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Gli animali domestici sono talmente preziosi che se stanno molto male anche i loro “amici umani” sono più a rischio di stress e sintomi di depressione e ansia.

A evidenziarlo è uno studio della Kent State University, pubblicato sulla rivista Veterinary Record. Gli studiosi hanno preso in esame 238 proprietari di cani e gatti, comparandone 119 con animali con malattie croniche o terminali con altri 119 con animali sani. I sintomi di stress, ansia e depressione sono stati misurati utilizzando scale di misura riconosciute e la qualità della vita è stata valutata tramite un questionario.

I risultati hanno evidenziato più stress e sintomi clinici significativi di depressione e ansia, oltre che una qualità di vita peggiore nei proprietari di animali con malattia cronica o terminale.

Secondo i ricercatori quanto emerso dallo studio può aiutare i veterinari a capire e gestire in modo più efficace le difficoltà nel contesto della gestione delle sfide del caregiving degli animali malati.

ANSA


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Passeggiare con il proprio cane, oltre a far bene all’umore, mantiene in buona forma fisica, soddisfacendo gli obiettivi quotidiani di attività fisica raccomandati per l’età avanzata. È quanto emerge da uno studio britannico.

Daniel Simon Mills, professore di medicina veterinaria comportamentale presso l’Università di Lincoln in Inghilterra, e colleghi hanno abbinato 43 soggetti anziani adulti con cani ad altri 43 senza cani e hanno misurati i tempi che tutti trascorrevano camminando a piedi. Hanno così evidenziato che i proprietari di cani hanno camminavano in media 23 minuti in più al giorno;  una differenza sufficiente per soddisfare le raccomandazioni degli Stati Uniti – e più in generale quelle internazionali – sull’attività fisica. I partecipanti allo studio avevano un’età compresa tra 65  e 81 anni.

Per il trial sono stati dotati di dispositivi contapassi che misuravano i loro movimenti per tre volte alla settimana nel corso di un anno. I proprietari di cani e le controparti sono stati abbinati sulla base di sesso, altezza, peso, condizioni di salute e capacità di camminare. Tutti erano britannici, e quasi due terzi erano donne. Il partecipante medio era anche leggermente in sovrappeso.

In particolare, è emerso che in media i proprietari di cani camminavano per 21 minuti in più rispetto a quelli senza cani: in tutto, 147 minuti in più alla settimana per i proprietari di cani, appena 3 in meno rispetto ai 150 minuti di attività fisica settimanale moderata/vigorosa raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. I centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) raccomandano che gli adulti facciano almeno 150 minuti alla settimana di esercizio a moderata intensità o 75 minuti di attività aerobica intensiva a settimana.


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Che si manifesti con problemi di addormentamento, mal di testa o dolori allo stomaco, lo stress non risparmia i bambini. Ma, per aiutarli a ridurlo, un animale da compagnia può fare la differenza.

A verificarlo attraverso uno studio che ha messo a confronto i livelli di cortisolo, l’ormone prodotto dal corpo per rispondere a situazioni stressanti, è uno studio pubblicato su Social Development. Studi precedenti hanno dimostrato che cani e gatti aiutano gli adulti a calmarsi e quindi ridurre lo stress.

Per verificare se lo stesso accade per i bambini, i ricercatori dell’Università della Florida (UF) di Gainesville, guidati da Darlene Kertes, del dipartimento di psicologia, hanno incluso nel loro studio circa 100 bimbi tra i 7 e i 12 anni. Per testare i livelli di stress, i ricercatori hanno chiesto loro di impegnarsi in due compiti noti per aumentare i livelli di cortisolo, ovvero parlare in pubblico e compiere operazioni di aritmetica mentale. Hanno assegnato in modo casuale i bambini a 3 gruppi: uno doveva completare i compiti stressanti in presenza del proprio cane, un gruppo in presenza del proprio genitore, un terzo gruppo senza nessun sostegno. Per valutare i loro livelli di cortisolo, sono stati raccolti campioni di saliva prima e dopo aver completato il compito.

I risultati hanno rivelato che i bambini che hanno giocato e accarezzato i loro cani, avevano più bassi livelli di cortisolo rispetto ai bambini che non avevano interagito con l’animale.

ANSA


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È quanto emerge da uno studio di piccole dimensioni, condotto nel Regno Unito e pubblicato da BMC Psychiatry. Dei 54 partecipanti allo studio, 25 hanno considerato i loro animali domestici come facenti parte della loro rete sociale. E circa il 60% degli animali è stato collocato nel cerchio più vicino al proprietario, e il 20% li ha posti nel secondo cerchio.

Secondo quanto suggerisce uno studio di piccole dimensioni, condotto nel Regno Unito e pubblicato da BMC Psychiatry, gli animali domestici da compagnia, potrebbero svolgere un ruolo attivo nel trattamento a lungo termine dei problemi di salute mentale dei loro proprietari.

Helen Brooks e colleghi, della University of Manchester, hanno intervistato 54 persone che avevano già ricevuto una diagnosi di problemi di salute mentale a lungo termine, e hanno dedicato particolare attenzione all’esperienza quotidiana del vivere giorno per giorno con una malattia mentale. I ricercatori hanno, in pratica, chiesto ai partecipanti di valutare il rapporto, il valore e il significato degli animali domestici nella loro vita. Allo scopo i partecipanti allo studio hanno ricevuto un diagramma con tre cerchi concentrici attorno ad una piazza che rappresentava il proprietario dell’animale. È stato chiesto loro di scrivere i nomi di persone, luoghi e cose che hanno dato loro un sostegno. Ebbene, dei 54 partecipanti, 25 hanno considerato i loro animali domestici come facenti parte della loro rete sociale. E circa il 60% degli animali è stato collocato nel cerchio più vicino al proprietario, e il 20% li ha posti nel secondo cerchio.

Helen Brooks ha in primo luogo sottolineato che diversi animali, in questo studio, sono stati visti come il supporto sociale più importante e centrale nella vita dei proprietari, fornendo spesso rapporti sicuri e altrimenti non disponibili con altri esseri umani. In proposito uno dei partecipanti parlando del suo cane ha detto di potersi fidare di lui più che delle persone. E un altro partecipante, riferendosi al suo gatto, lo ha reputato in grado di percepire da solo, senza bisogno di chiamarlo, quando avesse bisogno di compagnia. In definitiva gli autori ritengono che i loro risultati siano molto indicativi su quanto un animale domestico possa essere d’aiuto al suo proprietario, specie se malato di mente, anche fornendo una presenza fisica costante. Altri ricercatori hanno valorizzato lo studio precisando come in Australia e negli Stati Uniti l’impiego di animali domestici bisognosi di cure, se per esempio affidati ad anziani soli, a loro volta bisognosi di attenzione e compagnia, abbaia già portato a buoni risultati.

Fonte: BMC Psychiatry 2016


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