo di osservazione del sistema InfluNet dell’Istituto superiore di sanità che parte ogni anno a metà ottobre e monitora settimanalmente l’andamento dei casi sulla base di un sistema di medici sentinella presente in tutte le Regioni.

Con i dati dell’ultima settimana dell’anno la situazione è ulteriormente peggiorata rispetto alla stagione influenzale precedente: dallo scorso ottobre al 1 gennaio 2017 i casi stimati complessivi sono 1.947.000 rispetto ai 674.500 dello stesso periodo. Vale a dire il 188% in più. E solo nell’ultima settimana di rilevazione (la 52ª) i casi stimati sono stati 613.700 rispetto ai soli 115.900 della stessa settimana del 2015, cioè cinque volte di più (vedi tabella a fondo pagina).

Il livello di incidenza dell’influenza ha raggiunto 10,12 casi per mille assistiti e la fascia di età maggiormente colpita è quella dei bambini al di sotto dei cinque anni in cui si osserva un’incidenza pari a circa 27,60 casi per mille assistiti e quella tra 5 e 14 anni con un’incidenza del 14,19. Nella fascia 15-64 anni l’incidenza è del 9,28 e tra gli individui di età pari o superiore a 65 anni scende invece a 6,34 casi per mille assistiti.

In tutte le Regioni italiane è iniziato il periodo epidemico. Ma in Piemonte, Val d’Aosta, P.A. di Trento, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania e Basilicata si osserva un’incidenza pari o superiore a 10 casi per mille assistiti, anche se l’Iss avverte che l’incidenza osservata in alcune regioni è fortemente influenzata dal ristretto numero di medici e pediatri che hanno inviato, al momento, i loro dati. In altre parole se le segnalazioni fossero omogenee in tutta Italia i casi segnalati sarebbero probabilmente ancora di più.


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Lo prevede un decreto pubblicato sulla Gazzetta del 2 gennaio. Vietati la prescrizione al medico e l’allestimento al farmacista di preparazioni magistrali a scopo dimagrante contenenti diversi principi attivi. Limitazioni a scopo cautelativo anche per le preparazioni contenenti principi attivi finora noti per essere impiegati nelle preparazioni galeniche a scopo dimagrante per le quali non esistano evidenze scientifiche sulla loro sicurezza. I precedenti divieti, riferiti ad altre 10 sostanze, risalgono al 2015.

Nuova stretta di vite del Ministero della Salute contro le sostanze dimagranti ritenute pericolose per la salute. I primi divieti risalgono al 2015 quando con quattro distinti decreti (maggio, luglio, agosto e dicembre)  erano state messe al bando 10 sostanze il cui uso veniva vietato per le preparazioni galeniche ai fini dimagranti.

Ora, con il decreto datato 22 dicembre 2016 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 2 gennaio 2017, il Ministero amplia la rosa delle sostanze precluse al farmacista nelle sue preparazioni ai fini dimagranti ad altre 40 sostanze. Il divieto riguarda, oltre all’allestimento, anche la prescrizione delle stesse da parte del medico.

Ecco i 40 principi attivi vietati, tra i quali molte sostanze comuni:
– sertralina;
– buspirone;
– acido ursodesossicolico;
– pancreatina f.u. ix ed.;
– 5-idrossitriptofano;
– te’ verde e.s. caffeina;
– citrus aurantium e.s. sinefrina;
– fucus e.s. iodio totale;
– tarassaco e.s. inulina;
– aloe e.s. titolato;
– boldo e.s. boldina;
– pilosella e.s. vitex;
– teobromina;
– guarana’ e.s. caffeina;
– rabarbaro e.s. reina;
– finocchio e.s.;
– cascara e.s. cascarosidi;
– 1-(beta-idrossipropil) teobromina;
– acido deidrocolico;
– bromelina;
– caffeina;
– cromo;
– d-fenilalanina;
– deanolo-p-acetamido benzoato;
– fenilefrina;
– fucus vesciculosus estratto secco;
– L-(3 acetiltio-2(S)-metil propionil)-L-propil-L-fenilalanina;
– senna;
– spironolattone;
– teobromina;
– L-tiroxina;
– triiodotironina;
– zonisamide;
– naltrexone;
– oxedrina;
– fluvoxamina;
– idrossizina;
– inositolo;
– L-carnosina;
– slendesta.

Il decreto specifica inoltre che è fatto divieto ai medici di prescrivere e ai farmacisti di eseguire preparazioni magistrali contenenti i suddetti principi attivi in combinazione associata tra loro  e che è inoltre vietato ai medici di prescrivere e ai farmacisti di allestire per il medesimo paziente due o più preparazioni magistrali singole contenenti uno dei principi attivi sopra elencati.

Fatti poi salvi i divieti e le limitazioni vigenti alla data di entrata in vigore del presente decreto, a scopo cautelativo viene inoltre fatto divieto ai medici di prescrivere e ai farmacisti di eseguire preparazioni magistrali contenenti principi attivi finora noti per essere impiegati nelle preparazioni galeniche a scopo dimagrante, per i quali non esistono studi e lavori apparsi su pubblicazioni scientifiche accreditate in campo internazionale che ne dimostrino la sicurezza in associazione.

La Fofi chiede incontro urgente a Ministero, Aifa e Iss. Tenuto conto della rilevanza della tematica, la Federazione degli Ordini dei Farmacisti ha ritenuto opportuno chiedere al Ministero della salute, all’AIFA e all’Istituto Superiore di Sanità di attivare, con urgenza, un momento di confronto, per approfondire alcuni aspetti tecnici.


