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Continuano le operazioni dei Nas, di concerto con il ministero della Salute, per il contrasto alla vendita illecita on line di farmaci legati al Covid-19. Anche dopo la cessazione dello stato di emergenza e la progressiva riduzione delle misure emergenziali, il mercato virtuale veicolato dalla rete Internet si conferma fonte di commercio e approvvigionamento di farmaci, molto spesso non autorizzati, che vantano proprietà in grado di prevenire e curare diverse patologie.

L’attività investigativa dei Nas sinora condotta ha portato, nel 2022, i militari del reparto operativo a eseguire in totale 61 provvedimenti di blocco all’accesso dal territorio nazionale, ovvero di ‘oscuramento’.

Sulle vetrine virtuali dei siti oscurati erano offerti medicinali legati alla cura del Covid-19, a base di principi attivi soggetti a particolari restrizioni d’uso e specifiche indicazioni d’impiego clinico o sperimentale in relazione all’infezione da Sars-Cov-2. Tra i medicinali soggetti a prescrizione obbligatoria e presentati sui siti oscurati, anche alcuni a base di ioduro di potassio, indicati in casi di carenza di iodio, e altri contenenti tossina botulinica utilizzabili solo sotto controllo di personale sanitario, nonché dispositivi medici iniettabili per via sottocutanea, i filler, a base di acido ialuronico, anch’essi riservati all’esclusivo impiego da parte di sanitari. Gli interventi di blocco hanno compreso altri siti web connessi con l’illecita offerta on line di medicinali veterinari.

Da anni Federfarma (l’Associazione di categoria dei titolari di Farmacia) lavora in stretta sinergia con le Forze dell’Ordine e l’AIFA (Agenzia italiana del farmaco) per la lotta alla contraffazione dei farmaci che, se non dannosi per la salute, risultano spesso privi di qualsivoglia principio attivo.


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Il consumo di prodotti omeopatici e il relativo acquisto on line, cresce con il perdurare della pandemia. Parallelamente cresce anche il rischio di perderne tracciabilità della provenienza e, quindi, garanzie sulla sicurezza.

A rilevarlo sono i dati dell’indagine a campione, condotta da Doxapharma per Omeoimprese, l’associazione che in Italia rappresenta il comparto omeopatico, che evidenziano come un consumatore su 2 faccia acquisti sul web. E se la media è di almeno 4 prodotti in un anno comprati con e-commerce, una buona parte arriva ad acquistarne fino a 8.

A fronte di una presunta maggiore gamma di prodotti tra cui scegliere, gli acquisti on line di sostanze omeopatiche comportano una serie di rischi. Come accade anche per i farmaci, comprando online da siti non certificati non si è sicuri della provenienza, del contenuto e dello stato di conservazione di ciò che si acquista. In secondo luogo – come sottolineato dallo stesso presidente di Omeoimprese, Giovanni Gorga, – “viene meno il consiglio da parte del farmacista, che è fondamentale per la corretta assunzione”.

Federfarma, da anni, mette in guardia da questi rischi ed è in prima linea, insieme ad Aifa e ministero della Salute, nel sottolineare l’importanza di acquistare prodotti per la salute da siti di farmacie reali, che presentano il “common logo”. Unica via per evitare possibili rischi di una diffusione incontrollata delle vendite online.

Sempre Federfarma ha più volte ribadito che anche i prodotti di uso comune, come gli integratori, possono interferire con farmaci, cibi ed altre sostanze. Il farmacista in farmacia è in grado di consigliare il cittadino sul prodotto più adatto, supporto che on line rischia di venire meno.


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Testati 250 prodotti: due acquisti su tre non sono conformi alla normativa europea.

La maggior parte dei prodotti per bambini ma anche cosmetici, gioielli, dispositivi elettronici e abbigliamento acquistabili sulle principali piattaforme di ecommerce non è sicuro per la salute e/o non a norma di legge.

Sono questi i risultati che arrivano dall’inchiesta condotta da Altroconsumo, insieme ad altre organizzazioni di consumatori europee e pubblicati sulla rivista Altroconsumo Inchieste di marzo 2020, che ha analizzato 250 prodotti acquistabili sui principali siti di ecommerce: Aliexpress, Amazon, eBay, LightInTheBox e Wish.

