L’intervento, durato 8 ore, è stato eseguito al Regina Margherita su una donna di 87 anni. Il lembo di osso prelevato dalla scapola è stato rivascolarizzato mediante tecniche microchirurgiche alle arterie e alle vene del collo, per ripristinare l’aspetto estetico e soprattutto funzionale, ricostruendo i tessuti asportati per la neoplasia.
L’equipe dell’Unità di Otorinolaringoiatria dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena, ha asportato un esteso tumore dell’arco della mandibola, con contestuale ricostruzione chirurgica, alla signora M. di 87 anni che ha superato in modo brillante il delicato intervento durato 8 ore.
“E’ necessario ricostruire il deficit osseo per garantire una buona qualità di vita al paziente, specie quando particolarmente fragile e più esposto a complicanze. La rimozione dell’arco anteriore mandibolare – ha spiegato il Direttore in una nota diffusa dall’Istituto – comporta un difetto funzionale ed estetico molto invalidante”.
“Il lembo di osso prelevato dalla scapola – ha aggiunto – è stato rivascolarizzato mediante tecniche microchirurgiche alle arterie e alle vene del collo, per ripristinare l’aspetto estetico e soprattutto funzionale, ricostruendo i tessuti asportati per la neoplasia”.
“Siamo molto soddisfatti della riuscita dell’intervento che è sofisticato e molto raramente può essere effettuato in pazienti di età così avanzata – prosegue Pellini – . Solitamente la sede donatrice di tessuto è la gamba, che offre una porzione di osso più idonea alla ricostruzione e consente a due equipe chirurgiche di lavorare contemporaneamente. In questo caso la paziente, presentava però difficoltà alla deambulazione legate all’età e a una fisiologica degenerazione articolare. Abbiamo scelto, in accordo con la paziente e dopo consulto con i familiari, di prelevare l’osso donatore dalla scapola, nonostante le maggiori difficoltà tecniche ed esecutive”.
L’intervento, eccezionale in una paziente così anziana, non ha presentato complicanze e a distanza di pochi giorni dall’operazione M. è stata dimessa ed è tornata dalla sua famiglia.
“Questo è un ottimo esempio dell’attenzione che gli Istituti rivolgono al paziente fragile, anziano e oncologico – dichiara Francesco Ripa di Meana, direttore generale IFO. – In emergenza sanitaria da Covid19 siamo ancor più proiettati verso la continua innovazione nella ricerca clinica e nell’adozione dei massimi criteri di sicurezza a favore dei cittadini e delle prestazioni offerte.”