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Il giovane, senza precedenti patologie, ridotto in fin di vita dal coronavirus. E’ la prima volta in Europa per un’operazione di questo tipo: negli stessi giorni un intervento analogo anche in Austria. Oggi Francesco è sveglio, collaborante, segue la fisioterapia e viene lentamente svezzato dal respiratore. Ci vorrà ancora del tempo perché possa tornare a una vita il più possibile normale, ma forse il peggio è passato. Ora dovrà seguire una lunga riabilitazione, non tanto per l’infezione da coronavirus (dalla quale ormai è guarito), quanto per i 58 giorni che ha passato bloccato a letto, intubato e assistito dalle macchine.

Francesco ha 18 anni, e li ha compiuti giusto due settimane prima che in Italia esplodesse la Covid-19. La pandemia gli ha cambiato letteralmente la vita: perché anche se era giovane e perfettamente sano, il virus lo ha infettato e gli ha danneggiato irrimediabilmente i polmoni, ‘bruciando’ ogni capacità di respirare normalmente.

A salvarlo è stato un trapianto record effettuato al Policlinico di Milano, con un percorso che prima di oggi era stato tentato solo in Cina, dove la diffusione del coronavirus ha avuto inizio. Il coordinamento operativo è stato assicurato dal Centro nazionale trapianti in sinergia con il Centro regionale trapianti della Lombardia e il Nord Italia transplant program.

Da sano a gravissimo in quattro giorni

La storia la racconta dettagliatamente lo stesso nosocomio milanese in una lunga nota pubblicata oggi. Tutto inizia il 2 marzo scorso, quando Francesco – alto, in buona salute, senza alcuna patologia pregressa – sviluppa una febbre alta. Ci vogliono solo quattro giorni perché precipiti tutto: il 6 marzo viene ricoverato nella terapia intensiva realizzata alla tensostruttura dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano per l’aggravarsi delle sue condizioni, e solo due giorni dopo ha bisogno di essere intubato.

Intanto il virus non smette di fare danni, e compromette i polmoni del ragazzo così tanto che il 23 marzo i medici dell’Unità di Terapia Intensiva cardiochirurgica del San Raffaele lo devono collegare alla macchina ECMO per la circolazione extracorporea. Ma anche questo non basta più, e il virus colpisce ancora più duramente: ormai i suoi polmoni si sono compromessi irrimediabilmente, non si torna più indietro.

A metà aprile arriva il primo barlume di speranza: in un confronto con gli esperti della Chirurgia Toracica e Trapianti di Polmone del Policlinico di Milano, diretti da Mario Nosotti, si decide di tentare un’ultima risorsa, quella di donargli dei polmoni nuovi. Una cosa mai tentata finora, se non in pochi rari casi in Cina (e in un singolo caso a Vienna, eseguito anch’esso la scorsa settimana), e che gli stessi medici definiscono “un salto nel vuoto”.

“Qui, oltre alle competenze tecniche – racconta il professor Nosotti, direttore della Scuola di specializzazione in Chirurgia toracica all’Università degli Studi di Milano – devo sottolineare la caparbietà e il coraggio dei colleghi del San Raffaele che, invece di arrendersi, ci hanno coinvolto in una soluzione mai tentata prima nel mondo occidentale. La nostra esperienza prende spunto da quella del professor Jing-Yu Chen dell’ospedale di Wuxi in Cina, che conosciamo personalmente e con quale abbiamo discusso alcuni aspetti tecnici, dal momento che per ovvi motivi si è trovato a fronteggiare il problema prima di noi”.

Si mette in moto la Rete nazionale trapianti

La strada da percorrere non è affatto semplice: gli ospedali sono impegnati con la pandemia e ogni procedura – anche la più banale – ha bisogno di attenzioni e cautele finora impensabili. Intanto gli esperti del Policlinico mettono in atto la strategia: i chirurghi toracici, insieme ai pneumologi, agli infettivologi, ai rianimatori, agli esperti del Centro Trasfusionale pianificano tutto nei minimi dettagli.

Si mette in moto anche la macchina del Centro nazionale trapianti: l’intervento e le condizioni del paziente passano al vaglio della task force infettivologica che in questo momento ha il delicato compito di “proteggere” il sistema trapianti dal Covid-19 e, dopo la valutazione positiva, il giovane viene inserito in lista d’attesa urgente nazionale: è il 30 aprile.

