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Diffuso il messaggio del Papa per la ricorrenza del prossimo 11 febbraio. “Ogni malato è e rimane sempre un essere umano, e come tale va trattato”. L’invito a trovare “un rinnovato impulso a lottare per il rispetto dell’integralità e della dignità delle persone, anche attraverso un corretto approccio alle questioni bioetiche, alla tutela dei più deboli e alla cura dell’ambiente”.

“Ogni malato è e rimane sempre un essere umano, e come tale va trattato. Gli infermi, come i portatori di disabilità anche gravissime, hanno la loro inalienabile dignità e la loro missione nella vita e non diventano mai dei meri oggetti, anche se a volte possono sembrare solo passivi, ma in realtà non è mai così”. È questo uno dei richiami di Papa Francesco nel messaggio, che sarà diffuso in occasione della XXV Giornata Mondiale del Malato, in programma l’11 febbraio 2017.

Una Giornata che il Papa auspica posso essere l’occasione per “trovare nuovo slancio per contribuire alla diffusione di una cultura rispettosa della vita, della salute e dell’ambiente; un rinnovato impulso a lottare per il rispetto dell’integralità e della dignità delle persone, anche attraverso un corretto approccio alle questioni bioetiche, alla tutela dei più deboli e alla cura dell’ambiente”.

Il messaggio integrale del Pontefice per la XXV Giornata Mondiale del Malato 2017

Cari fratelli e sorelle,

l’11 febbraio prossimo sarà celebrata, in tutta la Chiesa e in modo particolare a Lourdes, la XXV Giornata Mondiale del Malato, sul tema: Stupore per quanto Dio compie: «Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente…» (Lc 1,49). Istituita dal mio predecessore san Giovanni Paolo II nel 1992, e celebrata per la prima volta proprio a Lourdes l’11 febbraio 1993, tale Giornata costituisce un’occasione di attenzione speciale alla condizione degli ammalati e, più in generale, dei sofferenti; e al tempo stesso invita chi si prodiga in loro favore, a partire dai familiari, dagli operatori sanitari e dai volontari, a rendere grazie per la vocazione ricevuta dal Signore di accompagnare i fratelli ammalati. Inoltre questa ricorrenza rinnova nella Chiesa il vigore spirituale per svolgere sempre al meglio quella parte fondamentale della sua missione che comprende il servizio agli ultimi, agli infermi, ai sofferenti, agli esclusi e agli emarginati (cfr Giovanni Paolo II, Motu proprio Dolentium hominum, 11 febbraio 1985, 1). Certamente i momenti di preghiera, le Liturgie eucaristiche e l’Unzione degli infermi, la condivisione con i malati e gli approfondimenti bioetici e teologico-pastorali che si terranno a Lourdes in quei giorni offriranno un nuovo importante contributo a tale servizio.

Ponendomi fin d’ora spiritualmente presso la Grotta di Massabielle, dinanzi all’effige della Vergine Immacolata, nella quale l’Onnipotente ha fatto grandi cose per la redenzione dell’umanità, desidero esprimere la mia vicinanza a tutti voi, fratelli e sorelle che vivete l’esperienza della sofferenza, e alle vostre famiglie; come pure il mio apprezzamento a tutti coloro che, nei diversi ruoli e in tutte le strutture sanitarie sparse nel mondo, operano con competenza, responsabilità e dedizione per il vostro sollievo, la vostra cura e il vostro benessere quotidiano. Desidero incoraggiarvi tutti, malati, sofferenti, medici, infermieri, familiari, volontari, a contemplare in Maria, Salute dei malati, la garante della tenerezza di Dio per ogni essere umano e il modello dell’abbandono alla sua volontà; e a trovare sempre nella fede, nutrita dalla Parola e dai Sacramenti, la forza di amare Dio e i fratelli anche nell’esperienza della malattia.

Come santa Bernadette siamo sotto lo sguardo di Maria. L’umile ragazza di Lourdes racconta che la Vergine, da lei definita “la Bella Signora”, la guardava come si guarda una persona. Queste semplici parole descrivono la pienezza di una relazione. Bernadette, povera, analfabeta e malata, si sente guardata da Maria come persona. La Bella Signora le parla con grande rispetto, senza compatimento.

