Congelare il tumore con la crioterapia. Al Rizzoli curati già 6 pazienti con fibromatosi desmoide
La tecnica consiste in uno o più aghi inseriti all’interno della massa tumorale e il gas che viene iniettato congela il tumore, impedendogli di continuare ad alimentarsi. La massa quindi necrotizza e si riduce fino anche a scomparire. Ogni ago congela un’area di circa 3 cm. Il Rizzoli di Bologna è il primo centro in Italia a utilizzare la crioterapia per curare la fibromatosi desmoide.
Arriva dall’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna una nuova arma contro la fibromatosi desmoide. Sono già sei i pazienti trattati con la crioterapia, una tecnica di radiologia interventistica, si congela il tumore, che necrotizza, e la massa si riduce progressivamente fino anche a scomparire. La tecnica già sperimentata negli Stati Uniti e in Francia. “Il Rizzoli è il primo centro in Italia a utilizzare la crioterapia per curare la fibromatosi desmoide grazie a uno studio clinico del dottor Costantino Errani della Clinica ortopedica oncologica, insieme al dottor Giancarlo Facchini della Radiologia diagnostica ed interventistica”, spiega l’Istituto in una nota.
“Abbiamo trattato con questa tecnica la prima persona a luglio 2020, a un anno di distanza possiamo dire che i risultati sono sorprendenti – racconta Errani. – Il paziente, un uomo di 39 anni che soffriva di un dolore debilitante nella zona di crescita del tumore, oggi sta bene e la massa è quasi scomparsa. Questo grazie a una sola seduta di crioterapia”.
La crioterapia, o crioablazione, è una tecnica che viene eseguita sotto guida radiologica. Uno o più aghi – ognuno di questi congela un’area di circa 3 cm – vengono inseriti all’interno della massa tumorale e il gas che viene iniettato congela il tumore, impedendogli di continuare ad alimentarsi. La massa quindi necrotizza e si riduce fino anche a scomparire.
La fibromatosi desmoide è una forma rara di tumore benigno, in Italia sono diagnosticati circa 150 casi all’anno, può colpire a tutte le età ma si riscontra prevalentemente tra i 18 e i 35 anni, soprattutto in donne in età fertile.
“È un tumore raro e benigno ma purtroppo può essere fortemente invalidante, ho visto pazienti con severe difficoltà motorie, difficoltà anche a stare in piedi per brevi periodi e colpite da costanti dolori – spiega Errani. – Fino ad oggi, quando la situazione è grave ed è necessario intervenire, l’opzione migliore risultava un trattamento chemioterapico a basso dosaggio, terapia che però non porta a una scomparsa della massa ma può solamente bloccare il progredire della malattia. La rimozione chirurgica del tumore è poi solitamente sconsigliata perché i rischi di una recidiva più aggressiva sono altissimi. Dai primi risultati di uno studio americano del Memorial Sloan Kettering Cancer Center e di uno studio multicentrico francese è nata l’idea di utilizzare la crioterapia, già in uso per altre patologie, anche per questo tipo di tumore”.
I follow up dei 6 pazienti già trattati, provenienti da tutta Italia, hanno permesso di constatare un immediato miglioramento della sintomatologia.
“Offrire ai malati non solo una valida alternativa a un trattamento aggressivo o invasivo ma soprattutto una tecnica più efficace è ciò che ogni medico desidera per i propri pazienti – sottolinea il direttore generale Anselmo Campagna. – Per chi è affetto da fibromatosi desmoide oggi il Rizzoli è in grado di farlo. Credendo nelle alte potenzialità della radiologia interventistica, grazie anche al supporto della Regione Emilia-Romagna, con un investimento del Rizzoli di oltre 2 milioni di euro ci doteremo di una nuova apparecchiatura di ultimissima generazione che ci permetterà un più ampio campo di azione nei trattamenti ai nostri pazienti e la possibilità di garantire prestazioni e tecniche altamente all’avanguardia, tra cui crioterapia, termoablazione con radiofrequenza, agobiopsie, sotto guida angiografica/Tac”.