Da Roma viene immediatamente attivata la ricerca degli organi e pochi giorni dopo sembra esserci un donatore disponibile, ma risulta quasi subito non idoneo. Intanto il ragazzo continua a peggiorare e “le sue riserve – commenta Nosotti – sembravano ormai prossime alla fine”. Ma poco meno di due settimane fa è arrivata la svolta tanto attesa: viene individuato un organo idoneo, donato da una persona deceduta in un’altra Regione e negativa al coronavirus, e viene immediatamente predisposto il prelievo e il trasporto dei polmoni a Milano.

“Nel frattempo – continua Nosotti – i colleghi del San Raffaele affrontavano la delicata fase di trasporto del paziente nella nostra sala operatoria dedicata agli interventi Covid”. Un trapianto è un intervento sempre delicato, ma lo è ancora di più quando tutto il personale della sala operatoria è pesantemente protetto dai dispositivi di protezione contro il virus, tra cui anche dei caschi ventilati, che impacciano i movimenti e affaticano gli esperti in modo importante: “tanto che avevamo programmato un cambio di equipe chirurgica, così come di quella anestesiologica ed infermieristica ad intervalli regolari in modo da permettere ai colleghi di riprendere fiato”.

Intervento perfettamente riuscito

L’intervento è stato complesso anche per i gravi danni provocati dal coronavirus: “I polmoni, infatti, apparivano lignei, estremamente pesanti e in alcune aree del tutto distrutti. E’ stato poi confermato all’esame microscopico un diffuso danno degli alveoli polmonari, ormai impossibilitati a svolgere la loro funzione, con note di estesa fibrosi settale”, spiega ancora il Policlinico.

L’intervento si conclude perfettamente, e dopo circa 12 ore viene scollegata la circolazione extracorporea: “Una cosa non del tutto comune, soprattutto considerando che il paziente era collegato alla ECMO da due mesi”. Nella delicata gestione post-operatoria è stato utilizzato anche il plasma iperimmune.

Oggi Francesco è sveglio, collaborante, segue la fisioterapia e viene lentamente svezzato dal respiratore. Ci vorrà ancora del tempo perché possa tornare a una vita il più possibile normale, ma forse il peggio è passato. Ora dovrà seguire una lunga riabilitazione, non tanto per l’infezione da coronavirus (dalla quale ormai è guarito), quanto per i 58 giorni che ha passato bloccato a letto, intubato e assistito dalle macchine.

“Il nostro Ospedale è tra centri più importanti d’Italia per l’attività trapiantologica, sia come volumi sia come capacità di innovazione – spiega Ezio Belleri, direttore generale del Policlinico di Milano -. Nel 2019 abbiamo fatto ben 34 trapianti di polmone, siamo stati i primi a mettere in campo il ricondizionamento polmonare nel 2011, e il primo prelievo da donatore a cuore non battente nel 2014. Dall’inizio del 2020 abbiamo eseguito già 9 trapianti, di cui 4 durante la pandemia. Crediamo sia importantissimo divulgare la nostra esperienza, sicuri del fatto che possa servire da guida e ispirazione per i tanti casi che la pandemia ha generato. Poter rimediare ai danni polmonari da Covid-19 con il trapianto rappresenta un’opportunità in più per i tanti pazienti che sono stati colpiti duramente da questo coronavirus: è un percorso per nulla semplice, ma abbiamo appena dimostrato che si può portare a termine con successo”.

“Riuscire a compiere quello che appare quasi un miracolo, in piena pandemia – conclude Attilio Fontana, presidente di Regione Lombardia – dimostra ancora una volta l’eccellenza della sanità lombarda. Esprimo a nome della Giunta e di tutti i lombardi le più vive congratulazioni a tutta l’equipe del Policlinico di Milano e al Centro Nazionale Trapianti, per essere stati pionieri di una pratica che potrà essere replicata in tutto il mondo, ma soprattutto per aver ridato la vita a questo giovane paziente, colpito in modo drammatico dal virus. A Francesco l’augurio più grande di tornare presto in forze”.