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Bebe Vio si è presentata negli ambulatori dell’ospedale di Monselice (Padova) per vaccinarsi contro la meningite (vaccino quadrivalente).

Assieme a lei si sono sottoposti alla profilassi anche il papà, Ruggero, la mamma, Teresa, e i fratelli Nicolò e Sole. Immancabile il selfie “di famiglia” subito pubblicato sui social per sensibilizzare sull’importanza della vaccinazione.

«Non sono nessuno per obbligare qualcuno a vaccinarsi, non sono un medico né niente – ha spiegato la campionessa paralimpica di scherma, colpita da meningite all’età di 11 anni – sono solo una persona che crede nei vaccini e desidero consigliare tutti a informarsi veramente sulla loro utilità, sui rischi e sui vantaggi su tutte le piattaforme, ma quelle vere, siti veri, non solo sui social, che non valgono niente. Sono stata qui oggi per portare le persone ad informarsi».

Nelle prossime settimane Bebe tornerà a Monselice per la vaccinazione contro l’ultimo ceppo di meningite (B).

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Iscriversi in palestra è uno dei propositi più “gettonati” per il nuovo anno, ma in molti casi dopo l’entusiasmo iniziale si finisce per non andarci più. Una delle ragioni per le quali continuare a insistere nell’attività fisica per tanti è così difficile potrebbe risiedere nel fatto che l’inattività è come un circolo vizioso: più si è inattivi più diminuisce il desiderio di muoversi, e il peso in eccesso accumulato magari durante le feste c’entra solo fino a un certo punto, contano di più alcuni meccanismi interni al cervello.

Emerge da una ricerca del National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases, parte dei National Institutes of Health americani, pubblicata su Cell Metabolism. Dei topi sono stati divisi in due gruppi: uno nutrito con una dieta standard, l’altro con una dieta ricca di grassi per 18 settimane. A partire dalla seconda settimana, i topolini che avevano seguito una dieta non sana sono aumentati di peso e dalla quarta settimana hanno iniziato a muoversi di meno e più lentamente. I roditori hanno iniziato a muoversi meno già prima di mettere su la maggior parte del peso in eccesso e questo ha suggerito che i chili in più non erano responsabili del mancato movimento.

Da qui allora l’ipotesi, legata a quanto osservato su topi con il morbo di Parkinson, di possibili disfunzioni a livello cerebrale nel sistema della dopamina, collegata ad esempio al piacere e alla felicità.

Approfondendo, gli studiosi hanno così verificato che nei topi con peso in eccesso e inattivi vi era effettivamente deficit di un recettore della dopamina noto come D2. «Ci sono probabilmente altri fattori coinvolti, ma il deficit di D2 è sufficiente a spiegare la mancanza di attività» spiega Danielle Friend, prima autrice dello studio.

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L’intervento è stato necessario a causa di una grave perforazione intestinale: questa ha costretto i medici di un altro ospedale lombardo (in cui il piccolo è nato) a inviarlo d’urgenza al Policlinico, che è un riferimento a livello italiano ed europeo per questo tipo di interventi. Ora il bimbo sta bene, e sta affrontando il percorso di assistenza tipico dei bambini nati così prematuri

Un bimbo molto prematuro, che pesa soli 750 grammi, è stato operato con successo alla Fondazione Ca’ Granda Policlinico di Milano durante la notte di Natale. L’intervento è stato necessario a causa di una grave perforazione intestinale: questa ha costretto i medici di un altro ospedale lombardo (in cui il piccolo è nato) a inviarlo d’urgenza al Policlinico, che è un riferimento a livello italiano ed europeo per questo tipo di interventi. Ora il bimbo sta bene, e sta affrontando il percorso di assistenza tipico dei bambini nati così prematuri.

Il piccolo è venuto alla luce alla 25esima settimana di gravidanza, molto prima delle 40 settimane previste normalmente. Il suo peso era di 750 grammi: la metà di 1,5 kg, cioè il limite sotto il quale si parla di “bambini piuma”.

“Il bimbo – spiega Ernesto Leva, direttore della Chirurgia pediatrica del Policlinico di Milano, che ha effettuato l’intervento chirurgico – è nato in un altro ospedale e qui, per una settimana, si è adattato bene alla vita. Poi ha iniziato a sviluppare i sintomi di una grave perforazione intestinale: i colleghi sono stati molto attenti, e hanno capito subito che qualcosa non andava”.

La perforazione intestinale in bimbi così piccoli succede a causa di problemi di circolazione del sangue: il loro intestino è molto immaturo, e questo aumenta il rischio che qualcosa non funzioni correttamente. E’ proprio quello che è accaduto al piccolo e per questo è stato necessario un intervento d’urgenza. Il bimbo è stato subito trasferito al Policlinico di Milano, che dispone di una delle Terapie intensive neonatali più importanti d’Europa e che ha a disposizione specialisti addestrati a trattare casi così delicati. L’intervento è avvenuto nella notte tra il 24 e il 25 dicembre.

“Nonostante fosse la notte di Natale – aggiunge Leva – in Policlinico eravamo già pronti, come se fosse un giorno qualunque. L’operazione è riuscita perfettamente, e questo anche grazie al lavoro di squadra dei chirurghi con i neonatologi, il personale infermieristico e gli anestesisti”.

“Ora sta bene – conclude Fabio Mosca, direttore della Neonatologia e della Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico di Milano – e ha un decorso regolare per un bimbo comunque delicato e che ha bisogno di molte cure. Lo aspetta una degenza lunga, ma grazie all’intervento chirurgico e alle attente cure dei neonatologi tutto si sta risolvendo per il meglio. In futuro lo aspetta una vita assolutamente normale”.


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