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Non solo poche ore di sonno, ma anche variare ripetutamente l’ora in cui si va a dormire favorisce l’insorgenza della sindrome metabolica. E il rischio aumenta proporzionalmente al ritardo del momento di coricarsi: se questo ritardo è compreso tra i 60 e i 90 minuti, il rischio di sindrome metabolica sale del 27%

La mancanza di sonno è da tempo correlata a un’ampia gamma di cosiddette anomalie metaboliche, tra cui obesità, ipertensione, ipercolesterolemia e diabete. Tuttavia, la maggior parte delle ricerche si è concentrata sull’effetto del numero medio di ore di sonno delle persone e non sulle variazioni orarie della routine del sonno.

Lo studio

Tianyi Huang e colleghi, del Brigham and Women’s Hospital e della Harvard Medical School di Boston, hanno invitato 2.003 pazienti ad analizzare a casa il proprio sonno usando dispositivi noti come attigrafi, che valutano i movimenti durante la notte e i cicli sonno-veglia. In media, queste persone dormivano 7,15 ore a notte e andavano a letto attorno alle 23:40. Quasi i due terzi presentavano più di un’ora di variazione nella durata del sonno e il 45% più di un’ora di variazione nell’orario di coricamento.

707 partecipanti, il 35%, manifestavano la cosiddetta sindrome metabolica, con aumento del rischio di cardiopatia, ipertensione, iperglicemia, eccesso di grasso attorno al girovita e livelli anormali di colesterolo o trigliceridi. Rispetto alle persone che presentavano meno di un’ora di variazione nella durata del sonno, quelle la cui durata del sonno variava da 60 a 90 minuti avevano il 27% in più delle probabilità di avere la sindrome metabolica.

L’aumento del rischio saliva al 41% nelle persone con una variazione da 90 a 120 minuti nella durata del sonno e raggiungeva il 57% nei soggetti con più di due ore di variazione. Rispetto alle persone con non più di mezz’ora di variazione nell’orario di coricamento notturno, quelle il cui orario variava tra 30 a 60 minuti presentavano un rischio analogo di sindrome metabolica. Tuttavia, il rischio era del 14% più elevato quando gli orari variavano dai 60 ai 90 minuti e il 58% più elevato quando variavano di oltre 90 minuti.

“Il motivo per cui una maggiore variabilità ha un effetto negativo sulla salute metabolica potrebbe avere a che fare con i nostri orologi biologici”, osserva Kristin Knutson, ricercatrice presso la Northwestern University Feinberg School of Medicine di Chicago, non coinvolta nello studio.“Abbiamo ritmi interni di 24 ore di molti processi che influiscono sul metabolismo e per una funzionalità ottimale questi ritmi dovrebbero essere sincronizzati tra loro e con l’ambiente. Se dormiamo a orari differenti e non per lo stesso numero di ore, i nostri orologi biologici possono avere difficoltà a stare sincronizzati, il che potrebbe comprometterne la funzionalità”.

Fonte: Diabetes Care


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Dormire vicino a qualsiasi fonte di luce artificiale fa ingrassare. Anche se si tratta della luce di un dispositivo elettronico.

È quanto emerge da una ricerca condotta su donne anziane e di mezza età, pubblicata online sulla rivista JAMA Internal Medicine.

Lo studio

I ricercatori – guidati da Yong-Moon Park, autore principale dello studio, Epidemiology Branch, National Institute of Environmental Health Sciences, National Institutes of Health, Research Triangle Park, North Carolina – hanno preso in esame 44.000 donne in buona salute, tra i 35 e i 74 anni. Alcune, 17.000 circa, dormivano con una luce notturna all’interno della stanza; altre, oltre 13.000, invece, lasciavano una luce accesa all’esterno della camera. Circa 5.000 dormivano con la televisione accesa o una luce nella camera da letto.

All’inizio dello studio le donne erano per la maggior parte in sovrappeso, ma non obese, e nessuna di loro svolgeva lavori notturni che interrompessero il ciclo sonno/veglia. Sono state seguite per sei anni, al temine dei quali le donne che dormivano con televisione o luce in camera presentavano il 22% di probabilità in più di essere in sovrappeso, una probabilità maggiore di un aumento dell’indice di massa corporea del 10% almeno ,e il 33% in più di probabilità di essere obese rispetto alle donne che dormivano nel buio totale.