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Nomi di fantasia come “Transmission Plus Braccialetto multifunzioni ad uso personale anti Covid-19” offerto a 649 euro o “Placchetta IMMUNITARIO” a 220 euro, per oggetti spacciati come “parafarmaci” con effetti anti Covid. Il tutto su un sito web ora attenzionato dall’Agenzia garante per la concorrenza e il mercato che si è mossa in base ad accertamenti svolti d’ufficio e ad una segnalazione del Ministero della Salute.

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, in via cautelare, ha disposto l’eliminazione dal sito https://www.geolam.info/ di ogni riferimento all’efficacia dei dispositivi “Transmission Plus Braccialetto multifunzioni ad uso personale anti Covid-19”, “Placchetta combinata IMMUNITARIO + PSICHE”, “Placchetta IMMUNITARIO”, “Transmission braccialetto per uso personale”, “Transmission ciondolo per uso personale” e “Combiplus card multifunzione ad uso personale e per ambienti” nella prevenzione e cura del COVID-19.

Con prezzi che arrivavano anche a 649 euro per il “Transmission Plus Braccialetto multifunzioni ad uso personale anti Covid-19”  e a 220 euro per la “placchetta combinata IMMUNITARIO + PSICHE”.

Ne dà notizia una nota dell’Agcm dove si informa inoltre che in base ad accertamenti svolti d’ufficio e ad una segnalazione del Ministero della Salute, è stato anche avviato un procedimento istruttorio nei confronti dell’impresa individuale L.A.M. titolare del sito dove sono pubblicizzati e venduti i suddetti prodotti, definiti ingannevolmente “parafarmaci” e di cui si vantano gli effetti “anti Covid-19”.

Nell’home page vengono descritte, tra l’altro, proprietà che agiscono contro batteri e virus, migliorano il processo respiratorio e rafforzano il sistema immunitario, tramite l’emissione di segnali elettromagnetici opposti a quelli emessi dal COVID-19 e da altri virus e batteri.

L’uso di tali affermazioni, che non hanno alla base alcun processo di sperimentazione e validazione scientifica – spiega la nota dell’Agcm – è stato ritenuto integrare una pratica estremamente grave, tale da rendere indifferibile l’intervento in via d’urgenza dell’Autorità.

E’ stato ritenuto, in particolare, che le modalità di promozione di tali prodotti siano ingannevoli e aggressive, in quanto sfruttano l’alterata capacità di valutazione del consumatore dovuta all’emergenza sanitaria determinata dall’infezione da COVID-19, spiega ancora Agcm.


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Sono otto i siti internet con server all’estero oscurati dai Nas dopo una serie di indagini che hanno permesso di scoprire e bloccare pagine web che offrivano in vendita medicinali per il contrasto del Covid-19, nonostante gli stessi risultassero essere inefficaci o addirittura pericolosi per la salute.

I militari del Comando Carabinieri per la Tutela della Salute continuano anche la loro opera di ricerca di dispositivi per la protezione individuale irregolari. L’emergenza correlata all’epidemia, infatti, si legge in una nota, “ha fatto fiorire un commercio di mascherine le cui caratteristiche non sono sempre in grado di garantirne l’efficacia contro la trasmissione del virus”. In tale ambito, i Carabinieri del Nas di Roma e di Livorno, hanno sequestrato, nel corso di tre diverse attività ispettive, un totale di circa 17.000 mascherine, denunciando 5 persone all’Autorità Giudiziaria per frode in commercio.


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Considerato un possibile farmaco promettente per il trattamento della Covid-19 e divenuto ancor più popolare dopo l’annuncio del presidente Usa Donald Trump che lo ha utilizzato a scopo preventivo contro il nuovo coronavirus, la corsa dell’antimalarico idrossiclorochina è stata bloccata dall’Organizzazione mondiale della sanità. L’Oms ha infatti annunciato la decisione di sospendere i test sull’uso del medicinale, manifestando preoccupazione per la sicurezza. In una conferenza stampa virtuale il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha precisato che l’organizzazione ha sospeso “temporaneamente” in via precauzionale gli esperimenti clinici sull’uso della idrossiclorochina in corso con i suoi partner in diversi Paesi.

La decisione fa seguito alla pubblicazione venerdì scorso nella rivista Lancet di uno studio secondo il quale il ricorso alla clorochina e ai suoi derivati, come appunto la idrossiclorochina, nel trattamento del Covid-19 è inefficace quando non dannoso.

