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Nella delicata fase di transizione alla menopausa, le donne potrebbero giovarsi dell’aiuto dei loro partner per affrontare i sintomi e condividere questa esperienza con loro senza soffrire in silenzio. È quanto emerge da una inchiesta USA che ha valutato il livello di conoscenza, da parte degli uomini, dei sintomi e dell’impatto della menopausa sulla salute delle donne

Se gli uomini conoscessero più a fondo i sintomi e le opzioni terapeutiche per la sindrome pre-menopausale delle proprie compagne, potrebbero offrire loro un importante supporto psicologico.

“A volte le donne soffrono in silenzio questa fase delicata della vita”, dice Sharon Parish del New York-Presbyterian Hospital di White Plains, New York, che ha condotto uno studio al riguardo.”È importante che le coppie siano allineate sul piano delle informazioni e condividano le decisioni sulle opzioni di trattamento”.

Lo studio

Parish e colleghi hanno invitato oltre 450 uomini a compilare un questionario di 35 domande per valutare la conoscenza dei sintomi menopausali e il livello di comprensione della menopausa e dei relativi trattamenti. L’indagine ha incluso anche domande sull’impatto dei sintomi della partner sull’uomo e sull’influenza che gli uomini avevano sulla gestione dei sintomi menopausali delle loro compagne. La maggior parte degli uomini che ha preso parte alla ricerca aveva tra i 50 e i 69 anni, era sposata, viveva con la propria partner nella stessa casa da più di 10 anni.

Circa la metà era consapevole dei sintomi che la loro partner manifestava regolarmente, soprattutto difficoltà a dormire e mancanza di energia. Spesso gli uomini hanno anche individuato sintomi come una scarsa libido, sbalzi d’umore, vampate di calore, irritabilità, depressione, aumento di peso e sudorazione notturna. Quando è stato loro chiesto come avrebbero descritto la menopausa ad altri uomini, il focus più comune era su stati d’animo definiti “irrazionali” o “emotivi”. Circa un uomo su sei si è concentrato sui cambiamenti ormonali, l’assenza di cicli mestruali, l’incapacità di avere bambini e il cambiamento nel desiderio sessuale.

Quasi due terzi dei partecipanti hanno dichiarato di essere stati influenzati dai sintomi menopausali della partner. La maggior parte di essi ha affermato che l’impatto è stato negativo per loro, le loro partner e la loro relazione a causa di discussioni, tensioni e ridotta intimità. Allo stesso tempo, la maggioranza degli uomini pensava che le partner stessero affrontando piuttosto bene i sintomi.

Oltre il 70% degli uomini ha segnalato di aver avuto conversazioni con la partner sui sintomi menopausali e l’84% ha riferito che la partner gli ha parlato direttamente dell’entrata in menopausa. Quasi tre quarti dei soggetti ritenevano di aver esercitato un po’ o molta influenza nella decisione della partner di cercare trattamenti o modificare lo stile di vita.

Due terzi dei partecipanti al sondaggio hanno detto di essersi sentiti a proprio agio nel parlare con le partner delle opzioni di trattamento e quattro su 10 hanno suggerito opzioni alle loro partner.

Molti hanno notato che le donne erano passate a una dieta più sana, avevano cominciato a fare esercizio fisico o avevano iniziato una terapia ormonale.

“L’idea che si tratta di qualcosa che le donne devono patire senza alcuna cura è un concetto obsoleto”, conclude Parish. “Le donne non devono vergognarsi o nascondersi e tutti dovrebbero comprendere più a fondo e discutere di questi argomenti apertamente”.

Fonte: Menopause 2019


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Oltre a prevenire malattie cardiache, diabete e cancro, la dieta mediterranea è un vero e proprio elisir di salute per le donne in menopausa. Sembra esser legata infatti anche a una maggiore massa muscolare e densità ossea, può quindi essere «un’utile strategia non medica per la prevenzione dell’osteoporosi e delle fratture»

Sono queste le conclusioni di un nuovo studio presentato all’ENDO 2018, il 100/mo incontro annuale della Endocrine Society in corso a Chicago. Tanta frutta e verdura, cereali, olio d’oliva e semi; moderata assunzione di pesce; basso consumo di latticini e carni rosse; bere regolarmente, ma moderatamente, vino rosso.