Questo ci ricorda che ogni malato è e rimane sempre un essere umano, e come tale va trattato. Gli infermi, come i portatori di disabilità anche gravissime, hanno la loro inalienabile dignità e la loro missione nella vita e non diventano mai dei meri oggetti, anche se a volte possono sembrare solo passivi, ma in realtà non è mai così.

Bernadette, dopo essere stata alla Grotta, grazie alla preghiera trasforma la sua fragilità in sostegno per gli altri, grazie all’amore diventa capace di arricchire il suo prossimo e, soprattutto, offre la sua vita per la salvezza dell’umanità. Il fatto che la Bella Signora le chieda di pregare per i peccatori, ci ricorda che gli infermi, i sofferenti, non portano in sé solamente il desiderio di guarire, ma anche quello di vivere cristianamente la propria vita, arrivando a donarla come autentici discepoli missionari di Cristo. A Bernadette Maria dona la vocazione di servire i malati e la chiama ad essere Suora della Carità, una missione che lei esprime in una misura così alta da diventare modello a cui ogni operatore sanitario può fare riferimento. Chiediamo dunque all’Immacolata Concezione la grazia di saperci sempre relazionare al malato come ad una persona che, certamente, ha bisogno di aiuto, a volta anche per le cose più elementari, ma che porta in sé il suo dono da condividere con gli altri.

Lo sguardo di Maria, Consolatrice degli afflitti, illumina il volto della Chiesa nel suo quotidiano impegno per i bisognosi e i sofferenti. I frutti preziosi di questa sollecitudine della Chiesa per il mondo della sofferenza e della malattia sono motivo di ringraziamento al Signore Gesù, il quale si è fatto solidale con noi, in obbedienza alla volontà del Padre e fino alla morte in croce, perché l’umanità fosse redenta. La solidarietà di Cristo, Figlio di Dio nato da Maria, è l’espressione dell’onnipotenza misericordiosa di Dio che si manifesta nella nostra vita – soprattutto quando è fragile, ferita, umiliata, emarginata, sofferente – infondendo in essa la forza della speranza che ci fa rialzare e ci sostiene.

Tanta ricchezza di umanità e di fede non deve andare dispersa, ma piuttosto aiutarci a confrontarci con le nostre debolezze umane e, al contempo, con le sfide presenti in ambito sanitario e tecnologico. In occasione della Giornata Mondiale del Malato possiamo trovare nuovo slancio per contribuire alla diffusione di una cultura rispettosa della vita, della salute e dell’ambiente; un rinnovato impulso a lottare per il rispetto dell’integralità e della dignità delle persone, anche attraverso un corretto approccio alle questioni bioetiche, alla tutela dei più deboli e alla cura dell’ambiente.

In occasione della XXV Giornata Mondiale del Malato rinnovo la mia vicinanza di preghiera e di incoraggiamento ai medici, agli infermieri, ai volontari e a tutti i consacrati e le consacrate impegnati al servizio dei malati e dei disagiati; alle istituzioni ecclesiali e civili che operano in questo ambito; e alle famiglie che si prendono cura amorevolmente dei loro congiunti malati. A tutti auguro di essere sempre segni gioiosi della presenza e dell’amore di Dio, imitando la luminosa testimonianza di tanti amici e amiche di Dio tra i quali ricordo san Giovanni di Dio e san Camillo de’ Lellis, Patroni degli ospedali e degli operatori sanitari, e santa Madre Teresa di Calcutta, missionaria della tenerezza di Dio.

Fratelli e sorelle tutti, malati, operatori sanitari e volontari, eleviamo insieme la nostra preghiera a Maria, affinché la sua materna intercessione sostenga e accompagni la nostra fede e ci ottenga da Cristo suo Figlio la speranza nel cammino della guarigione e della salute, il senso della fraternità e della responsabilità, l’impegno per lo sviluppo umano integrale e la gioia della gratitudine ogni volta che ci stupisce con la sua fedeltà e la sua misericordia.

O Maria, nostra Madre,
che in Cristo accogli ognuno di noi come figlio,
sostieni l’attesa fiduciosa del nostro cuore,
soccorrici nelle nostre infermità e sofferenze,
guidaci verso Cristo tuo figlio e nostro fratello,
e aiutaci ad affidarci al Padre che compie grandi cose.