Vari sono i test in corso su questo antimalarico, ma perplessità sono state espresse di recente anche dal direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) Nicola Magrini: “Sull’efficacia sappiamo poco, sui possibili danni e assenza di sicurezza in alcuni limitati sottogruppi di pazienti siamo abbastanza sicuri”, ha rilevato. La stessa Aifa, pero’, a meta’ maggio ha dato il semaforo verde per il piu’ grande studio italiano tra il personale sanitario, il piu’ esposto a rischio d’infezione, con lo scopo di verificare se il suo uso prima dell’esposizione al coronavirus diminuisca la probabilita’ di ammalarsi.


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Come richiesto da tempo e in più occasioni da Federfarma (Associazione dei Titolari di Farmacia), è ormai ufficiale l’esenzione dell’IVA per la vendita di mascherine e di altri dispositivi medici e di protezione individuale effettuate dal 19 maggio (data di entrata in vigore del decreto) e fino al 31 dicembre 2020. Il via libera è arrivato con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del così detto D.L. “Rilancio” nella tarda serata di martedì. Le mascherine chirurgiche, soggette all’ordinanza sul prezzo imposto, saranno dunque d’ora in poi vendute in farmacia al prezzo di € 0,50 e non più 0,61.

L’esenzione Iva trova però applicazione anche su una serie di altri beni dispensabili nelle farmacie: mascherine Ffp2 e Ffp3; articoli di abbigliamento protettivo per finalità sanitarie quali guanti in lattice, in vinile e in nitrile, visiere e occhiali protettivi, tuta di protezione, calzari e soprascarpe, cuffia copricapo, camici impermeabili, camici chirurgici; termometri; detergenti disinfettanti per mani; dispenser a muro per disinfettanti; soluzione idroalcolica in litri; perossido al 3% in litri; strumentazione per diagnostica per Covid-19; tamponi per analisi cliniche; provette sterili.


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Continua l’azione del Ministero della Salute per fare pulizia delle notizie false che  circolano pericolosamente in rete e sui social a proposito di Covid. Ieri il sito del dicastero ha pubblicato l’ennesima puntata della serie (si tratta della nona) di smentita delle decine e decine di “bufale” riguardanti il coronavirus. Qui di seguito l’elenco delle ultime fake news, confutate  come sempre sulla base delle evidenze scientifiche attualmente disponibili.

1. La barba espone ad un maggior rischio di infettarsi con il nuovo coronavirus. FALSO!

La barba in sé non espone ad un rischio maggiore di contrarre il nuovo coronavirus. Ovviamente va curata la sua igiene e va regolata la mascherina, quando la si indossa, in modo che aderisca bene al viso, ma non vi sono attualmente evidenze che tagliarsi la barba aiuti ad evitare il contagio da Sars-CoV-2. Le notizie diffuse a riguardo nelle ultime settimane nascono dall’affrettata interpretazione di un’infografica del 2017 del Centers for disease control and prevention (Cdc) americano, dedicata alla sicurezza sul lavoro, per il corretto utilizzo delle mascherine in generale. Le relative indicazioni del Cdc si riferiscono all’uso corretto dei presidi medici, mettendo a confronto 36 tipologie di rasatura, 18 delle quali vengono sconsigliate perché potrebbero rendere inefficace il funzionamento della mascherina.

2. Per proteggermi dal nuovo coronavirus posso lavarmi con la candeggina le mani e/o altre parti del corpo che hanno toccato superfici esterne. FALSO!

Si raccomanda di non spruzzare o lavare parti del corpo con la candeggina perché l’ipoclorito di sodio può causare irritazioni e danni alla pelle e agli occhi ed esporre al rischio di inalazioni a concentrazioni nocive per la salute. La candeggina va utilizzata nella diluizione adeguata per disinfettare le superfici e non la pelle. È importante ricordare anche di tenere la candeggina fuori della portata dei bambini. Il modo migliore per proteggersi dal nuovo coronavirus è lavarsi le mani frequentemente con acqua e sapone, o con soluzioni a base alcolica, e rispettare le distanze di sicurezza.

3. Bere metanolo o etanolo protegge dall’infezione da nuovo coronavirus. FALSO!

Metanolo ed etanolo sono velenosi e possono provocare gravi danni all’organismo. Sono utilizzati in alcuni prodotti per la pulizia per eliminare il virus dalle superfici, ma non vanno ingeriti.

