Nel corpo umano almeno 9 parti inutili, ‘rifiuti evoluzione’
La più famosa rimane l’appendice, ma sono molte di più le parti del corpo che ‘non servono più’.
A metterne in fila nove in una serie di tweet, poi ripresi da diversi siti statunitensi, è stata Dorsa Amir, una antropologa evoluzionista del Boston College. Questi ed altri “rifiuti dell’evoluzione”, spiega l’esperta, sono chiamati “strutture vestigiali”, e di solito sono riconducibili a funzioni non più necessarie.
È il caso del muscolo palmare lungo, che appare sul polso se si chiude la mano. “Serviva per muoversi più agevolmente sugli alberi – scrive Amir – ma ora il 14% della popolazione non ce l’ha neanche più”. Lo stesso discorso vale per il tubercolo di Darwin, un ispessimento della pelle dell’orecchio che serviva a muoverlo per capire la provenienza dei suoni prima che l’uomo sviluppasse il collo ‘superflessibile’.
Durante lo sviluppo embrionale, continua la biologa, spunta anche una coda, che poi scompare tranne in rarissimi casi, di cui il coccige è l’ultimo ‘rimasuglio’. Risale al passato anche la plica semilunare, un lembo di pelle all’interno dell’occhio che serviva da palpebra ‘orizzontale’.
Anche la pelle d’oca è un ricordo della capacità, che hanno ancora diversi animali, di drizzare il pelo per sembrare più grandi, mentre il riflesso che hanno i neonati di afferrare qualunque cosa serviva ad essere trasportati dai genitori. A queste si aggiungono le tre vestigia più ‘famose’: l’appendice, i denti del giudizio e i capezzoli maschili.