Lo studio non dimostra se o come l’esposizione alla luce artificiale di notte possa causare direttamente l’obesità. Yong-Moon Park suggerisce comunque che “spegnere le luci al momento di coricarsi potrebbe ridurre le possibilità delle donne di prendere peso. Nello studio la correlazione tra il dormire con una luce artificiale e l’aumento di peso è stata osservata sia in donne che dormono meno di sette ore, sia in quelle che dormono tra le sette e le nove ore”.

Attenzione a tutte le fonti luminose. I ricercatori si sono affidati esclusivamente alle dichiarazioni dei soggetti studiati riguardo al peso e all’altezza; questi dati potrebbero dunque non essere accurati. Inoltre, durante il periodo di studio, le donne non hanno mai dichiarato eventuali cambiamenti di esposizione alla luce durante la notte.

Anche con tali limitazioni i risultati “rappresentano un valido argomento per considerare l’esposizione alla luce artificiale di notte un fattore di rischio per l’aumento di peso”, dice James Gangwisch, ricercatore della Columbia University di New York, che non ha partecipato allo studio.

Una volta che televisione e luci sul comodino o sul soffitto sono spente, le persone dovrebbero fare attenzione anche alle altre fonti luminose: “Anche con le luci spente, le nostre camere da letto sono spesso illuminate di notte da orologi, diodi a emissione luminosa, dispositivi elettronici e illuminazione esterna che filtra attraverso le tende”, conclude lo studioso.

Fonte: JAMA Intern Med 2019

Staff Reuters Health News


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L’Organizzazione mondiale per la sanità pubblica le raccomandazioni sull’attività fisica, comportamento sedentario e sonno per i bambini sotto i 5 anni. “Migliorare l’attività fisica, ridurre il tempo sedentario e garantire un sonno di qualità nei bambini migliorerà la loro salute fisica e mentale e aiuterà a prevenire l’obesità infantile e le malattie associate più avanti nella vita”.

“I bambini sotto i cinque anni devono trascorrere meno tempo seduti a guardare gli schermi, devono dormire meglio e avere più tempo per giocare se vogliono crescere sani”. È questo il messaggio lanciato dall’Oms nelle sue nuove linee guida sull’attività fisica, comportamento sedentario e sonno per i bambini sotto i 5 anni.

“Raggiungere la salute per tutti significa fare il meglio per la salute fin dall’inizio della vita delle persone”, afferma il direttore generale dell’OMS, Dr Tedros Adhanom Ghebreyesus. “La prima infanzia è un periodo di rapido sviluppo e un momento in cui i modelli di vita familiare possono essere adattati per guadagnare in salute”.

Le nuove linee guida sono state sviluppate da un gruppo di esperti dell’OMS che hanno valutato gli effetti sui bambini piccoli di un sonno inadeguato e del tempo trascorso seduti a guardare schermi o seduti su seggioloni e passeggini. Inoltre sono state anche esaminati i benefici di un aumento dei livelli di attività fisica.

“Migliorare l’attività fisica, ridurre il tempo sedentario e garantire un sonno di qualità nei bambini migliorerà la loro salute fisica e mentale e aiuterà a prevenire l’obesità infantile e le malattie associate più avanti nella vita”, afferma la dott.ssa Fiona Bull, responsabile del programma di sorveglianza della popolazione della prevenzione delle malattie non trasmissibili, presso l’OMS.

I numeri della sedentarietà.

Il mancato rispetto delle attuali raccomandazioni sull’attività fisica è responsabile di oltre 5 milioni di morti a livello globale ogni anno in tutte le fasce d’età. Attualmente, oltre il 23% degli adulti e l’80% degli adolescenti non sono sufficientemente attivi fisicamente.

“Quello che dobbiamo veramente fare è riportare il gioco ai bambini”, afferma la dott.ssa Juana Willumsen. “Si tratta di passare dal tempo sedentario al tempo di gioco, proteggendo al contempo il sonno”.