A tutti voi assicuro il mio costante ricordo nella preghiera e vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

+ Francesco


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Prima il tam tam sui social, poi la notizia ufficiale della pericolosità delle vongole veraci per una concentrazione troppo alta del batterio E-Coli. Ora il ministero della Salute chiarisce: i prodotti dannosi per la salute sono stati ritirati dal mercato.

Le vongole veraci pericolose per la salute sono state già ritirate dal commercio. Dopo l’allerta massima, diramata in tutta Italia, per il consumo dei molluschi che potrebbero contenere il pericoloso batterio Escherichia Coli “oltre i limiti di legge”, arrivano i chiarimenti del ministero della Salute.

“Si precisa che l’allerta, citata dai social – si legge i una nota diffusa dal ministero – si riferisce ad una specifica non conformità – superamento dei limiti di E. Coli – rilevata in una singola area marina di produzione di molluschi, nel corso dei controlli ufficiali effettuati routinariamente dalle ASL. Il prodotto non conforme, peraltro, è già stato oggetto di ritiro dal mercato, misura a tutela della salute dei consumatori”.


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Meglio stare attenti al peso in adolescenza. Un indice di massa corporea (Bmi) alto in questa fase della vita può incidere negativamente sulle funzioni cognitive future, anche se poi magari si dimagrisce.

È quanto emerge da uno studio della Hebrew University-Hadassah Braun School of Public Health and Community Medicine, in Israele, pubblicato sulla rivista Journal of Alzheimer’s Disease.

I ricercatori hanno utilizzato dati di peso e altezza di 507 persone monitorate per oltre 33 anni a partire dall’età di 17. Tra i 48 e i 52 anni gli studiosi hanno sottoposto i partecipanti allo studio a una valutazione cognitiva computerizzata, mentre con diversi metodi è stata valutata la posizione socio-economica. «Abbiamo scoperto che un più alto indice di massa corporea nella tarda adolescenza e che continua sul lungo termine prediceva funzioni cognitive peggiori più tardi nella vita- spiega Jeremy Kark, autore principale della ricerca – è importante sottolineare che questo studio dimostra che l’impatto dell’obesità sulle funzioni cognitive nella mezza età può già cominciare nell’adolescenza, indipendentemente dalle variazioni di Bmi nel corso della vita adulta».

Un elemento protettivo sembra rappresentato da un buono status socio-economico dei ragazzi e dall’altezza, che sembra essere associata a migliori funzioni cognitive.

ANSA


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Comincia a crescere il numero di italiani colpiti dall’influenza: fino ad oggi sono stati già 500mila in meno di due mesi.

Come preannunciato, l’incidenza si conferma «lievemente superiore a quello delle precedenti stagioni influenzali», ma c’è ancora tempo per proteggersi dai virus attraverso il vaccino.

E’ quanto riporta InfluNet, il bollettino di sorveglianza epidemiologica delle sindromi influenzali coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss). Nella settimana dal 28 novembre al 4 dicembre 2016 l’incidenza settimanale (numero di casi per 1.000 assistiti rapportati all’intera popolazione italiana), sono stati circa 115.000, 20mila in più della settimana precedente e per un totale di circa 469.000 casi a partire dall’inizio della sorveglianza stagionale. Il valore dell’incidenza totale è pari a 1,89 casi per mille assistiti. Ma tra i bimbi sotto i 4 anni, la fascia più colpita, si registrano quasi 6 casi su mille. Le regioni con più segnalazioni sono state Piemonte, P.A. di Trento, Emilia-Romagna, Umbria, Marche, Lazio e in Campania, in cui sono stati registrati 3 casi per mille assistiti. Tuttavia, sottolinea il bollettino, «l’incidenza osservata in alcune regioni è fortemente influenzata dal ristretto numero di medici e pediatri che hanno inviato, al momento, i loro dati».

ANSA


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Secondo un nuovo studio statunitense, non esiste un livello sicuro di fumo. Anche fumare una sola sigaretta al giorno può contribuire ad un maggior rischio di decesso, soprattutto per cancro ai polmoni.

Un nuovo studio sostiene che anche i fumatori che consumano molto meno di un pacchetto di sigarette al giorno, sono esposti ad un maggior rischio di decesso precoce rispetto a chi non fuma.

“Non esiste un livello sicuro di fumo”, ha affermato l’autrice principale Maki Inoue-Choi, ricercatrice presso il National Cancer Institute di Rockville, nel Maryland.