Complessivamente due acquisti su tre (il 66%) sono risultati non conformi alla normativa europea, con rischi per la salute e per la sicurezza di chi li utilizza.

L’Organizzazione di consumatori ha condiviso i risultati dell’indagine con il Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministero della Salute e inviato loro una segnalazione formale per chiedere un intervento volto ad accertare quanto è emerso affinché vengano presi provvedimenti per la tutela e la corretta informazione dei consumatori.

“Ancora troppe le persone che acquistano dalle maggiori piattaforme di ecommerce pensando che la comodità ed efficienza del servizio sia associato anche ad una garanzia di qualità dei prodotti offerti, purtroppo non è così, i dati ce lo dimostrano – dichiara Ivo Tarantino, Responsabile Relazioni Esterne Altroconsumo – l’attuale quadro normativo non è in grado di dare la giusta tutela, in termini di sicurezza, ai consumatori: da un lato, le piattaforme non riescono a impedire la vendita di prodotti non sicuri e a rimuoverli tempestivamente quando sono già in vendita, dall’altro, le autorità non riescono a garantire una sorveglianza adeguata e un’applicazione efficace delle norme. Come Altroconsumo, vogliamo accendere i riflettori sul tema e chiediamo alle istituzioni che ci sia una presa di responsabilità concreta e congiunta da parte di tutti gli attori coinvolti. Auspichiamo di essere partner di questo processo per arrivare ad uno scenario in cui ci sia la maggiore tutela possibile dei consumatori”.

I risultati dell’inchiesta:

Tra gennaio 2019 e gennaio 2020 sono stati ordinati, esaminati e poi testati in laboratorio 250 prodotti afferenti a 18 diverse categorie, tra cui giocattoli per bambini, rilevatori di CO (monossido di carbonio) e di fumo, abbigliamento per bambini, make-up e carica batterie USB.

Di seguito alcuni dei risultati principali:
– Su 12 carica batterie USB, 12 powerbank e 12 adattatori da viaggio, ben 26 prodotti su 36 sono pericolosi, possono dare la scossa o causare incendi.
– In 9 giocattoli per bambini su 29 (31%) sono state trovate quantità illegali di ftalati (fino a 200 volte il limite legale). Bocciato il 91% dei trucchi per bambini.
– l’88% capi d’abbigliamento per bambini testati non rispettavano gli standard europei, con possibili rischi per la salute e l’incolumità dei piccoli.

Tra quelli testati, alcune categorie di prodotto sono state bocciate nella totalità dei casi. Stiamo parlando nello specifico di: palloncini, kit per sbiancare i denti, rilevatori di fumo e monossido di carbonio e caschi.

“Ma come è possibile tutto questo? – conclude Altroconsumo – Le piattaforme di ecommerce, ponendosi nella posizione di semplici intermediari, sfruttano spesso una scappatoia legale che li esonera da qualsiasi responsabilità, che resta solo al fornitore originale, per quanto riguarda la sicurezza dei prodotti che vendono. Esse sono tenute a livello normativo solo a rimuovere “rapidamente” i prodotti non sicuri dai loro cataloghi quando ne sono informati. La legge resta ambigua visto che non vi è alcun limite di tempo specificato”.

Gli esperti Altroconsumo hanno quindi offerto alcuni consigli:

• Conosci la marca? Quando si acquista online è preferibile orientarsi verso marchi conosciuti: alcuni prodotti possono essere venduti da brand inesistenti.
• Attenzione alla contraffazione: questo tipo di prodotto spopola sul web. Il consiglio è di controllare le caratteristiche del prodotto che si sta acquistando valutando anche se il prezzo è eccessivamente basso.
• Foto e recensioni possono essere un utile strumento per valutare cosa si sta acquistando.
• Confezione, documenti doganali, integrità del prodotto: ognuno di questi aspetti va controllato con attenzione per ogni acquisto ricordando che qualsiasi prodotto acquistato online può essere restituito entro 14 giorni dall’acquisto.


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