L’Oms rileva come “lo schema dell’attività complessiva nelle 24 ore è fondamentale: sostituire il tempo prolungato davanti allo schermo con un gioco più attivo o sedentario, assicurandosi che i bambini piccoli ricevano abbastanza sonno di buona qualità. Il tempo sedentario di qualità trascorso in attività interattive non basate sullo schermo con un caregiver, come lettura, narrazione, canto e puzzle, è molto importante per lo sviluppo del bambino”.

Raccomandazioni per i neonati (meno di 1 anno) che dovrebbero:

Essere fisicamente attivi più volte al giorno in vari modi, in particolare attraverso il gioco interattivo basato sul pavimento. Per coloro che non sono ancora in movimento, questo include almeno 30 minuti in posizione prona.

Non essere fermati per più di 1 ora alla volta (ad esempio carrozzine/passeggini, seggioloni o cinghie sulla schiena di un caregiver). Quando si è seduti, incoraggiare la lettura e la narrazione con un caregiver.

Avere 14-17 ore (0-3 mesi di età) o 12-16 ore (4-11 mesi di età) di sonno di buona qualità, compresi i sonnellini.

I bambini di età compresa tra 1 e 2 anni devono:

Trascorrere almeno 180 minuti svolgendo vari tipi di attività fisica a qualsiasi intensità, compresa l’attività fisica di intensità da moderata a intensa, diffusa durante il giorno.

Non restare per più di 1 ora alla volta (ad esempio, carrozzine/passeggini, seggioloni o cinturino sulla schiena di un caregiver) o rimanere seduti per lunghi periodi di tempo. Per i bambini di un anno, il tempo davanti allo schermo (come guardare la TV o i video, giocare ai videogiochi) non è raccomandato. Per quelli di 2 anni, il tempo di schermo sedentario non dovrebbe essere superiore a 1 ora (meno è meglio). Quando si è seduti, si incoraggia la lettura e la narrazione con un caregiver.

Avere 11-14 ore di sonno di buona qualità, compresi i sonnellini, con il sonno regolare e i tempi di sveglia.

I bambini di 3-4 anni dovrebbero:

Trascorrere almeno 180 minuti svolgendo vari tipi di attività fisiche a qualsiasi intensità, di cui almeno 60 minuti di attività fisica di intensità moderata-intensa, diffusa durante il giorno.

Non essere fermi per più di 1 ora alla volta (ad es. Carrozzelle/passeggini) o rimanere seduto per lunghi periodi di tempo. Il tempo davanti allo schermo non dovrebbe essere superiore a 1 ora (meno è meglio). Quando si è seduti, incoraggiare la lettura e la narrazione con un caregiver.

Avere 10-13 ore di sonno di buona qualità, che possono includere un pisolino, con il sonno regolare e i tempi di sveglia.


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La regolarità del sonno consente di mantenere un peso normale, di correre un rischio minore di avere malattie cardiovascolari e di abbassare i livelli di stress. È quanto ha evidenziato uno studio condotto su duemila adulti

Gli adulti che vanno a letto a un orario regolare pesano meno, hanno normali livelli di zucchero nel sangue e corrono un minor rischio di avere malattie cardiovascolari e diabete rispetto a coloro che non vanno mai a dormire alla stessa ora. A evidenziarlo è uno studio pubblicato da Scientific Reports e guidato da Jessica Lunsford-Avery, del Duke University Medical Center di Durham, nella Carolina del Nord. Avere un sonno regolare significa andare a dormire ogni sera alla stessa ora e svegliarsi allo stesso orario tutte le mattine, anche nei fine settimana. Tutto ciò aiuta il ritmo circadiano e regola altre funzioni dell’organismo, come appetito e digestione.

Lo studio

I ricercatori hanno analizzato il ciclo del sonno di circa duemila adulti di età media di 69 anni attraverso la scala di valutazione nota come Sleep Regularity Index, che analizza la variazione del sonno in un giorno e lo compara a quella del giorno successivo, per valutare i tempi di sonno e veglia ed eventuali pisolini. In particolare, Lunsford-Avery e colleghi hanno usato dati dei partecipanti di un ampio studio che dovevano indossare dispositivi per l’actigrafia da polso per registrare sonno/veglia, attività fisica ed esposizione alla luce. I partecipanti, inoltre, dovevano completare diari del sonno e registrare la sonnolenza diurna. Infine, i ricercatori hanno usato altri dati per misurare i fattori di rischio cardiovascolare e la salute psichica.