“Anche i fumatori che fumavano regolarmente meno di una sigaretta al giorno presentavano una maggiore probabilità di decesso nel nostro studio rispetto a chi non aveva mai fumato”, ha continuato.

Il fumo di tabacco rappresenta un importante problema di salute pubblica e, ogni anno, reclama circa cinque milioni di vite in tutto il mondo, osservano i ricercatori su JAMA Internal Medicine, online il 5 dicembre.

Un crescente numero di fumatori tendono a essere fumatori “leggeri”, consumando meno di un pacchetto di sigarette al giorno, scrivono gli autori. Questo soleva essere il modo in cui le persone diminuivano gradualmente questa abitudine fino a smettere, ma ora è sempre di più un modello che i fumatori seguono per anni.

Per avere un quadro più chiaro degli effetti sulla salute del fumo leggero, i ricercatori hanno monitorato più di 290.000 adulti tra i 59 e gli 82 anni, tra cui più di 22.000 fumatori attuali e più di 156.000 ex fumatori, che hanno completato dei sondaggi nel 2004 e nel 2005.

Nel 2011, rispetto ai soggetti che non avevano mai fumato, gli adulti che avevano fumato regolarmente almeno una parte di una sigaretta al giorno, avevano il 64% di possibilità in più di morire per qualsiasi causa, ha riscontrato lo studio.

Fumare da una a 10 sigarette al giorno è risultato associato all’87% in più delle probabilità di morire per tutte le cause durante lo studio rispetto al non fumare affatto.

In particolare, i decessi per cancro ai polmoni erano più probabili tra i fumatori che tra i non fumatori. Le possibilità di decesso per cancro al polmone erano nove volte più elevate con l’abitudine anche di una sola sigaretta al giorno, mentre fumare fino a 10 sigarette al giorno era legato a un rischio superiore di 12 volte di decesso per cancro al polmone.

Gli ex fumatori stavano meglio quando smettevano da giovani. Per esempio, chi fumava da una a 10 sigarette al giorno e ha smesso dopo i 50 anni presentava il 42% in più di rischio di decesso per tutte le cause durante il periodo di studio rispetto a chi aveva smesso prima.

Un limite dello studio,notano gli autori, risiede nel fatto che i ricercatori stessi si sono affidati ai partecipanti per farsi raccontare accuratamente quanto avevano fumato anche in passato.

Tuttavia, anche così i risultati dovrebbero rafforzare il fatto che anche i fumatori leggeri possono andare incontro a seri problemi di salute con questa abitudine.

“Il messaggio è che tutti i fumatori dovrebbero smettere, anche se fumano solo occasionalmente o pochissime sigarette al giorno”, ha dichiarato Jean-Francois Etter, ricercatore presso l’Università di Ginevra in Svizzera, non coinvolto nello studio.

Lo studio ha anche mostrato un beneficio molto ridotto della riduzione da due pacchetti a mezzo pacchetto al giorno, ha detto Judith Prochaska, ricercatrice presso la Stanford University in California, non coinvolta nello studio.

“I fumatori leggeri spesso sminuiscono il loro uso di tabacco – possono addirittura identificarsi come non fumatori – e possono razionalizzare il loro comportamento come una pratica a basso rischio”, ha continuato.

“I risultati devono forzare i medici ad intervenire con i pazienti che riferiscono qualsiasi livello di uso di tabacco”, ha concluso Prochaska. “Come messaggio motivazionale si può dire che prima le persone smettono di fumare, più avranno benefici in termini di salute mentre gli anni di vita si prolungano”.

Fonte: JAMA Internal Medicine 2016


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L’operazione è stata effettuata dal Nas di Genova e Agenzia Dogana della Spezia. La partita di giocattoli provenienti dalla Cina (ma con marchio CE  poi risultato falso) non rispondeva ai requisiti di sicurezza a causa di una consistente perdita di peli che possono causare problemi se ingeriti

Un’operazione congiunta tra i Carabinieri del N.A.S. di Genova e i funzionari antifrode della Agenzia della Dogane della Spezia ha impedito l’immissione nel circuito commerciale, nel periodo prenatalizio, di giocattoli pericolosi destinati ai bambini. Lo rendono noto i Carabinieri in un comunicato in cui specificano come le indagini abbiano “consentito di individuare una partita di giocattoli, provenienti dalla Repubblica Popolare Cinese, destinati ad una società di Forlì operante in ambito nazionale.