4. Il nuovo coronavirus è sensibile al freddo quindi per proteggersi in casa è bene accendere il condizionatore impostandolo sulla temperatura più bassa possibile. FALSO!

Non ci sono attualmente evidenze scientifiche che il freddo protegga dall’infezione da nuovo coronavirus.

5. L’acqua potabile può trasmettere il nuovo coronavirus. FALSO!

I metodi convenzionali di trattamento dell’acqua che utilizzano filtrazione e disinfezione, come quelli della maggior parte dei sistemi municipali di acque potabili, sono efficaci nell’abbattimento del virus. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) evidenzia che non sono necessarie misure di prevenzione e controllo aggiuntive rispetto alle pratiche di gestione delle acque destinate al consumo umano già adottate in Europa.


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E’ trasversale la difesa della politica verso i farmacisti accusati, qualche giorno fa dal Commissario Arcuri, di avere responsabilità nella penuria di mascherine da vendere a 0,50 più iva, cioè a 0,61€.

“I farmacisti anche in questa emergenza – ha dichiarato l’ex ministro della Salute, Beatrice Lorenzin – sono stati sempre presenti e in prima linea, rischiando, a volte, la  propria salute, non solo espletando l’essenziale funzione di  distributori di farmaci ma anche assolvendo il delicato compito di  stare al fianco dei cittadini, non facendoli sentire mai soli, non  solo secondo le indicazioni del governo ma spesso anche con iniziative individuali”. Ed ha aggiunto: “assimilarli a meri esercizi commerciali o scaricargli  responsabilità non proprie non aiuta il complesso lavoro dei prossimi giorni. Ricordo che le farmacie, nei piccoli borghi unici presidi di  salute, sono una infrastruttura essenziale per il Servizio sanitario  nazionale e durante l’epidemia hanno spesso svolto un ruolo di  riferimento per queste comunità. Sono certa che, anche a rischio  dell’incolumità personale, continueranno ad esserlo senza indugi anche nella fase due e tre”.

“L’ideologia grillina dimostra tutta la  sua inadeguatezza – ha spiegato Silvio Berlusconi ospite di ‘Fuori dal coro’ di  Mario Giordano su Retequattro – ma il problema non sono solo i 5 Stelle, perché  tutto il governo delle quattro sinistre è prigioniero di una visione  statalista che è del resto nella sua natura. Ma questa logica non  funziona mai, neanche nelle piccole cose, come il prezzo fissato delle mascherine a 50 centesimi. Secondo loro doveva servire ad evitare  speculazioni su un bene diventato di prima necessità. Invece è  successo che le mascherine sono sparite dalle farmacie e dal mercato.  Questi del governo non conoscono neppure le leggi più semplici del  mercato”. “Il mercato globale -ha sottolineato ancora il Cav- ha le sue regole, i  produttori non vendono più le mascherine all’Italia perché a quel  prezzo non sarebbe conveniente produrle e poi perché ci sono altri  Stati che le comprano a un prezzo maggiore. Noi avevamo detto che  doveva essere lo Stato a comprarle al prezzo di mercato o a produrle  direttamente in Italia, oppure distribuirle anche gratis attraverso le farmacie a chi ne ha bisogno. Ma non ci hanno ascoltato come è  successo in molte altre cose. Questo governo oltre ai pregiudizi  ideologici ha dimostrato incompetenza e approssimazione in tutti i  settori”.

E anche Italia Viva fa chiarezza sugli attacchi alle farmacie. “Il commissario all’emergenza Arcuri – dichiara in una nota il senatore, Mauro Marino – punta il dito sulle farmacie per difendersi, per non dover ammettere, al momento, il fallimento su tutta la linea nella produzione e nell’approvvigionamento di mascherine”. “I farmacisti hanno garantito per tutta l’emergenza l’apertura di un presidio territoriale fondamentale per la tutela delle persone, hanno pagato un tributo al virus di 17 morti e oltre mille contagiati”, aggiunge Marino. “Le mascherine, al contrario di cosa dice Arcuri, non si trovano neanche nei supermercati, come ha verificato Cittadinanzattiva. Perché il problema è alla fonte. E’ l’ora delle responsabilità e delle soluzioni, non dello scaricabarile. Dobbiamo tirare tutti dalla stessa parte, quella del bene del Paese”.