I risultati

Le persone che tendevano all’irregolarità del sonno andavano a dormire più tardi, dormivano di più durante il giorno e meno di notte rispetto a coloro che avevano invece un sonno regolare. Una maggiore irregolarità del sonno, inoltre, si associava a un maggior rischio di malattie cardiache a 10 anni, di obesità, ipertensione, alti livelli di glicemia a digiuno e diabete. L’irregolarità del sonno, infine, è risultata legata anche a maggiore stress e depressione, a loro volta collegati a un maggior rischio di malattie cardiache.

Fonte: Scientific Reports


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Ancora una conferma sul rapporto equilibrio psichico e ore di sonno negli adolescenti.

Gli adolescenti che dormono poco sono più propensi ad avere comportamenti rischiosi come bere, fumare e avere rapporti sessuali non protetti rispetto ai coetanei che riposano di più durante la notte. È quanto ha osservato una ricerca apparsa su JAMA Pediatrics, condotta su studenti delle scuole superiori americani da un team di ricercatori guidato da Matthew Weaver del Brigham and Women’s Hospital di Boston.

Lo studio

Il gruppo ha esaminato circa 68 mila sondaggi completati da studenti delle scuole superiori tra il 2007 e il 2015. Nel periodo di studio, la percentuale di ragazzi che riportava meno di otto ore di sonno in una notte media durante l’anno scolastico è passata dal 68,9% al 71,9%. Rispetto agli adolescenti che dormivano almeno otto ore, gli studenti che facevano meno di sei ore di sonno a notte hanno mostrato il doppio delle probabilità di bere alcol, quasi il doppio delle probabilità di fare uso di tabacco e più del doppio di avere una vita sessuale rischiosa. Inoltre, gli studenti delle scuole superiori che dormivano meno di sei ore a notte avevano anche tre volte più probabilità di essere autolesionisti o di pensare o tentare il suicidio. Anche gli adolescenti che dormivano sette ore a notte sarebbero stati a rischio, con una probabilità del 28% più alta di bere, del 13% maggiore di fumare e del 17% in più di provare altre droghe oltre alla marjuana, sempre rispetto ai ragazzi che dormivano otto ore.

Le ipotesi

Secondo Weaver, è possibile che un sonno insufficiente porti a cambiamenti nel cervello, che rendono più probabile avere comportamenti rischiosi. “Un possibile meccanismo è che il sonno insufficiente e di scarsa qualità sia associato alla ridotta attivazione della corteccia prefrontale, un’area critica per il ragionamento logico”, ha sottolineato l’esperto.

Secondo Sujay Kansagra, del Duke University Medical Center di Durham, in Carolina del Nord, i genitori, anche se hanno difficoltà a far andare a letto presto gli adolescenti, dovrebbero comunque prendere provvedimenti per garantire ai figli un riposo sufficiente. Per farlo “dovrebbero evitare di far consumare caffeina e  difar usare apparecchi elettronici ai figli fino a tarda notte, dal momento che entrambi questi comportamenti possono disturbare il sonno”.

Fonte: JAMA Pediatrics


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Il sonno ideale per la salute del cuore? Va dalle sei alle otto ore a notte. Di più o di meno può non fare bene.

Lo rileva uno studio presentato a Monaco al Congresso Esc 2018, il meeting annuale della Società Europea di Cardiologia. Lo studio, dell’Onassis Cardiac Surgery Centre, ad Atene, ha effettuato una metanalisi che ha incluso 11 ricerche prospettiche su oltre un milione di adulti (1.000.541) senza malattie cardiovascolari pubblicati negli ultimi cinque anni.

Due gruppi, uno con breve durata del sonno notturno (meno di sei ore) e l’altro con una lunga durata (oltre otto ore), sono stati confrontati con il gruppo di riferimento (che dormiva da sei a otto ore). Sia per chi dormiva poco che per chi dormiva tanto vi era un rischio maggiore di sviluppare una malattia delle coronarie o l’ictus o di morire a causa di queste patologie.