I successivi approfondimenti investigativi, condotti in un primo tempo attraverso l’analisi della documentazione concernente la sicurezza dei prodotti e, successivamente, mediante un campionamento di prodotto operato congiuntamente dai funzionari doganali della Spezia e dai militari del N.A.S. di Genova, hanno consentito di far emergere, all’interno del carico, la presenza di 2.616 giocattoli non rispondenti ai requisiti generali di sicurezza e ritenuti pertanto pericolosi per la salute pubblica, anche in considerazione dell’età dei soggetti cui erano destinati”.

Questi peluche presentavano una consistente e continua perdita di peli che può causare seri problemi per la salute qualora vengano ingeriti, aspirati oppure posti a contatto con gli occhi. Rilevante è stata la circostanza che i giocattoli in argomento fossero provvisti della prescritta marcatura CE, risultata falsa.

L’importatore è stato denunciato alla Procura della Repubblica di La Spezia per falso ideologico, violazione del codice del consumo e della normativa per la sicurezza dei giocattoli. Il valore dei giocattoli sottratti alla distribuzione ammonta a circa 50.000 euro. L’operazione condotta è il risultato della funzionale ed efficace cooperazione fra l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e il N.A.S. dei Carabinieri. Infatti, nel corrente anno, le attività congiunte hanno prodotto il sequestro di 35.000 confezioni di bolle di sapone contaminate, di migliaia di spade giocattolo e di numerosi peluche aventi le medesime criticità.


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La scuola è l’epicentro delle sopraffazioni. Le ragazze vittime soprattutto di violenza psicologica (68% dei casi), tra i maschi è comune anche la violenza fisica (23,5%). Le vittime femmine hanno più facilità a parlarne, soprattutto in famiglia. La maggior parte dei maschi, invece, sceglie di tacere. I risultati

Il bullismo non è più un fenomeno maschile. Tanto più nell’era del cyber bullismo, le differenze di genere si sono annullate e oggi le ragazze devono affrontare le prepotenze delle coetanee e dei coetanei tanto quanto i loro compagni maschi. Lo rileva un sondaggio online realizzato dall’Aied di Roma (Associazione italiana per l’educazione demografica) al quale hanno risposto 1.400 tra ragazze e ragazzi.

Le percentuali di chi dichiara di essere stato vittima di bullismo sono molto simili tra uomo e donna (63,64% e 67,97%). Gli edifici scolastici sono l’epicentro delle sopraffazioni (per l’85% delle femmine, per il 59% dei maschi).

Le ragazze vittime soprattutto di violenza psicologica (68% dei casi). Tra i maschi la violenza psicologica rappresenta il 35% dei casi, quella fisica il 23,5%.

Le ragazze si confidano, condividono con amiche e parenti e solo poco più del 25% preferisce tacere, magari nella speranza che l’episodio sia isolato. Dall’altra parte il 33 per cento dei ragazzi preferisce la via del silenzio che superano la richiesta di aiuto in famiglia. La maggior parte di coloro che decidono di non parlare lo fa per vergogna: il 38% delle ragazze, addirittura il 41% dei ragazzi.

Al quesito “Ha mai reagito?”, il 11,32% delle femmine risponde “Sì, sempre”, dato che sale a 18,18% tra i maschi. Dall’altra parte, il 34% delle femmine non ha reagito mai e lo stesso ha fatto il 27,27% dei maschi.

Ma cosa si può fare per contrastare il bullismo? Per i ragazzi e le ragazze che hanno risposto al sondaggio dell’Aied, la soluzione più efficace è “punire più severamente i bulli”.


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L’apprendimento della musica migliora le connessioni cerebrali nei bambini sani e potrebbe risultare utile in quelli con disturbi dello spettro autistico e disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD). È quanto emerge da uno studio condotto in Messico e pubblicato da RSNA.

L’apprendimento della musica migliora le connessioni cerebrali nei bambini sani e potrebbe risultare utile in quelli con disturbi dello spettro autistico e disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD). È quanto emerge da uno studio condotto in Messico e pubblicato da RSNA. Gli studiosi hanno riscontrato che dopo nove mesi di lezioni nei bambini sani, l’imaging del tensore di diffusione (DTI) rivelava una crescita delle fibre cerebrali e nuove connessioni in aree del cervello associate a disturbi dello spettro autistico e disturbo da deficit di attenzione/iperattività.