E’ Giuseppe Chiazzese, deputato grillino, a chiedere di “supportare e ringraziare i farmacisti per il loro ruolo fondamentale in questa emergenza. Professionisti che continuano a lavorare instancabilmente con efficacia e generosità, offrendo un ottimo servizio a tutti i cittadini in qualunque parte del nostro Paese. I farmacisti – continua – hanno avuto il compito di stare accanto alle persone, prima come esseri umani e poi come qualificati professionisti sanitari, sopperendo anche a disfunzioni del sistema che hanno prontamente provveduto a colmare, diventando anche un punto di riferimento per la comunità”. E poi una precisazione. “Come appartenente alla categoria ho trovato poco eleganti le parole del commissario Arcuri sulla questione delle mascherine, specialmente in un momento dove la categoria ha pagato un grande tributo all’emergenza Covid -19, con 17 farmacisti deceduti e circa un migliaio contagiati. Tutti noi siamo certi che anche in queste cruciali fasi successive, i farmacisti continueranno ad essere punto di riferimento indispensabile per i cittadini italiani”.


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Per asportare la grande massa che si era formata sul rene della piccola, i medici e gli infermieri dell’equipe coordinata dal professor Lorenzo Masieri, hanno utilizzato tutti i dispositivi di protezione necessari per operare in sicurezza ed evitare di essere contagiati.

Un intervento di chirurgia complessa per rimuovere un tumore è stato portato a termine con successo nei giorni scorsi nell’Ospedale pediatrico fiorentino Meyer su una bambina di undici mesi, risultata positiva al tampone per rilevare la presenza del Covid.

Per asportare la grande massa che si era formata sul rene della piccola, i medici e gli infermieri dell’equipe coordinata dal professor Lorenzo Masieri, responsabile dell’Unità di Urologia pediatrica del Meyer e professore associato di Urologia dell’Università degli Studi di Firenze, hanno utilizzato tutti i dispositivi di protezione necessari per operare in sicurezza ed evitare di essere contagiati.

Ora – informa una nota del Meyer – la paziente dovrà affrontare i controlli per monitorare l’andamento della patologia, ma l’intervento è felicemente riuscito. La piccola sta bene e ha potuto fare ritorno a casa.

Lo scorso marzo, quando aveva appena nove mesi, i medici dell’ospedale pediatrico avevano scoperto che la bambina aveva un voluminoso tumore renale decidendo di affidarla alle cure degli specialisti della Oncoematologia. Dopo la diagnosi, la bambina ha cominciato la chemioterapia per ridurre le dimensioni della massa in vista dell’intervento. Durante il ciclo delle cure, i medici hanno scoperto che la piccola era positiva al Coronavirus: come capita a molti suoi coetanei era asintomatica e non presentava alcun sintomo, ma era comunque contagiosa.

Tuttavia, per rispettare la tempistica che avrebbe garantito il maggior successo della terapia, l’intervento non poteva essere rimandato. Così i medici hanno deciso di procedere ugualmente, nonostante il rischio, seguendo le procedure aziendali per il percorso Covid. Sono entrati nella sala operatoria dedicata schermati da tute, maschere e guanti e ne sono usciti tutti insieme, controllandosi a vicenda per minimizzare le possibilità di errore nel delicato processo di vestizione e svestizione.

Quello portato a termine al Meyer è un intervento di chirurgia addominale complessa. Per la buona riuscita dell’impresa – sottolinea l’ospedale pediatrico – si è rivelata preziosa l’esperienza che il professor Masieri ha maturato anche nell’ambito del Centro interaziendale costituito da un accordo tra Meyer, Università di Firenze e Careggi.

Altrettanto importante, per rendere possibile una chirurgia complessa anche in presenza di infezione da coronavirus – sottolinea ancora la nota del nosocomio fiorentino –  è stato il grande lavoro che la direzione del Meyer ha portato avanti in questi mesi sul fronte della formazione degli operatori e della predisposizione di idonei percorsi chirurgici a tutela di pazienti e personale. Sia prima, che dopo l’intervento, la piccola paziente è stata seguita da un team multispecialistico di infettivologi, pediatri e oncoematologi negli spazi che il Meyer ha dedicato ai pazienti Covid positivi.