I partecipanti sono stati seguiti infatti per un periodo medio di 9,3 anni ed è emerso che chi dormiva meno di sei ore risultava più a rischio del 33%, chi dormiva per più di otto dell’11%. «Sono necessarie ulteriori ricerche – rileva Epameinondas Fountas, autore dello studio – ma sappiamo che il sonno influenza i processi biologici come il metabolismo del glucosio, la pressione e l’infiammazione, che hanno un impatto sulle malattie cardiovascolari».

«È improbabile che avere una notte in cui si dorme poco o troppo sia dannoso per la salute – aggiunge – ma si stanno accumulando evidenze sul fatto che la prolungata privazione del sonno notturno o il sonno eccessivo dovrebbero essere evitati. Prendere l’abitudine di dormire da sei a otto ore per notte, andando a letto e alzandosi alla stessa ora tutti i giorni, evitando alcol e caffeina prima di andare a letto, mangiando in modo sano  e facendo attività fisica è una parte importante di uno stile di vita sano».

ANSA


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Secondo i dati della Società italiana di pediatria, il 25% dei bambini al di sotto dei 5 anni soffre di disturbi del sonno e dopo i 6 anni e fino all’adolescenza la percentuale si attesta intorno al 10-12%.  Le cause, oltre a quelle organiche e genetiche, sono riconducibili anche ad una cattiva alimentazione, al cosleeping e non di meno ai sintomi nevrotici e/o depressive delle mamme (38%) e a sentimenti ambivalenti nei confronti dei bambini (85%).

Rispetto a cento anni fa i bambini nel mondo occidentale dormono in media 2 ore in meno. Le cause principali? I ritmi frenetici, l’aumento delle luci artificiali e l’utilizzo sempre più precoce degli strumenti elettronici hanno causato una discordanza tra quello che dovrebbe essere il ritmo sonno-veglia naturale del bambino e le esigenze sociali. I disturbi del sonno, aumentati soprattutto negli ultimi 20 -30 anni, possono avere effetti negativi sulla salute e sulla qualità della vita del bambino ma anche dei genitori. Non stupisce, quindi, che siano uno dei principali fattori di ansia per mamme e papà e uno dei motivi più frequenti di visita dal pediatra o neuropsichiatra infantile.

Ma cosa si intende per disturbi del sonno nel bambino? I più comuni sono insonnia (20-30%), parasonnie (25%), disturbi del ritmo circadiano (7%), disturbi respiratori del sonno (2-3%), disturbi del movimento legati al sonno (1-2%), ipersonnie (0,01-0,20%). “I disturbi del sonno nel bambino si possono manifestare a diverse età – sottolinea il Dr. Marco Angriman, neuropsichiatra infantile, Servizio di Neurologia e Neuroriabilitazione per l’età evolutiva, Ospedale Centrale di Bolzano – nella prima infanzia predominano difficoltà di addormentamento e risvegli frequenti, parasonnie (ad esempio pavor notturno o risvegli confusionali) o i disturbi respiratori del sonno (ad esempio sindrome delle apnee ostruttive), mentre nelle età successive possono comparire con maggiore frequenza  disturbi del ritmo circadiano e disturbi del movimento correlati al sonno, e soprattutto in adolescenza, disturbi legati alla scarsa igiene del sonno, favoriti dagli stili di vita scorretti”.

Le cause dei disturbi del sonno nel bambino possono derivare da molteplici fattori, da cause organiche a una cattiva igiene del sonno. Tra le prime hanno un ruolo importante i fattori genetici (studi sui gemelli e sulla familiarità hanno dimostrato, per esempio, una forte influenza genetica nell’insonnia) e l’ordine di nascita: alcuni studi riportano una maggiore frequenza di insonnia nei primogeniti e nei figli unici. Anche un’eventuale depressione materna può essere all’origine di una insonnia in un bambino: il 38% delle madri dei bambini che hanno difficoltà a dormire ha sintomi nevrotici e/o depressivi, l’85% sentimenti ambivalenti nei confronti del bambino.

Gli errori di comportamento dei genitori possono, invece, manifestarsi durante i risvegli, tra questi la tendenza, per esempio, ad accorrere subito e a prendere in braccio il bambino sia all’addormentamento che durante i risvegli e l’abitudine alla condivisione del letto dei genitori, il cosiddetto cosleeping. Un altro fattore molto importante è la modalità di alimentazione: i risvegli notturni a 6 e a 12 mesi sono più frequenti nei bambini allattati al seno: 52% contro 20% di quelli allattati artificialmente (verosimilmente legato all’allattamento a domanda, più frequente nei bambini allattati al seno).