”L’esperienza musicale, quando si è molto piccoli, può contribuire a un miglior sviluppo cerebrale, ottimizzando la creazione e la fissazione di reti neurali, Inoltre favorisce il processo di mielinizzazione e stimola i tratti impegnati nelle regioni frontali, in particolare il forceps minor”, ha commentato Pilar Dies-Suarez, primario di radiologia presso l’ Hospital Infantil de Mexico Federico Gomez a Città del Messico, principale autrice dello studio. Il forceps minor è un fascio di fibre che collega le superfici laterali e mediali dei lobi frontali e si estende attraverso l’estremità anteriore del corpo calloso. Recentemente è stato studiato il suo coinvolgimento nei disturbi e nelle patologie legate alla corteccia frontale.

Lo studio
I ricercatori hanno studiato 23 bimbi di cinque e sei anni, senza una storia clinica di disturbi sensoriali, della percezione o neurologici. Nove di questi bambini avevano precedentemente seguito delle lezioni di discipline artistiche. Prima e dopo nove mesi di training musicale, questi bambini sono stati sottoposti a risonanza magnetica DTI, che individua cambiamenti microstrutturali nella materia bianca del cervello.

Dopo le lezioni di musica, i risultati dell’imaging del tensore di diffusione hanno mostrato un incremento nell’anisotropia funzionale in diverse aree del cervello, specialmente nel forceps minor. “Quando un bambino riceve un’istruzione di tipo musicale, il suo cervello viene spinto a eseguire diversi compiti”, aggiunge Dies-Suarez. “Tra questi figurano capacità uditive, cognitive, emotive e sociali, che sembrano attivare queste diverse aree del cervello. Tali risultati potrebbero essere emersi dalla necessità di creare maggiori connessioni tra i due emisferi del cervello”. Con ulteriori studi e repliche, i ricercatori sostengono che i loro risultati potrebbero essere utili alla creazione di strategie mirate di intervento in disturbi come autismo e ADHD.

Fonte: RSNA 2016


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Trenta coppie di gemelli monozigoti (cioè identici), ma di peso diverso saranno i protagonisti dello studio. Nei campioni biologici si cercherà di individuare le differenze associate ai diversi stili di vita e verificare così se, dopo l’adozione di un’alimentazione e uno stile di vita più equilibrati, queste differenze si saranno attenuate. In particolare, i ricercatori studieranno il danno al Dna e la sua riparazione.

Trenta coppie di gemelli monozigoti (cioè identici), ma di peso diverso saranno i protagonisti di uno studio, il primo del genere, che l’Istituto Superiore di Sanità intende avviare per analizzare i fattori che determinano la differenza di peso laddove c’è un patrimonio genetico identico.

Punto di partenza un check-up iniziale, ovvero un semplice prelievo di campione biologico (sangue, urine, feci). Poi il gemello sovrappeso/obeso farà un percorso di riequilibrio dietetico di 6-12 mesi al termine del quale verrà ripetuto il check-up ed eseguito un nuovo prelievo.

Proprio nei campioni biologici si cercherà di individuare le differenze associate ai diversi stili di vita e verificare così se, dopo l’adozione di un’alimentazione e uno stile di vita più equilibrati, queste differenze si saranno attenuate. In particolare, i ricercatori studieranno il danno al DNA e la sua riparazione, le molecole che segnalano una situazione d’infiammazione e la salute metabolica dei gemelli arruolati.

Questi potranno verificare anche da soli gli effetti del percorso proposto attraverso il profilo di lipidomica, un’analisi all’avanguardia del tipo e della quantità di grassi presenti nelle membrane cellulari, fornito gratuitamente all’inizio e alla fine dello studio insieme con consigli sullo stile dell’alimentazione.

Per partecipare allo studio è indispensabile: essere gemelli identici, uno di peso normale (normopeso) e l’altro sovrappeso oppure obeso, avere una differenza tra indici di massa corporea uguale o superiore a 3, avere un’età compresa tra 18 e 60 anni.

L’Indice di Massa Corporea (IMC) si calcola dividendo il peso (in kg) per l’altezza (in metri) elevata al quadrato. Esempio: l’IMC di una persona di 78Kg, alta 1,80m, è 78kg/(1,80m)2 = 78/3,24 = 24. Sono di peso normale (normopeso) le persone con IMC compreso tra 18,5 e 24,99; sovrappeso con IMC tra 25 e 29,99; obese con IMC maggiore di 30.