Questi i capisaldi della dieta più famosa al mondo e più amata dai medici. Pochi studi, tuttavia, ne hanno dimostrato gli effetti sulla composizione corporea dopo la menopausa, periodo della vita della donna in cui il calo di estrogeni accelera la perdita di massa ossea e riduce la massa muscolare, aumentando il rischio di fratture e peggiorando la qualità di vita. I ricercatori della Universidade Federal do Rio Grande do Sul in Brasile hanno reclutato 103 donne sane con un’età media di 55 anni e andate in menopausa 5,5 anni prima, in media.

Tutte sono state sottoposte a esami per valutare la densità minerale ossea e la massa muscolare scheletrica. Quindi hanno anche compilato un questionario alimentare su ciò che avevano mangiato nel mese precedente. Ne è emerso che una migliore aderenza alla dieta mediterranea era significativamente associata con maggiore densità minerale ossea misurata alla colonna lombare e con una maggiore massa muscolare. Questa associazione, era indipendente dall’uso di terapia ormonale o dal livello di attività fisica.

«La dieta mediterranea potrebbe favorire il mantenimento della massa ossea e di quella muscolare grazie all’effetto protettivo di sostanze antiossidanti e antinfiammatorie di cui è ricca», spiega il presidente della Società Italiana di Geriatria e Gerontologia (Sigg) Raffaele Antonelli Incalzi.

ANSA


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Una camminata di 40 minuti con regolarità e a passo medio-veloce è alleata del benessere del cuore in menopausa.

Questa abitudine è infatti associata a una riduzione del 25% circa del rischio di insufficienza cardiaca (o scompenso cardiaco), una condizione in cui il cuore diventa troppo debole per pompare abbastanza sangue da soddisfare i bisogni del corpo. Il beneficio sembra essere indipendentemente dal peso corporeo o dall’esercizio svolto oltre alle camminate.

A evidenziarlo è uno studio condotto da Somwail Rasla, cardiologo al Saint Vincent Hospital che ha svolto durante la sua permanenza alla Brown University. La ricerca sarà presentata all’American College of Cardiology’s 67th Annual Scientific Session e ha analizzato le camminate a piedi e gli esiti in termini di salute relativi a 89.000 donne in un periodo di oltre 10 anni.

I dati sono tratti dalla Women’s Health Initiative, un ampio studio sulla salute delle donne, che ha raccolto informazioni sulle abitudini e la salute salute dal 1991 al 2005 di partecipanti che avevano tutte tra i 50 e i 79 anni al momento dell’inizio della ricerca. Gli studiosi hanno anche valutato il dispendio energetico complessivo delle donne mentre camminavano, tramite un calcolo noto come Metabolic Equivalent of Task (MET).

E’ emerso che quelle che facevano totalizzare i risultati migliori avevano il 25% in meno di probabilità di sviluppare insufficienza cardiaca rispetto a coloro che invece si collocavano al livello più basso. Frequenza, durata e velocità della camminata contribuivano in egual misura a questo beneficio complessivo. Le donne che camminavano almeno due volte alla settimana avevano un rischio di scompenso cardiaco inferiore del 20-25% rispetto a coloro che lo facevano meno frequentemente. Chi camminava per 40 minuti o più aveva un rischio inferiore del 21-25% rispetto a chi invece faceva passeggiate più brevi e anche il ritmo della camminata faceva la differenza.

ANSA


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Tra le donne italiane c’è poca consapevolezza sulla menopausa. Un’italiana su tre non ha mai ricevuto informazioni a riguardo. Il 23% vorrebbe invece conoscere meglio quali sono i principali fattori di rischio per la salute.

Per questo la Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) ha pubblicato la guida “Menopausa Meno…Male Scopri come Viverla al Meglio”, la prima interamente dedicata a questa delicata fase della vita femminile. Nelle prossime settimane sarà distribuita nei reparti di ginecologia di ospedali, consultori e ambulatori di medici specialisti e di medicina generale di tutto il territorio nazionale.

«La menopausa non deve più essere considerata un tabù o un sinonimo esclusivo di invecchiamento – afferma Paolo Scollo Presidente Nazionale SIGO -. Oggi grazie all’allungamento dell’aspettativa di vita, a poche e semplici regole di prevenzione e alle terapie innovative, è possibile mantenere inalterata la qualità di vita anche dopo la fine del ciclo mestruale. Con questo opuscolo vogliamo fornire un valido supporto e uno strumento di informazione per tutte le donne».

ANSA


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