Le conseguenze di un sonno insufficiente o di cattiva qualità nei bambini “sono molteplici e molto spesso misconosciute” sottolinea Oliviero Bruni, neuropsichiatra infantile, esperto di disturbi del sonno nel bambino. “Infatti, una cattiva qualità del sonno può comportare diversi disturbi che molti non attribuiscono ad una alterazione del sonno:
– ridotte performance scolastiche e problemi di apprendimento: il 28% dei bambini con insufficiente quantità di sonno si addormenta a scuola una volta a settimana; il 22% facendo compiti; il 32% è troppo stanco per fare sport;
– sonnolenza, disattenzione, ridotta memoria di lavoro, scarso controllo impulsi e disregolazione del comportamento;
– rischio traumi accidentali;
– obesità, disturbi metabolici, predisposizione al diabete;
– aumento rischio di sviluppare ADHD, disturbo oppositivo-provocatorio e disturbi depressivi;
– in adolescenza abuso di alcool, cannabis e altre droghe, depressione, intenzioni suicidarie.

Non ultimo è da considerare che il problema del sonno del bambino può avere ripercussioni su tutto l’ambito familiare determinando una scarsa salute fisica e mentale dei genitori, favorendo lo sviluppo di una depressione materna e un notevole stress familiare. E’ infine da considerare che molti casi di abuso al bambino e addirittura di infanticidio sono da attribuire alla deprivazione di sonno dei genitori”.

In occasione del 74° Congresso SIP è stato presentato il Progetto della SICuPP (Società Italiana Cure Primarie Pediatriche) Dormire bene per crescere bene. L’iniziativa è finalizzata ad aumentare le conoscenze dei Pediatri di famiglia affinché possano fornire ai genitori indicazioni utili per favorire una più corretta igiene del sonno dei bambini.

“Molto importante è la prevenzione nel primo anno di vita” – sottolinea Emanuela Malorgio, pediatra di famiglia, esperta di problemi del sonno – “perché le abitudini errate acquisite in questo periodo renderanno più difficile avere un’autonomia di addormentamento anche negli anni successivi. Le tre regole d’oro nel primo anno di vita sono: far dormire il bambino sempre nella stessa stanza adeguatamente preparata, evitando di farlo addormentare in ambienti diversi; rispettare l’orario in cui va a nanna e dai 3-4 mesi di vita (cioè da quando compare la fase di addormentamento) dissociare la fase dell’alimentazione da quella del sonno, che vuol dire staccarlo dal seno o dal biberon quando si sta per addormentare e metterlo sul lettino. Le buone abitudini vanno consolidate durante la crescita”.

Le tecniche comportamentali dovrebbero rimanere la prima linea di trattamento dell’insonnia. Si ricorre, invece, a interventi farmacologici quando queste hanno fallito o se esistono delle difficoltà oggettive per applicarle. Ad oggi non esistono farmaci approvati per l’insonnia in età pediatrica, né dall’FDA né dall’EMA, e i dati in letteratura per valutarne l’efficacia sono carenti, soprattutto per aspetti metodologici.

Le 10 regole per il sonno dei bambini e dei loro genitori

1. Rispettare l’orario della nanna tutte le sere. Abituare il piccolo sin dalla tenera età ad addormentarsi sempre alla stessa ora, adattando i ritmi della famiglia a quelli del bimbo e non viceversa. Le buone abitudini vanno mantenute e consolidate nell’arco della crescita, variandole in base all’età.

2. Far dormire il bambino sempre nello stesso ambiente adeguatamente preparato, con luci soffuse senza device accesi, ed eventualmente con una musica dolce e monotona di sottofondo. Non farlo addormentare in ambienti diversi, come sul divano in sala mentre si guarda la televisione.

3. Dissociare la fase di alimentazione da quella dell’addormentamento. Nei primi due o tre mesi di vita manca la fase di addormentamento, nel senso che non è possibile riconoscerla con precisione. Nei mesi successivi invece appena si notano alcuni segnali è bene metterlo nel lettino.