Come iscriversi

Chi volesse partecipare a questo studio, deve scrivere a registro.nazionale.gemelli@iss.it o telefonare dal lunedì al venerdì allo 06 4990 4173.

Il check-up gratuito avrà luogo presso il “Centro di eccellenza per la cura dell’obesità” del Policlinico Tor Vergata a Roma. Le eventuali spese di viaggio, vitto e alloggio sostenute dai gemelli saranno rimborsate.

Altre info sono disponibili su www.iss.it/gemelli o sulla pagina facebook del registro nazionale gemelli.

Lo studio è finanziato dal Ministero della Salute, ed è organizzato e condotto dai ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità (Dipartimento Ambiente e Prevenzione Primaria e Registro Nazionale Gemelli), dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata (Dipartimento di Medicina Interna) e del CNR (Istituto per la sintesi organica e la fotoreattività).


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Il bambino, 8 anni, colpito da meningite da meningococco C, “è stato protetto dal vaccino che gli era stato somministrato nel 2009” e che “ha mitigato l’aggressività dell’infezione”, evidenzia l’assessorato alla Salute della Toscana. Sono 36 i casi di meningite da meningococco C in Toscana dall’inizio del 2016 ad oggi, 6 i decessi. Saccardi rinnova l’appello alla vaccinazione.

Sono migliorate nella notte le condizioni del bambino di 8 anni colpito da meningite da meningococco C e ricoverato nel tardo pomeriggio di ieri al Meyer. Lo riferisce una nota dell’assessorato alla Salute della Regione Toscana. “Il piccolo – si legge – sta rispondendo positivamente alle terapie e non è in pericolo di vita. Sveglio e sfebbrato, il bambino è stato protetto dal vaccino che gli era stato somministrato nel 2009, che ha mitigato l’aggressività dell’infezione”.

“Sono contenta di questo miglioramento e faccio al bambino i miei auguri per una pronta guarigione – ha detto l’assessore regionale al diritto alla salute Stefania Saccardi – Anche in questo caso il vaccino è servito ad attenuare la gravità della malattia. E dunque ancora una volta rinnovo il mio invito a tutti quanti rientrano nelle categorie per le quali il vaccino contro il meningococco C è indicato, a vaccinarsi, dal proprio medico di famiglia o dal pediatra, o agli ambualtori della Asl. Il vaccino è gratuito. La campagna straordinaria contro il meningococco C è stata prolungata fino al 31 marzo 2017”.

Ecco i dati sui casi di meningite da meningococco C diffusi dalla Regione Toscana e aggiornati al 23 novembre 2016:

Dall’inizio del 2015 ad oggi, in Toscana sono 58 i casi di meningite da meningococco C: 31 nel 2015, 27 nel 2016.

Nel 2015, i casi di meningite notificati sono stati complessivamente 38: 31 da meningococco C, 6 B, 1 W, 1 non noto.

Nel 2016, ad oggi i casi notificati sono 36: 27 di ceppo C, 6 B, 1 W, 1 X, 1 non tipizzabile. Tra questi casi, non è compreso quello della signora deceduta lunedì 21 novembre all’ospedale di Livorno, che era affetta da meningite pneumococcica, patologia che non può essere messa in relazione con i casi di meningite di tipo B o C registrati negli ultimi mesi in Toscana.

Nel 2015 sono decedute 7 persone: 6 che avevano contratto il ceppo C e 1 per il ceppo B.

Nel 2016 sono decedute 6 persone, tutte per il ceppo C.

Dall’inizio della campagna vaccinale straordinaria (fine aprile 2015) al 31 ottobre 2016, sono state somministrate in totale 717.457 vaccinazioni: 194.958 nella fascia di età 11-20 anni; 326.643 nella fascia 20-45; 195.856 dai 45 anni in su.

Al 31 ottobre, risulta che abbia aderito il 77% dei pediatri di famiglia e l’85% dei medici di medicina generale.

Per quanto riguarda i nuovi nati (che non rientrano nella campagna straordinaria di vaccinazione), a 24 mesi di età (quindi nati nel 2013) risulta una copertura del 91%.


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