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Federfarma informa che l’Antitrust ha aperto un ulteriore procedimento contro un altro sito di market place (Vova), dopo aver già puntato il dito contro Amazon, eBay e Wish per pratiche commerciali sleali legate all’emergenza covid-19.

L’Antitrust continua a esaminare la legittimità dei prodotti messi in vendita online, contestando anche la responsabilità dei titolari dei market place. Con un comunicato l’Antitrust ha fatto sapere, quindi, di star conducendo delle indagini nei confronti del sito Voya, una piattaforma chiamata a fornire i servizi ai consumatori residenti in Europa, gestita da ZC limited (UK), per la quale risulta però un controllo a livello globale da parte di un quartier generale sito ad Hong Kong. Anche in questo caso l’apertura del provvedimento non si limita al solo esame della legittimità delle supposte pratiche commerciali sleali, ma prevede anche – in considerazione della necessità di agire con urgenza per bloccare gli eventuali effetti nefasti sui consumatori dell’attività in questione – l’apertura di un sub-procedimento cautelare. Oggetto del procedimento sono le attività di vendita di prodotti per la prevenzione e/o la diagnosi del contagio dal virus covid-19, svolte proprio da questa piattaforma.   In primo luogo, a finire sotto la lente dell’Antitrust è l’offerta di alcuni presunti test kit per la diagnosi domiciliare del coronavirus, ovvero la possibilità di rilevare gli anticorpi del nuovo coronavirus nel sangue umano, nel siero o nel plasma.

L’Antitrust contesta alla piattaforma in questione che tali attività promozionali vengono poste in essere in contrasto con precise indicazioni delle Autorità sanitarie circa la non attendibilità di tali test. In ciò risiede la concreta possibilità che tali iniziative promozionali siano illecite ed in grado di ingannare e di porre in pericolo la salute dei consumatori. In secondo luogo, viene contestato l’utilizzo di alcuni messaggi pubblicitari che attribuiscono alle mascherine filtranti una specifica efficacia in termini di protezione e/odi contrasto nei confronti del virus covid-19.Per entrambi i prodotti, ovvero test e mascherine, l’Antitrust opererà un’azione di verifica in merito all’elevato livello di prezzi registrato nelle ultime settimane.
Anche in questo caso, come nel caso del provvedimento nei confronti di Wish, l’Antitrust non è partita da una specifica denuncia, ma aperto il “fascicolo” dopo una verifica effettuata d’ufficio. Ciò rientra nell’ampia e meritoria attività di monitoraggio del settore dell’e-Commerce che l’Autorità sta portando avanti in questa specifica fase di emergenza sanitaria.

Federfarma ribadisce ancora una volta come, a suo avviso, l’attività dell’Antitrust sia assolutamente meritoria, in quanto vengono finalmente messe in luce le responsabilità non solo dei venditori, ma anche dei market place che li ospitano sulle loro piattaforme.

Infine, con pubblicazione sul Bollettino del 4maggio l’Antitrust ha chiuso il provvedimento nei confronti del sito https://farmacocoronavirus.it. Con tale decisione l’Antitrust ha confermato quanto già deciso con proprio provvedimento cautelare, ovvero la sospensione di ogni attività posta in essere dal sito in questione, il cui effettivo titolare è risultato ignoto dato che il nome della persona fisica utilizzato per registrare il dominio è risultato inesistente.


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Dopo tutti i riconoscimenti fatti ai farmacisti dalle istituzioni per il loro impegno e abnegazione dall’inizio della pandemia, è anche il ministro degli Esteri Luigi di Maio a rendere merito a questi professionisti.

“È impensabile vanificare gli sforzi compiuti fino ad ora. Bisogna onorare chi in prima linea ha combattuto e sta continuando a combattere contro il virus. Mi riferisco – scrive in un post su Facebook – anche ai nostri militari, alle donne e agli uomini delle forze dell’ordine, agli autotrasportatori, ai dipendenti dei supermercati e delle farmacie: migliaia di persone che hanno lavorato in piena emergenza, senza mai fermarsi, e che stanno continuando a farlo, per mettere in sicurezza il Paese e per tutelare la vita di tutti gli italiani. Non molliamo proprio adesso. Mostriamo al mondo intero chi siamo veramente. Un popolo che nella sua storia si è sempre rialzato, a testa alta, senza mai smettere di sventolare il tricolore”.


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