4. Rispettare l’orario dei pasti durante il giorno. Anche se il bambino va al nido cercare di mantenere gli stessi orari del pranzo, merenda e cena, adeguando i nostri orari ai suoi.

5. Mai usare il tablet o altri dispositivi elettronici dopo cena. Spegnere tutto almeno un’ora prima dell’addormentamento. La luce dei device riduce la produzione della melatonina che favorisce l’addormentamento.Mantenere tutti gli apparecchi elettronici, inclusa la televisione, il computer e il cellulare fuori dalla stanza da letto.

6. Non dare troppo cibo o acqua prima di dormire. Evitare il latte o altri liquidi compresa la camomilla durante i risvegli, preferire piuttosto l’utilizzo di un oggetto consolatorio per riaddormentarsi.

7. Regolare con attenzione l’esposizione alla luce. Per il sonnellino pomeridiano mantenere la luce dell’ambiente; ridurre l’esposizione il più possibile per la notte; potenziare la luce appena svegli. Il nostro ritmo sonno veglia, come quello dei nostri figli, è governato dall’alternanza della luce e del buio.

8. Evitare sostanze eccitanti dopo le ore 16. No a tè, solo deteinato in caso, no a bevande contenenti caffeina e no alla cioccolata.

9. Favorire un’alimentazione equilibrata. Con un adeguato introito di liquidi durante il giorno. Preferire cibi contenenti fibre e carni bianche, pesce azzurro, verdure verdi, legumi e cereali.

10. No ai bambini nel lettone. Abituarli all’autonomia vuol dire anche lasciarli dormire nel proprio ambiente. Nei casi di risveglio, riportarli sempre nel loro lettino. Un metodo che può funzionare è promettere un premio al bambino se non va nel letto dei genitori.


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Uno studio condotto a Hong Kong ha fatto emergere una correlazione tra riposo e comportamento e benessere degli adolescenti. Chi va a letto prima ha minori possibilità di sviluppare problemi comportamentali ed emotivi

Gli adolescenti che vanno a letto tardi hanno maggiori probabilità di soffrire di insonnia e problemi comportamentali ed emotivi rispetto ai loro coetanei che vanno a dormire presto. È quanto ha dimostrato uno studio pubblicato su Sleep Medicine e coordinato da Shirley Li, dell’Università di Hong Kong.

Lo studio

I ricercatori hanno intervistato 4.948 studenti, di età compresa tra i 12 e i 18 anni, chiedendo loro informazioni su abitudini di sonno e salute fisica e mentale. Complessivamente, circa il 23% aveva la tendenza ad andare a letto tardi. Questi nottambuli avevano l’88% in più di probabilità di avere problemi emotivi e comportamentali rispetto ad altri adolescenti e il 25% in più di probabilità di avere problemi di salute mentale. Circa i due terzi degli adolescenti nello studio, invece, avevano un sonno ‘intermedio’, cioè non andavano a letto né troppo presto né troppo tardi e circa il 9% dei partecipanti, andava a letto presto, con un ritmo mattiniero.

Le evidenze

Tra i ragazzi con un ritmo ‘serale’, circa l’11% ha avuto difficoltà ad addormentarsi e quasi il 4% ha avuto problemi a restare addormentato. Una maggiore percentuale di questi nottambuli, il 22%, ha anche riferito problemi di salute mentale, rispetto al 15% di altri adolescenti, oltre a problemi emotivi e comportamentali, 38% contro il 24%. “Non dormire a sufficienza o dormire poco può influire negativamente sulla capacità di regolare le emozioni e sui processi decisionali, contribuendo così al rischio di sviluppare problemi di salute mentale”, ha dichiarato Li alla Reuters Health.

I commenti

Nonostante la ricerca si sia basata sui ricordi dei ragazzi e non sia uno studio controllato progettato per dimostrare se e come il sonno può causare problemi di salute mentale, i risultati offrono nuove prove sulla relazione tra breve durata del sonno e salute emotiva e comportamentale degli adolescenti, come sottolineato da Judith Owens, del Boston Children’s Hospital. Mentre Sujay Kansagra, del Duke Pediatric Neurology Sleep Medicine Program di Durham, in Carolina del Nord, consiglia ai genitori di adottare delle misure per aiutare i loro figli a dormire meglio la notte. “La chiave è evitare l’esposizione alla luce, specialmente quella di dispositivi elettronici, almeno 30 minuti prima di andare a letto”, ha spiegato.

Fonte: Sleep Medicine


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Le donne che in gravidanza fanno regolarmente un pisolino pomeridiano corrono meno rischi di dare alla luce un figlio con un basso peso alla nascita. È quanto emerge da uno studio cinese pubblicato da Sleep Medicine.

Un basso peso alla nascita, meno di 2.500 grammi, è associato a esiti negativi per la salute nell’infanzia e nell’età adulta, tra cui malattie respiratorie, diabete e ipertensione. Negli Usa circa l’8% dei bambini nasce con un peso inferiore alla media. Lulu Song e colleghi, della Huazhong University in Cina, hanno analizzato oltre 10mila donne che hanno preso parte allo studio cinese Healty Baby Cohort 2012-2014. Il gruppo comprendeva 442 donne che avevano avuto figli con basso peso alla nascita.

Dai risultati è emerso che, rispetto alle madri che non facevano il pisolino, le donne che si addormentavano un’ora, un’ora e mezza nel pomeriggio avevano circa il 29% di probabilità in meno di avere un figlio con un basso peso alla nascita. E anche la frequenza del pisolino sembrerebbe giocare un ruolo importante. Le donne che si riposavano il pomeriggio per 5-7 giorni alla settimana avevano il 22% in meno di probabilità di dare alla luce figli sottopeso.

Le conclusioni
Lo studio in realtà non dimostra direttamente che l’abitudine del pisolino in gravidanza sia in grado di influenzare il peso alla nascita dei bambini. Tuttavia, i risultati di questa ricerca “aggiungono prove al fatto che è importante conoscere le buone pratiche del sonno in gravidanza”, dice Louise O’Brien dell’Università del Michigan di Ann Arbor, non coinvolta nello studio. “Molti comportamenti del sonno sono modificabili e se il pisolino rappresenta un rischio, allora dobbiamo capire perché”, precisa l’esperta. E dunque è importante che negli studi futuri si tenga traccia della durata effettiva del sonno e non ci si basi solo sulle informazioni riportate dalle donne.

“Il basso peso alla nascita è uno dei risultati più temuti in gravidanza e una nuova comprensione dei fattori che giocano un ruolo è ben accetta”, conclude Ghada Bourjeily, della Brown University di Providence, negli Usa, anche’essa non coinvolta nello studio. “Il sonno, la sua qualità e la durata stanno emergendo come fattori di rischio per varie complicanze perinatali”.

Fonte: Sleep Medicine


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I bimbi che non dormono abbastanza per la loro età sono a maggior rischio di sviluppare obesità. Dormire regolarmente meno dei coetanei aumenta infatti le probabilità che diventino sovrappeso o obesi mano mano che crescono.

A evidenziarlo è uno studio dell’Università di Warwick, nel Regno Unito, pubblicato sulla rivista Sleep. Per arrivare a questa conclusione gli studiosi hanno esaminato i risultati di 42 ricerche precedenti, che hanno coinvolto bambini e adolescenti fino ai 18 anni, per una totale di 75.499 partecipanti.

La durata media del sonno è stata valutata attraverso una varietà di metodi, dai questionari alla tecnologia indossabile e i partecipanti sono stati raggruppati in due categorie: chi dormiva secondo orari regolari e chi dormiva meno, tenendo conto delle indicazioni della National Sleep Foundation, che consiglia per i bimbi da 4 a 11 mesi 12-15 ore di sonno notturno, per quelli di 1-2 anni 11-14 ore, in età prescolare (3-5 anni) 10-13, dai 6 ai 13 anni tra 9 e 11 ore e in adolescenza, fino ai 17 anni, 8-10.

I partecipanti sono stati seguiti per un periodo medio di tre anni e le variazioni nell’indice di massa corporea e nell’incidenza di sovrappeso e obesità sono state registrate nel tempo. A tutte le età, chi dormiva meno guadagnava più peso e nel complesso la probabilità di diventare sovrappeso o obesi era del 58% in più.

«Lo studio – evidenzia la coautrice Michelle Miller – rafforza anche il concetto che la privazione del sonno è un importante fattore di rischio per l’obesità, rilevabile molto presto nel corso della vita».


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